Secondo i dati pubblicati dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in Sardegna, nel 2016, sono stati consumati 239 ettari di territorio, pari a 334 campi di calcio. La crescita del territorio consumato nel 2016 è pari allo 0,26% rispetto all’anno precedente. Un tasso di crescita che mette la Sardegna al quarto posto tra le Regioni italiane, dietro solo a Sicilia, Campania e Liguria.
Aree incontaminate vengono trasformate in zone urbane o ancora peggio industriali. Case, capannoni, strade, sterminati campi fotovoltaici, serre, e tutto quello che cancella il verde con l’avanzata ingombrante dell’antropizzazione.
Fino ad oggi sono stati consumati 904 km/q di territorio, il che significa che ogni sardo ha bruciato 545 metri quadrati, pari al 3,75% dell’intera Isola. Ma il dato più allarmante è che la crescita annua in Sardegna è dello 0,25%, ed è più alta rispetto alla media nazionale dello 0,22%. La Gallura è l’area che ha la crescita maggiore nel 2016, con 7,8 metri quadrati consumati per abitante, seguito da Nuoro con 5,1 mq, Ogliastra 4,1, Sassari 3,9, Cagliari 1,6, Oristano 1,1, Sulcis 0,5 e Medio Campidano 0,3.
Fonte: La Nuova Sardegna
Bisogna porre un freno al consumo del territorio con il cosiddetto “Riciclo del Cemento”. Sarebbe opportuno dunque censire tutti gli edifici di ogni comune, quelli abitati, quelli sfitti, quelli abusivi e quelli in rovina, valutando in seguito la possibilità di cambiare anche la destinazione d’uso di qualche edificio. In teoria è tutto semplice, lo dicono tutti. In pratica… non lo fa quasi nessuno.