PERCHÉ DICO NO AGLI INCENERITORI?


inceneritore

Perché dico NO agli inceneritori? Non perché sono un noiosone ecologista che dice no a tutto. Se andate a leggere la mia pagina “About” scoprirete che non dico NO a tutto. Dico NO agli inceneritori a queste condizioni.

Dico NO perché in Italia i cancrostimolatori sono cattedrali nel deserto:

Dico NO perché mancano i controlli su cosa viene buttato dentro, e se i controlli ci sono sappiamo come funzionano in Italia: vengono truccati. I controllori sono a loro volta dei controllati, o pagati per truccare i risultati, o per chiudere uno o entrambi gli occhi. Direi di SI se questi controlli vengono effettuati da chi è contrario agli inceneritori e non si fa pagare da chi gestisce gli impianti.

Dico NO perché manca il monitoraggio giornaliero sulla qualità dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo nei comuni “serviti” dall’impianto. C’è qualcuno che monitora la presenza o meno di diossina nei campi, nelle acque, nel latte, nei prodotti? No, non c’è, ecco perché dico NO. Direi di SI solo se ci sono queste analisi su ogni singolo prodotto e su ogni singolo palmo di terra dei comuni coinvolti, e ovviamente se i risultati non vengono truccati.

Dico NO perché manca un registro tumori a livello comunale, precedente all’inceneritore e durante la sua attività, con gli ammalati (anche quale organo ha colpito il tumore), i morti e i guariti. Direi di SI se ci fosse. Ma c’è solo a livello di ASL provinciale, e non va bene, perché troppo generico.

Dico NO perché gli inceneritori non sono costruiti come dicono per eliminare il problema delle discariche, ma per rendere vana la raccolta differenziata, buttandoci dentro di tutto, come ho visto in TV, dove i camion scaricano e i rifiuti, anziché come avviene in altri Paesi europei, dove degli operai lavorano al nastro trasportatore per togliere quello che non si può bruciare, o perché è pericoloso o perché è riciclabile; qui i rifiuti vengono buttati nel forno con la benna senza alcun minimo controllo su ciò che si sta buttando. Direi di SI se assumono gli operai per separare, come avviene in altri Paesi europei, i rifiuti da incenerire da quelli pericolosi per la salute o riciclabili.

Dico NO perché è un business, e guardano solo al proprio tornaconto personale, allo stramaledetto guadagno. Perché siamo in Italia, il Paese dove nulla funziona come dovrebbe.

DA OGGI STOP ALLA PLASTICA MONOUSO


Foto Shutterstock

Da oggi stop alla plastica monouso. Da oggi anche in Italia sarà fatto divieto di acquistare e utilizzare prodotti usa e getta. Infatti il nostro Paese ha recepito la direttiva SUP (Single Use Plastic) con la quale l’Europa mira a ridurre notevolmente l’impatto di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, preservando mari e oceani.

Da oggi, dunque, non è più possibile acquistare: posate, piatti, cannucce ed altri prodotti in plastica anche ‘oxo-degradabile’ (ovvero le materie plastiche contenenti additivi che attraverso l’ossidazione comportano la frammentazione della materia plastica in microframmenti), i bastoncini cotonati (cotton fioc), agitatori per bevande, aste da attaccare a sostegno dei palloncini, alcuni specifici contenitori per alimenti in polistirene espanso, contenitori e tazze per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.

Il divieto non si limita alla sola produzione e all’utilizzo nella gastronomia e nella ristorazione da asporto ma anche alla vendita da parte di supermercati e negozi. Le scorte dei prodotti potranno essere smaltite dai venditori purché possano comprovarne l’effettiva immissione sul mercato in data antecedente al 14 gennaio 2022.

E per chi non rispetta le regole sono previste multe che andranno da 2.500 a 25.000 euro. La strategia europea mira a contrastare l’inquinamento dei nostri mari e oceani. Si stima infatti che la plastica che galleggia negli oceani si aggiri tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate e che la metà di questa sia composta proprio da plastica usa e getta.

Fonte e immagine: Tiscali Notizie

Finalmente oggi anche l’Italia fa un passo in avanti verso la transizione ecologica, che non deve essere solo energetica, ma su tutti i fronti. Sarà dura abituarci a rinunciare alla plastica usa e getta, ma è uno sforzo che dovremmo compiere tutti quanti per poter cominciare la nostra vera e propria transizione al rispetto dell’ambiente. Cosa ne pensate? Siete pronti a fare la vostra parte? Io sì.

ECCO COME VENGONO SMALTITI I DISPOSITIVI ELETTRONICI CHE BUTTIAMO VIA


Li buttiamo perché obsoleti o non più funzionanti, ma dove finiscono smartphone, tablet e Pc?

Siamo nell’era della tecnologia. Sembra non sia possibile farne a meno. Infatti al primo malfunzionamento corriamo in un centro commerciale o sul Web per acquistarne uno nuovo, meglio se più performante. Ma che fine fanno i dispositivi che noi consideriamo obsoleti e che non usiamo più? Ora lo sappiamo.

Il cimitero della e-waste (spazzatura elettronica) è in Ghana, e precisamente ad Agbogbloshie. Chi ha avuto modo di vedere le discariche è rimasto senza parole, perché benché per i locali che vi lavorano sia questa una delle poche opportunità economiche per sopravvivere, la realtà dei fatti è che i rifiuti vengono “smaltiti” senza alcun tipo di tutela per la salute e per l’ambiente. Uno sconfinato cantiere a cielo aperto, sulla laguna di Korle, dove gli operai maneggiano sostanze altamente tossiche senza utilizzare alcun tipo di dispositivo di protezione individuale (DPI). Le associazioni ambientaliste stimano che ad Agbogbloshie arrivino annualmente oltre 250 milioni di tonnellate di e-waste, provenienti per l’85 per cento dal Vecchio Continente (attraverso circuiti per lo più illegali).

Come è stato possibile tutto ciò? Fatta la legge, trovato l’inganno. Basta dichiarare quei rifiuti come riparabili e il gioco, anzi il danno, è fatto. Così migliaia di disperati tentano di recuperare i metalli preziosi (rame, nichel, piombo, manganese, cromo, titanio, tungsteno, argento, oro, palladio, alluminio, bario, boro, berillio e cobalto) per poco meno di 4 dollari al giorno. Per farlo bruciano montagne di plastica isolante, e spaccano con pietre e martelli i vecchi apparecchi elettronici.

L’aria, avvelenata dai fumi neri e densi della gomma incenerita, provoca nei lavoratori e anche nei residenti della zona gravi problemi di salute. Tanti lamentano dolori al petto e agli arti, e disturbi allo stomaco e al fegato. Altri hanno sviluppato malattie respiratorie e della pelle più o meno gravi, come anche problemi cardiovascolari e disturbi al sistema endocrino: inutile dire che in tutta la città il rischio cancro è qualcosa di più di un semplice “rischio”.

Eppure la manovalanza non manca. Nella città arrivano lavoratori da tutto il Paese. C’è chi si trasferisce con la speranza di guadagnare i soldi necessari al sostentamento della propria famiglia, ma nella maggior parte dei casi il sogno diventa incubo: molti dei ragazzi emigrati si ammalano e non fanno più ritorno al proprio villaggio natale.

Nei fumi sono presenti elevate concentrazioni di diossine, litio, cadmio, cromo, piombo e mercurio. Queste sostanze finiscono inevitabilmente per contaminare tutto, anche l’acqua e il cibo: in un solo uovo di gallina allevata nel circondario della discarica ci sarebbero 220 volte più diossine clorurate e quattro volte più bifenili policlorurati rispetto alla quantità massima ammessa dall’European Food Safety Authority.

Fonte: Tiscali Ambiente

LA LIBRERIA ECOLOGICA


libri gratis

La conoscenza e la cultura non hanno prezzo. E Taranto lo dimostra. E’ nata infatti, nella città dei due mari, una libreria ecologica dove i libri non vengono acquistati, ma scambiati, barattati. Per altri libri? No, in cambio di rifiuti!

L’iniziativa, nata dall’associazione Plasticaqqà, formata da un gruppo di volontari che dal 2013 pulisce le spiagge di Taranto, ha attratto numerose persone: “Portaci dieci bottiglie di plastica, ti regaliamo un libro”. I libri sono stati gentilmente regalati all’associazione dalle librerie. L’ecolibreria si trova nella Pineta Cimino, e i libri raccolti arrivano da tutta la provincia in un mix di libri classici, romanzi moderni, volumi per bambini…

La prima giornata di scambio si è svolta l’8 Febbraio e sono state raccolte quasi 550 bottiglie e 100 flaconi di plastica, in cambio di 65 libri donati a chi le ha portate e ha partecipato all’iniziativa. C’è chi ha lasciato 10 bottiglie di acqua e bibite e si è portato via l’Alchimista di Paolo Coelho, chi in cambio dei flaconi vuoti dei detersivi ha scelto Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde e così via. Grazie alla collaborazione con la municipalizzata Amiu spa Taranto, tutto il materiale è finito nei cassonetti per la raccolta differenziata.

Giuseppe Internò di Plasticaqquà ha ringraziato chi ha contribuito alla dotazione di volumi e continua a contribuire e ha commentato la prima giornata di scambio e le prossime date in cui continuerà l’iniziativa: “La raccolta delle bottiglie in plastica ha superato le nostre aspettative. L’Ecolibreria sarà attiva il martedì dalle 19.30 alle 22 circa e poi il sabato dalle 10 alle 12. Stiamo cercando di inserire una mattina o un pomeriggio a metà settimana per fare anche il laboratorio per bambini e adulti sul riciclo creativo”

Una bella iniziativa che unisce l’ecologia e il rispetto dell’ambiente alla passione per la lettura e l’amore per la cultura attraverso una scambio che fa bene al pianeta e alla mente!

Fonte: Radical-Bio

Questa sì che è un’idea ecologica e utile per tutti quanti!

DALLA PADELLA ALLA BRACE


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Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha tenuto un comizio a Orvieto, mercoledì sera, davanti a migliaia di persone, in vista del ballottaggio del 9 giugno prossimo che vede impegnata la candidata a sindaco della Lega, Roberta Tardani, contro il Sindaco uscente Giuseppe Germani.

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Salvini tocca subito il tema ambientale: “La discarica è il passato non il futuro. Io voglio zero discariche, il ​futuro è termovalorizzazione, raccolta differenziata, riciclo: in tutta Europa funziona così”. Se la mettiamo così ha ragione: l’inceneritore è meno peggio della discarica, se si aggiunge anche e soprattutto la raccolta differenziata e il riciclo. Ma il peggio è che poi ha aggiunto: “I rifiuti sono una risorsa ovunque, diventano calore ed energia non si può continuare a imballarli, interrarli o a buttarli in discarica”.

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Ecco il cruccio: qui siamo in Italia, e gli inceneritori non vengono controllati, così come non vengono gestite bene e controllate le discariche. Buttano dentro di tutto senza alcun tipo di controllo e senza una corretta Valutazione di Impatto Ambientale, che indaga sui possibili danni alla salute degli abitanti “serviti” dal cancro-valorizzatore.

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Siccome qui non si pensa mai alla salute, ma prima di tutto sempre al guadagno, alla “produzione”; e visto che i rifiuti sono una “risorsa che dà calore ed energia”, la priorità è sempre quella: lo “sviluppo”, la “produzione”, il “guadagno”, la “quantità”. Con buona pace della raccolta differenziata e del riciclo. Noi respiriamo aria metallica, quella cancerogena. E la gente continua ad ammalarsi e a morire di pestilenze.

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Tra l’altro l’Umbria è “servita” da un altro inceneritore, quello di Terni, città ora governata proprio dalla Lega, che da sempre deve fare i conti con le proteste delle associazioni e dei movimenti ambientalisti. Chi sa perché… 

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Intanto Italia Nostra onlus invia una lettera ai Ministri dell’Agricoltura, Centinaio; dell’Ambiente, Costa; e della Cultura, Bonisoli, chiedendo di prendere una posizione netta proprio su quella discarica, “collocata all’interno dell’area Doc dell’Orvieto, non ha fasce di rispetto. Dovrebbe essere di due chilometri – dicono dall’associazione – ma il vigneto più vicino è ad appena 23 metri dal limite della discarica. Chiediamo che venga effettuata un’indagine, da istituti terzi, per verificare il contenuto della discarica. Un’indagine approvata dal consiglio regionale, su richiesta di un consigliere della Lega, ma non ancora effettuata. Chiediamo infine che venga bloccato l’ennesimo ampliamento in corso”.

Fonte: Il Messaggero.

E l’inceneritore sarebbe il futuro? Ma mi faccia il piacere!

LA CGE BOCCIA IL PIANO INCENERITORI


inceneritore

La Corte di Giustizia Europea boccia il piano per gli inceneritori promosso dal PD di Renzi, in modo particolare l’articolo 35 dello Sblocca Italia. Secondo la CGE, la scorciatoia per il trattamento dei rifiuti individuata dall’allora Governo Renzi non era solo dannosa, ma anche in contrasto con la normativa europea, specialmente per la mancanza di Valutazione Ambientale Strategica.

La combustione di rifiuti genera solo l’incremento di polveri sottili e diossine nell’aria che respiriamo, con deposito nei terreni agricoli. Perciò l’aumento del numero di inceneritori presenti sul territorio nazionale, per di più basati su tecnologie obsolete e altamente impattanti, è decisamente controcorrente rispetto alle Direttive UE sul trattamento dei rifiuti, secondo cui è necessario perseguire una vera strategia che preveda la riduzione della produzione, l’ottimizzazione della raccolta differenziata, il riutilizzo, il riciclo, il recupero di materia e solo da ultimo il conferimento in impianti di diverso tipo.

L’INCENERITORE “ALL’AVANGUARDIA” DI COPENAGHEN


Inceneritori, quello di Copenaghen non produce solo vapore acqueo. Lo dice la stessa azienda: “Emissioni al minimo”

Questo che vedete nella foto è il “termovalorizzatore” di Copenaghen. E’ un impianto sicuramente all’avanguardia, se confrontato con gli inceneritori italiani. Ma non produce solo vapore acqueo, come qualcuno dice. L’azienda stessa, quella che gestisce questo impianto, afferma che emetterà un minimo di monossido di carbonio, ammoniaca, carbonio organico e ossidi di azoto, ma assicura comunque “prestazioni avanzate”.

Sarà un impianto “turistico”, con alberi, pista da sci, percorsi di trekking, un’area verde per il picnic, una parete di arrampicata di oltre 80 metri, nonché un ristorante e un bar! E’ costato 500 milioni di euro, e grazie alle sue dimensioni può raggiungere alti livelli di efficienza.

La Vølund, società che gestisce l’inceneritore, assicura che l’impianto manterrà le emissioni degli ossidi di azoto entro i 15 mg/Nm3, il monossido di carbonio sotto i 50, ammoniaca non oltre i 3, così come il carbonio organico totale. Per fare un confronto, l’inceneritore di Torino, stando ai dati pubblicati dall’azienda, in media nel mese di settembre 2018 la linea 1 dell’impianto ha emesso 2 mg/Nm3 di ossido di carbonio, 0,1 di carbonio organico totale, 0,7 ammoniaca, ma quasi 26 mg/Nm3 di ossidi azoto.

“Copenhill” (collina verde di Copenaghen) ha iniziato a funzionare a settembre 2017 in sostituzione di un altro inceneritore arrivato a 45 anni di anzianità. Con due linee di combustione, brucia in totale 70 tonnellate di rifiuti all’ora: in un anno, può trattare circa 400mila tonnellate di spazzatura, prodotta da 550-700mila cittadini e 46mila imprese. L’energia sprigionata dalla combustione torna alle famiglie sotto forma di elettricità per 50mila utenze e calore per 120mila. Per avere un termine di paragone, l’impianto di Brescia, il più grande d’Italia con oltre 700mila tonnellate incenerite nel 2017 ma una tecnologia più datata, produce energia elettrica pari al fabbisogno di oltre 200mila famiglie e calore per oltre 60mila appartamenti.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Nonostante l’indubbia efficienza del mega impianto di Copenaghen e le emissioni ridotte al “minimo”, resta il fatto che si deve puntare a ridurre gradualmente ed inesorabilmente i rifiuti da incenerire. Solo così le emissioni si ridurrebbero, non di certo costruendo impianti stratosferici. Il sistema più efficiente resta quello della raccolta differenziata spinta e del riciclaggio creativo (con laboratori scolastici) di ogni sorta di rifiuti.

TRA INCENERITORI E INQUINAMENTO DEI LAGHI


Il mare di schiuma che ha invaso il...

La Sardegna sta vivendo un periodo difficile in conto di fatti e di decisioni che riguardano l’ambiente e la nostra salute. Nel Lago Omodeo, sabato scorso, è stata trovata della schiuma in superficie, come si può vedere dall’immagine in sovraimpressione. Appare ancora incerta la causa di questo fenomeno stranissimo. Potete approfondire questo argomento cliccando su questo link.

Ora, un altro fatto turba la nostra quiete. Il Consiglio di Stato ha dato l’OK alla costruzione di un nuovo inceneritore di rifiuti, più grande rispetto a quello attuale, a Tossilo (che io chiamo “Tossico”), la Zona Industriale di Macomer (NU), a circa 40 km da casa mia. Ha respinto uno per uno tutti i ricorsi presentati dalle varie associazioni ambientaliste come il Comitato “Non bruciamoci il futuro”, “Zero Waste Sardegna”; e anche l’Unione dei Comuni Barbagia. Si prevede che il nuovo forno brucerà 60mila tonnellate di rifiuti l’anno, in barba alla raccolta differenziata che tutti noi ci stiamo sforzando di attuare, con buonissimi risultati anche a livello regionale. Potete approfondire questo argomento cliccando su questo link.

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Sopra, l’attuale termovalorizzatore di Tossilo

Non si è fatta attendere la reazione dei comitati: «La Regione Sardegna sconfigge i cittadini», per il fatto che precedentemente la stessa giunta regionale ha sospeso le procedure di Tossilo in attesa della modifica del Piano regionale dei rifiuti e di uno studio epidemiologico. Ora invece «ha accettato passivamente tutti i passaggi dell’assessorato all’Ambiente e della Giunta che tradivano l’impegno preso davanti a tutti i sardi».

Ma i comitati non si arrendono: «non smetteremo di aver fiducia nella giustizia e attendiamo il giudizio della Corte di giustizia europea alla quale il Tar Lazio ha rimesso il ricorso del Movimento legge rifiuti zero per l’economia nazionale, di cui noi facciamo parte, proprio per l’annullamento dello scellerato Piano nazionale pro inceneritori». Potete approfondire questo argomento cliccando su questo link.

Non bastava quello che c’è già? Non basta ampliare quello anzichè costruirlo nuovo e farli funzionare entrambi? Anche per questo delitto tutte le giunte e le amministrazioni pagheranno dazio alle prossime elezioni.

TOSCANA: EMERGENZA RIFIUTI


Firenze non riesce a smaltire i rifiuti, Rossi li manda in altre città. I sindaci sul piede di guerra: “Non siamo la discarica”

Eccola la politica della sinistra: per ridurre i rifiuti punta su inceneritori e discariche anziché su un aumento spinto della raccolta differenziata. Ed eccoli i risultati: gli inceneritori non riescono a smaltire la grande mole di rifiuti che si è accumulata nelle discariche fiorentine. Il Governatore Rossi (Liberi e Uguali), con una legge, vorrebbe bypassare le assemblee dei tre ambiti territoriali e spedire la monnezza negli inceneritori delle altre zone. Oltre ai sindaci e alle popolazioni protesta anche il PD in maggioranza regionale.

La protesta dei Sindaci: “non siamo la discarica dove la Regione è libera di decidere, senza confrontarsi, quanti rifiuti scaricare”. L’emergenza nasce dal fatto che ogni anno in Toscana si producono 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, con una raccolta differenziata che a stento arriva al 50%. Il problema, però, sono gli impianti ormai saturi e quelle 10.500 tonnellate di rifiuti in eccedenza che al dicembre 2017 i tre Ato non sono riusciti a smaltire. 

Fonte: Il Fatto Quotidiano

E voi credete ancora che gli inceneritori e le discariche risolvano il problema dell’eccedenza dei rifiuti?

INCENERITORE? NO GRAZIE


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No all’Inceneritore di Case Passerini. Lo dice il sottoscritto? No, lo dice il Consiglio di Stato, che ha confermato la sentenza con cui il TAR, un anno e mezzo fa, aveva accolto i ricorsi dei comitati e bocciato l’autorizzazione rilasciata il 23 novembre 2015 dalla città metropolitana di Firenze.

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Esulta il Presidente della Regione (del PD) Enrico Rossi, contrario alla realizzazione del “termovalorizzatore”, a differenza della maggioranza PD che lo sostiene, che difende l’inceneritore come “struttura strategica nella politica regionale sui rifiuti”. Esultano i Comitati Civici e Ambientalisti (WWF, Italia Nostra, Forum Ambientalista), oltre ai Comuni di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino.

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Il Governatore Rossi, però, non si accontenta di dire solo no all’inceneritore: mercoledì scorso ha presentato un piano dei rifiuti per i prossimi cinque anni, caratterizzato dall’obiettivo dell’aumento della raccolta differenziata dal 50% attuale al 70%; dalla riduzione di un terzo della quantità dei rifiuti da conferire in discarica, dall’attuale 36 al 10%; nonché dal tetto del 15% dei rifiuti da bruciare negli inceneritori regionali.

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A questo piano hanno votato a favore anche MdP, Sinistra Italiana e il MoVimento 5 Stelle.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Quando oltre a dire dei NO sacrosanti si propongono delle alternative valide, è chiaro che meritano di essere votate e sostenute con forza. Viva le alternative!

MILLE ALBERI CONTRO L’INCENERITORE


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A Torino, la Sindaca Chiara Appendino, per la quarta volta in due anni dà appuntamento ai suoi concittadini, stavolta in Via Paolo Gorini 50, nei pressi dell’inceneritore, per piantare altri seicento alberi! Il primo appuntamento con tanti alberi da piantare era datato 21 novembre 2016, nella “Circoscrizione 6”, lungo Stura Lazio. Il secondo appuntamento, il 14 maggio 2017 nella “Circoscrizione 8”, in Via Zino Zini. Il terzo appuntamento, sempre in Via Gorini, è datato 19 novembre 2017.

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Il progetto, promosso dalla sindaca di Torino Chiara Appendino e dall’assessore all’Ambiente Alberto Unia, prevede la messa a dimora partecipata, nei prossimi cinque anni, di molti nuovi alberi in tutte le Circoscrizioni della Città.

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Mille alberi contro l’inceneritore. Una bella sfida alle emissioni di veleni, di diossine, di furani e di metalli pesanti eruttati da questo mostro. L’immagine che vedete qui sopra si riferisce al primo appuntamento in Via Gorini, del 19 novembre scorso.

Fonte: Torino Oggi

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Gli alberi assorbono e intrappolano l’anidride carbonica, limitando, in questo modo, la quantità di veleni che l’uomo deve respirare. Dunque un grande plauso a questa bella iniziativa, anche se l’incenerimento si combatte con il riciclaggio, anche creativo, dei rifiuti e con una raccolta differenziata spinta, in tal modo riducendo la quantità di rifiuti da incenerire.

EARTH DAY 2018


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Domenica 22 Aprile torna l’Earth Day, la Giornata della Terra, giunta alla sua quarantanovesima edizione! La prima Giornata della Terra, infatti, si è svolta il 22 Aprile del 1970, istituita dall’ONU su ispirazione dell’americano John McConnell. Il tema di quest’anno è la riduzione della plastica. Di modi per ridurla ce ne sono parecchi. I più comuni sono quello di bere acqua del rubinetto, comprare detersivi alla spina, usare borse di tela per fare la spesa a riusare le bottiglie.

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L’evento principale della Giornata in Italia è il Villaggio della Terra, che si terrà a Roma dal 21 al 25 aprile a Villa Borghese (Terrazza del Pincio e Galoppatoio). In programma attività per bambini, spettacoli, iniziative educative e sportive, concerti. Nella sera del 22 Aprile si terrà il Concerto per la Terra, con Noemi, Soul System, Sergio Sylvestre, Zero Assoluto, Ron & La Scelta.

Fonte: La Nuova Ecologia

Le iniziative più importanti non passano mai di moda, e sono destinate a durare ancora molto a lungo. Le Giornate della Terra però devono essere 365 giorni l’anno, soprattutto con il nostro impegno personale e nella società.

PIANOSA E’ STATA RIPULITA


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Erano 581 i volontari che sabato scorso hanno raccolto quasi quattro tonnellate di ogni genere di rifiuti buttati in spiaggia: 800 chili di vetro, 1.800 di rifiuti ingombranti, 550 di rifiuti in plastica e lattine, 620 di spazzatura non differenziata. E’ il bilancio in numeri di  “10.000 mani per Pianosa”, l’evento di educazione ambientale, che si è svolto, appunto, a Pianosa, l’isola che oggi è una perla del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano.

Al di là dei numeri in conto di tonnellate di rifiuti raccolti, quello che conta è però il successo della manifestazione, con tantissime adesioni all’iniziativa, sia da parte di cittadini che delle istituzioni locali, e un senso civico che di questi tempi è solo da invidiare (purtroppo, anziché essere la normalità).

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Quando sento queste notizie mi si rallegra il cuore. Però se pulire tonnellate di rifiuti diventa normalità, quest’ultima è anche buttare ogni sorta di rifiuti ovunque avvelenando tutto, e questo non dovrebbe essere normalità. Oltre che organizzare queste iniziative, bisognerebbe inventarsi qualcosa di più efficace per contrastare queste persone che, in questo modo, si sentono solo autorizzate ad abbandonare rifiuti per strada o nelle campagne. Tanto poi raccolgono tutto i volontari.

Secondo voi cosa bisognerebbe fare per scoraggiare l’abbandono dei rifiuti per strada o nelle campagne?

INCENDI


Lo scorso 3 gennaio ha preso fuoco un capannone in provincia di Pavia. Nelle dodici ore successive all’incendio (pare si tratti di origine dolosa), i livelli di diossine e di furani che si sono sprigionati hanno superato di 40 volte il limite di guardia, secondo l’ARPA. Nel frattempo ha piovuto, e si teme che la pioggia abbia depositato nel suolo e nel sottosuolo, oltre che nelle falde acquifere, i veleni derivanti dalla combustione dei rifiuti.

La Procura di Pavia ha aperto un’inchiesta per incendio doloso. Da mesi i cittadini avevano denunciato un continuo traffico di camion che sversavano rifiuti in un capannone dismesso, ma le denunce sono rimaste inascoltate, salvo poi intervenire solo dopo la “tragedia”. Per quanto riguarda la qualità dell’aria, la situazione sta ritornando lentamente alla normalità.

Ieri sera, attorno alle 21, è divampato un altro incendio, all’interno di alcuni capannoni di un’azienda che opera nel settore del riciclo rifiuti, la Fg Riciclaggi di Cairo Montenotte, in provincia di Savona. Le quattro centraline di monitoraggio a Bragno, Mazzucca, bivio Farina e Carcare, non hanno evidenziato valori superiori al limite per i parametri di monossido di carbonio, ossidi di azoto e ossidi di zolfo. La ASL non segnala al momento alcun rischio per la salute.

Attualmente non sono previste ordinanze per quanto riguarda frutta o verdura coltivate nelle zone colpite, se non la raccomandazione di lavarle bene. Invece per quanto riguarda l’incendio divampato nel capannone sito tra Corteolona e Genzone, nei giorni scorsi è scattato l’allarme, ed è stato ordinato di tenere le finestre e le porte chiuse, di non uscire e di non consumare i prodotti dei campi adiacenti al capannone distrutto dal rogo tossico. Si pensa anche di tenere le scuole chiuse per precauzione.

LA SFIDA RICICLONA


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Da due anni, a Barrali, un paesino di poco più di 1.100 abitanti in Provincia di Cagliari, è in atto una “sfida riciclona”. Sono stati sistemati, nell’ecocentro cittadino, dei compattatori di rifiuti per il conferimento di plastica, vetro e lattine. Ogni cittadino riceve degli ecopunti per effetto dei quali, chi ricicla di più usufruirà di un premio: un “ecosconto” in bolletta.

Ieri il Sindaco Fausto Piga ha ritirato a Milano il premio nazionale di Legambiente, la targa “Innovazione amica dell’Ambiente” per la categoria “Abitare in comunità smart”. Gli sconti possono andare da 50 a 200 euro, e per i più virtuosi lo sconto arriva anche al 50% sul costo della bolletta.

Cliccate sul seguente indirizzo per guardare questo bellissimo video del TG della principale emittente sarda Videolina:

http://www.videolina.it/articolo/tg/2017/11/16/barrali_e_la_sfida_riciclona_il_premio_nazionale_di_legambiente-78-666871.html

Cosa ne pensate? Magari si potesse fare in ogni comune italiano… Provate a chiedere ai vostri sindaci se accettano la sfida!

POMEZIA: INCENDIO IN UN DEPOSITO DI PLASTICA


Stamattina è scoppiato un grosso incendio in un deposito di plastica, carta e altri materiali riciclati (Fonte: ANSA.it). L’Eco X è andato a fuoco, sprigionando una nube tossica, a seguito della quale, però, fortunatamente non si è registrato nessun caso di richiesta di intervento. Solamente due Vigili del Fuoco, uno per una leggera distorsione al piede, un altro per un lieve malore, sono stati soccorsi. Al momento si ipotizza il reato di incendio colposo.

La Sindaca di Roma Virginia Raggi invita i sindaci di 21 comuni adiacenti al deposito ad ordinare di “tenere chiuse le finestre di abitazioni, scuole, uffici, strutture sanitarie e socio-assistenziali”. Intanto è stato assegnato il compito all’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Lazio) l’incarico di monitorare l’aria, il suolo, il sottosuolo oltre alle falde acquifere. Gli esiti di questi primi interventi sono previsti nel giro di un paio di giorni e lo stesso tempo sarà necessario per domare i focolai dell’incendio.

GIORNATA DELLA TERRA 2017


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Oggi si festeggia la Giornata della Terra, l’Earth Day 2017! Ogni 22 aprile, a partire dal 1970 quando si tenne la prima edizione, ricorre la Giornata della Terra, una iniziativa internazionale per sensibilizzare le popolazioni ad un uso rispettoso delle risorse della Natura. Ideata dal senatore statunitense Gaylord Nelson e promosso ancor prima dal presidente John Fitzgerald Kennedy, la prima fu celebrata il 22 aprile del 1970. Coinvolge ogni anno fino a un miliardo di persone in ben 192 paesi del mondo.

In oltre 45 anni, la Giornata della Terra ha contribuito in modo determinante allo svolgimento di iniziative ambientali in tutto il mondo che, nel 1992, portarono all’organizzazione a Rio de Janeiro del cosiddetto Summit della Terra, la prima conferenza mondiale dei capi di stato sull’ambiente. Da allora la Giornata della Terra è anche diventata l’occasione per divulgare informazioni scientifiche, e rendere più consapevoli le persone, sui rischi che comporta il riscaldamento globale e sulle soluzioni che possono essere adottate per contrastarlo.

Ecco alcuni consigli su come aiutare il pianeta, per ridurre la nostra “impronta ecologica”:

  • l’utilizzo di lampadine a basso consumo consente di ridurre di molto la quantità di energia necessaria per illuminare gli ambienti di casa; inoltre, le nuove lampadine LED sono molto più pratiche e durano più a lungo delle precedenti generazioni di lampadine fluorescenti a basso consumo;
  • seguire le indicazioni per la raccolta differenziata – a partire dalla separazione di vetro, plastica, carta e umido – rende più semplice ed economico il riciclo dei materiali, e al tempo stesso contribuisce a ridurre i costi della tassa per i rifiuti;
  • aria condizionata e riscaldamento dovrebbero essere tenuti entro un intervallo di 5 °C in meno o in più rispetto alla temperatura esterna, per ottenere la massima resa e al tempo stesso ridurre i consumi di energia elettrica o gas;
  • mezzi pubblici, biciclette o i piedi sono ottimi sostituti dell’automobile, e una alternativa più salutare (poi, certo, molto dipende dall’offerta di servizi per questo tipo di trasporti nella propria città, ma anche su questo si può migliorare esigendo più attenzione da parte delle amministrazioni cittadine);
  • l’acqua non è una risorsa infinita, oltre al classico consiglio di non lasciare il rubinetto aperto mentre ci si lavano i denti o di preferire la doccia al bagno, è bene utilizzare elettrodomestici come lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico, oltre all’acqua si risparmia qualcosa anche in bolletta;
  • se state pensando di cambiare un elettrodomestico, scegliete quelli di categoria A, che consumano molta meno energia rispetto alla loro resa e sono spesso costruiti con materiali più ecologici;
  • rifiuti speciali come batterie, computer, smartphone e tablet devono essere portati nei centri di raccolta del proprio comune e non lasciati nei normali cassonetti; se il dispositivo è lento, ma funziona comunque ancora, può essere donato a scuole o altre istituzioni.

Ad oggi però si riscontra uno scarso impegno, non da parte dei singoli, ma da parte della politica, per tutelare il pianeta.

LA RINASCITA DELL’INCENERITORE


inceneritore tossilo

A Macomer, in provincia di Nuoro, è attivo da una decina d’anni un inceneritore di rifiuti, che in questo periodo ha già mietuto diverse vittime. E’ la solita guerra tra malattia e salute, tra posti di lavoro e ambiente, tra sviluppo e fame, tra poveri operai e popolazione. Un deja-vu, la solita minestra riscaldata che ci viene offerta dall’Italia.

Ma veniamo ai fatti. Lo scorso luglio il TAR della Sardegna ha bocciato la proposta della Giunta Regionale guidata da Francesco Pigliaru (PD), dell’ampliamento dell’inceneritore di Tossilo, zona industriale di Macomer (NU) (ecco l’articolo). La Giunta Regionale ricorre contro la decisione del TAR (ecco l’articolo), e quest’ultimo accoglie le richieste della Giunta (ecco l’articolo) tra le proteste dei sindaci delle zone limitrofe e dei comitati per il no all’inceneritore (ecco l’articolo).

Ora va in scena la solita diatriba tra ambientalisti e comitati del no da una parte; e industriali e operai dall’altra. Io capisco sia gli uni sia gli altri. Capisco gli operai che temono di perdere il loro posto di lavoro, e capisco (e sto dalla parte de)gli ambientalisti preoccupati per la salute e per l’ennesimo tentativo di inquinare l’ambiente da parte degli industriali e dei poteri forti.

A mio avviso si potrebbe creare un centro di riciclaggio di ogni sorta di rifiuti provenienti da ogni parte della Sardegna di modo che essi abbiano una seconda vita, e gli operai dell’inceneritore siano trasferiti nel loro nuovo lavoro. Ma la mala volontà politica di volere a tutti i costi incenerire la Sardegna prevale sempre sul buonsenso.

QUANDO IL RICICLO CREATIVO DIVENTA SOLIDALE


riciclo-borse-di-plastica

Un gruppo di volontarie di Union City, città dello Stato del Tennessee (USA), che si fa chiamare “Big Ladies“, ha messo a punto una strategia per poter riciclare tante borse di plastica dei supermercati in materassi destinati ai senzatetto. Per fare ciò ci vogliono una miriade di sacchetti di plastica, un ferro per l’ucinetto e… tanto amore. Il risultato è avere dei materassi resistenti, impermeabili ed isolanti.

Le buste vengono ridotte in anelli, collegati tra loro tramite un semplice nodo piano, creando un gomitolo di filo di plastica col quale dar vita ad una trama compatta, regolare, spessa qualche centimetroPatty Arnold, una delle volontarie, ha aggiunto che per ottenere un solo materasso sono necessarie dalle 600 alle 700 buste. Solo quest’anno le signore di Union City hanno realizzato 88 materassi, riciclando circa 52 mila buste.

Fonte e immagine: meteoweb.eu

Le Big Ladies, che sono davvero delle grandi donne, meritano davvero tanto successo, tanta stima e, come si usa dire da quelle parti per applaudire e acclamare qualcuno fino a sgolarsi, “Big Noise“, cioè “gran rumore“. Cosa ne pensate di queste “Big Ladies“?

ADDIO PLASTICA NELLE SCUOLE DI MILANO


rifiuti usa e getta

La plastica è un prodotto derivante dal petrolio che viene ormai utilizzato per qualsiasi cosa, specie per imballaggi e, purtroppo, anche per oggetti di uso comune “usa e getta“. In Italia si è cominciato a riciclare la plastica nel 2012, in particolare quella usa e getta, che viene considerata come “imballaggio“, e perciò meritevole di finanziamenti destinati al Consorzio Nazionale Imballaggi per il loro riciclo.

Si tratta di un traguardo importante, o meglio, di un punto di partenza, dato che il destino di questi “usa e getta” era quello di essere bruciati, trasformandoli in combustibile per il “recupero” dell’energia elettrica. Ormai il progresso avanza, e si può riciclare sempre più materiale.

Ma c’è qualcuno che decide di non aspettare l’avanzamento del progresso, e interviene a monte di questa soluzione: è il Comune di Milano, che ha annunciato, già dall’inizio dell’anno scolastico, l’intenzione di mettere al bando le posate, i piatti e i bicchieri di plastica nelle scuole milanesi, in modo da essere la prima città ecosostenibile al 100%.

A partire da settembre, dunque, i piatti e i bicchieri utilizzati nelle mense scolastiche saranno tutti in materiale biodegradabile e compostabile. Si stima che nel corso dell’anno scolastico verranno risparmiati più di 12,3 milioni di bicchieri, 8,5 milioni di piatti e 5 milioni di coppette, per un totale stimato di 200 mila kg di plastica in meno.

Fonte: Repubblica.it

Una bella iniziativa che dovrebbero prendere tutte le scuole d’Italia. Cosa ne pensate di questa iniziativa?

SCALA MERCALLI


mercalli

Stasera alle 21:45 su Raitre, dopo Fabio Fazio, inizierà il secondo anno del programma “Scala Mercalli, ideato e condotto da Luca Mercalli. Anche quest’anno cuore del programma sarà la sostenibilità ambientale e il viaggio attraverso i grandi problemi del mondo, ma “con l’occhio rivolto alle soluzioni“.

Temi della prima puntata sono legati all’anno appena trascorso, che, da quando esistono le rilevazioni meteorologiche, è risultato essere l’anno più caldo (e anche più asciutto in conto di precipitazioni). Altro argomento è l’enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco, tutta dedicata alla crisi ambientale. Infine si parlerà di Cop21, la Conferenza sul Clima che si è svolta a dicembre a Parigi.

Nelle altre cinque puntate si parlerà di energia, acqua e cibo, di mobilità sostenibile e di nuovi modelli di sviluppo economico meno impattanti dal punto di vista ambientale. In ogni puntata ci sarà spazio per alcuni documentari internazionali, oltre ad un focus sul riciclo virtuoso dei rifiuti.

Fonte e immagine: scalamercalli.rai.it

Una serie di puntate da non perdere. Peccato solo che inizi troppo tardi, quasi in seconda serata. Un programma molto interessante, che l’anno scorso ho seguito sempre con molto interesse, e che seguirò anche quest’anno.

Se non avete tv, o se i vostri stanno guardando altri programmi, potrete seguire la diretta del programma qui. Buona visione!

SARDEGNA INCENERITA


inceneritore

Nuovo inceneritore e migliaia di tonnellate di rifiuti in più da smaltire. Sarebbe questo il nuovo progetto del Governo Renzi. Un nuovo impianto per bruciare 120.000 tonnellate di rifiuti in più all’anno. In più… Rispetto a quanto già non facciamo. Vorrebbe dire importare rifiuti dalle altre regioni?

Della possibilità che un nuovo inceneritore sorga nell’Isola si è molto parlato nelle scorse settimane, ma a grandi linee. Oggi, documenti alla mano, si scopre che il governo ha addirittura aumentato di 50.000 tonnellate/anno la capacità di smaltimento che la Sardegna dovrebbe installare ex novo, portandola a 120.000 dalle 70.000 previste nella bozza del decreto circolata a luglio. “Nel complesso, il fabbisogno totale d’incenerimento dell’Isola passa dalle 249.000 tonnellate di luglio alle 300.000 di dicembre”, nota Franca Battelli di Zero Waste Sardegna.

E pensare che appena sei mesi fa a Palazzo Chigi dicevano che sarebbe bastato un “revamping”, un ammodernamento dei due inceneritori già presenti per poter ottimizzare lo smaltimento dei rifiuti.

Enzo Favoino, presidente dell’Associazione Zero Waste Europa, commenta la decisione del Governo: “Quando, come avviene in Sardegna, la differenziazione dell’organico raggiunge ottimi risultati, il residuo del rifiuto è pulito e facilmente lavorabile. Per evitare l’incenerimento e minimizzare il ricorso alla discarica, ci si può allora dotare di sistemi di separazione magnetica per differenziare ulteriormente il secco, e recuperare così metalli e plastica. In questo modo, finirebbe in discarica solo materiale inertizzato“. Ma il Governo terrà conto di questo? Bah…

Pensate che l’energia prodotta dalla combustione dei rifiuti è, secondo le stime del Piano energetico regionale, pari a poco meno dell’1% del fabbisogno isolano. Bazzecole, insomma, soprattutto se si considera che la Sardegna esporta il 46% dell’energia prodotta (dati Terna). Dunque un nuovo inceneritore sarebbe non solo dannoso per l’ambiente e per la salute, ma sarebbe soprattutto inutile!

Si rischia di sopprimere e scoraggiare la raccolta differenziata, arrivata al 50,9% a livello regionale. E poi non mancano le preoccupazioni per la salute: “Pur ammettendo che ci siano dei filtri migliori, incrementando del 70% i quantitativi di rifiuti portati a incenerimento, si assisterà a un peggioramento delle condizioni ambientali, che peraltro non vengono monitorate come dovrebbero: Capoterra aspetta le centraline per il rilevamento delle emissioni dell’inceneritore del 2010. E non esistono analisi sulla diffusione delle diossine” dice Vincenzo Migaleddu, presidente Isde-Medici per l’Ambiente Sardegna.

Fonte: sardiniapost.it

Un nuovo inceneritore sarebbe dannoso e completamente inutile. Molto meglio l’ammodernamento, con nuovi filtri, dei due inceneritori già presenti. Inoltre, dove vorrebbe costruire il nuovo inceneritore? Ancora è un mistero…

DA DOMANI MULTE PER CHI BUTTA MOZZICONI PER TERRA


mozziconi di sigaretta

Da domani gettare un mozzicone di sigaretta per terra costerà molto caro: fino a trecento euro di multa. Entra in vigore domani, infatti, il DdL Green Economy. Puniti, anche se in misura inferiore, coloro che getteranno a terra, nei tombini, al di fuori dei cassonetti, scontrini, fazzoletti di carta e gomme da masticare. In questo caso la sanzione arriverà ad un massimo di 150 euro.

Si tratta di provvedimenti adottati: “al fine di preservare il decoro urbano dei centri abitati e per limitare gli impatti negativi derivanti dalla dispersione incontrollata nell’ambiente di rifiuti di piccolissime dimensioni“. I soldi derivanti dalle multe verranno destinati per un cinquanta per cento allo Stato e verranno inseriti in uno specifico fondo del ministero dell’Ambiente. La restante metà verrà invece incassata dai Comuni.

Fonte: savonanews.it

Questa è una buona legge. Per i fumatori ci sarebbero gli ecoastucci per conservare le cicche e buttarle poi a casa loro negli appositi contenitori dell’organico (penso). Non mi dispiace del tutto questo governo. Alcuni provvedimenti li trovo buoni e giusti. E questo è uno di quelli. Perciò da 0 a 100 a questo governo darei ben 0,5.

TUTTI GLI ZERI DI CAPANNORI


capannori

Il titolo rievoca un album del mitico Renato Zero, “Tutti gli zeri del mondo“. Ma gli zeri sono importanti anche in politica, nelle amministrazioni locali, e specialmente nella gestione dei rifiuti.

A Capannori, una cittadina di 46.000 abitanti in provincia di Lucca, il Direttore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune, Rossano Ercolini, pochi giorni fa ha presentato un programma di lavoro che ha come obiettivo la promozione delle buone pratiche di economie a rifiuti zero, a chilometro zero o a filiera corta e a emissioni zero.

E’ possibile raggiungere l’obiettivo di non produrre rifiuti, di raggiungere la quota “rifiuti zero” al 2020, cioè fra solo quattro anni? Secondo loro sì, e anche secondo me. E come?

Con la prevenzione, che sono piccole misure e accorgimenti che ogni cittadino può adottare per cercare di limitare la quantità di rifiuti prodotti (anche la vendita dei prodotti “alla spina” contribuirà in modo rilevante al raggiungimento di questo obiettivo); con la preparazione per il riutilizzo di questi rifiuti, attraverso operazioni di controllo, pulizia e riparazione; con la fase successiva: il riciclaggio, ovvero il trattamento dei rifiuti che consente a questi di essere riutilizzati o rimessi sul mercato con lo stesso materiale o in materiale diverso dall’originale (si pensi alla plastica che diventa fibra per capi d’abbigliamento); con il recupero del materiale non riciclabile (incenerimento); e con lo smaltimento (conferimento in discarica di una minima parte dei rifiuti non riciclati, biodegradazione dei rifiuti liquidi).

Il Comune di Capannori è riuscito a portare la raccolta differenziata (anche porta a porta), dal 37 all’82%, anche con l’attivazione di nuove isole ecologiche, dove i cittadini possono portare i rifiuti ingombranti o speciali, ma si può dire che questi rifiuti possono essere ritirati anche dagli stessi operatori.

Il ciclo dei rifiuti ha indubbi vantaggi economici, occupazionali, ambientali e per i cittadini. Un percorso che ogni comune dovrebbe seguire, limitando la quantità di rifiuti da conferire in discarica e negli inceneritori.

GLI INCENERITORI NON LI VUOLE NESSUNO, TRANNE IL GOVERNO RENZI


inceneritore

Attacchi mirati agli impianti di compostaggio e riciclaggio dei rifiuti: in due mesi ben 18 roghi.

– A Pontedera, nella notte tra il 27 e il 28 maggio due uomini incappucciati hanno dato fuoco a 70mila pneumatici;
2 giugno: a Roma prende fuoco l’impianto del Trattamento Meccanico Biologico (TMB) della municipalizzata AMA, provocando seri danni alla struttura, mentre a Perugia, sempre lo stesso giorno, prende fuoco l’impianto di trattamento dei rifiuti “Genesu“;
27 giugno: Limbiate – Milano: un vero e proprio commando ha attaccato nella notte l’impianto di trattamento e separazione dei rifiuti della Ddb, aggredendo anche una guardia giurata alla quale hanno tentato di dare fuoco;
28 giugno: Chieti: incendio di vaste proporzioni divampa in una mega discarica abusiva;
10 luglio: Macerata: bruciato e ridotto del 20% l’efficienza dell’impianto di Tolentino.

Fonte: il fatto quotidiano

E questi sono solo alcuni dei diversi attentati (18) negli ultimi 75 giorni. Attacchi perpetrati, secondo alcuni, per favorire il business degli inceneritori. Il copione è lo stesso: scoppia un incendio all’alba in un’impianto di compostaggio o di riciclaggio dei rifiuti. Questo ha un duplice effetto: si mette fuori gioco un concorrente insidioso per il sistema discariche-inceneritori e poi c’è sempre un politico locale che grida all’inquinamento e chiede l’immediata chiusura dell’impianto pericoloso e inquinante.

E così può tranquillamente essere attuato l’articolo 35 del deCret(in)o Brucia-Italia, che prevede la costruzione di ben 12 impianti di incenerimento in dieci Regioni: uno in Piemonte, Veneto, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania e Puglia, due in Toscana e Sicilia. Ovviamente all’insaputa dei diretti interessati Presidenti delle Regioni coinvolti. I quali dicono tutti di no, anche Presidenti di Regione del PD. In questo articolo troverete tutte le reazioni dei Presidenti delle Regioni coinvolte: leggete qui.

Questo perché gli inceneritori sono anti-economici e anti-ecologici, alternativi alla raccolta differenziata e hanno un impatto ambientale che puntualmente scatena le proteste furiose delle comunità a cui toccherebbe farsene carico. Tutti contro dunque: nemmeno un governatore vuole autorizzare il piano del governo. Il problema per loro è che Renzi potrebbe non averne bisogno, se decidesse di forzare la mano: l’articolo 35 del decret(in)o definisce i termovalorizzatoriinfrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente” (cosa?!). E il comma 7 stabilisce l’applicazione del “potere sostitutivo”: se le Regioni negano il consenso all’impianto o “perdono tempo”, il Consiglio dei Ministri può decidere di scavalcarle.

Se questa è democrazia