PROTESTA AL LARGO DELLE CANARIE


Basta trivellare, iniziate a pagare! Attiviste e attivisti hanno occupato  una piattaforma Shell in alto mare - Greenpeace Italia

Da due giorni al largo delle Canarie è in scena una protesta da parte di un gruppo di attivisti di Greenpeace International, che sta occupando una piattaforma di trivellazione di proprietà della Shell, con 34.000 tonnellate di petrolio e gas. Con il supporto della nave Arctic Sunrise di Greenpeace, gli attivisti sono saliti a bordo della White Marlin, diretta verso il Mare del Nord. La piattaforma occupata fa parte dell’infrastruttura di produzione che dovrebbe consentire al colosso petrolifero di sbloccare otto nuovi pozzi nel giacimento di petrolio e gas Penguins North Sea.

Gli attivisti, con indosso i rifornimenti sufficienti per occupare la piattaforma per diversi giorni, hanno srotolato uno striscione con scritto “Basta trivellare, iniziate a pagare!”. Questa azione non violenta serve per accendere i riflettori sul fatto che queste grosse multinazionali inquinano il pianeta senza pagare un euro di risarcimento per tutte le morti e i danni causati dalle loro attività. Nel frattempo il quartier generale della Shell esulta dichiarando apertamente i loro profitti: 32 miliardi di sterline, pari a quasi 40 miliardi di dollari. E se ne vantano pure!

Gli attivisti chiedono a Shell di assumersi le proprie responsabilità nella distruzione del clima, e di pagare per la devastazione causata in tutto il Pianeta. Inoltre dichiarano di voler perseguire anche nelle aule dei tribunali queste multinazionali finché non avranno pagato fino all’ultimo spicciolo.

Fonte: Tiscali Ambiente

Certo che hanno un gran bel coraggio gli attivisti di Greenpeace. Ah beh, protestano al largo delle Canarie e nel Quartier Generale di Shell a Londra. Mica negli Stati Uniti, dove invece la polizia ha ucciso un attivista perché protestava contro l’abbattimento di una parte di una foresta ad Atlanta. Qui l’articolo.

Una richiesta a mio avviso sacrosanta, e spero anch’io che ottengano giustizia. 

GLI AVVOLTOI


La sfida geostrategica dell'Artico - Osservatorio Globalizzazione

Non solo l’Ucraina. Adesso la Russia punta a conquistare niente meno che il Circolo Polare Artico, il Polo Nord, che, a causa dei, o “grazie ai” cambiamenti climatici, sarà più facile da conquistare, da accedere. Si stima, infatti, che di questo passo, entro l’estate del 2035, dovrebbe sciogliersi tutto il ghiaccio, secondo gli esperti intervistati dal National Geographic. Allora la “Northen Sea Route”, o “Transpolar Sea Route” sarà completamente accessibile per i cargo, il trasporto di energia e per il turismo; ma anche le forze armate russe potranno circolare e stabilirsi nella regione più facilmente. Poco importa allora che lo scioglimento del permafrost renderà inabitabili i pochi centri urbani esistenti, ma anche le basi militari, rendendo necessari interventi per ripararle o spostarle.

Tuttavia non è solo la Russia a voler conquistare il Polo Nord: anche la Cina, infatti, ha il sogno di sviluppare una “Via della Seta Polare”. Ma da chi è colonizzato il Polo Nord? Quante sono le basi militari installate nell’Artico?

Nell’Artico russo vivono 2,4 milioni di abitanti, ossia la metà della popolazione totale dell’intera regione, dove il Cremlino controlla il 53% delle coste. Ogni anno 18.000 persone vanno via, ma tre quarti del bilancio della difesa sono indirizzati all’espansione militare in questa area, tanto che negli ultimi otto anni Mosca ha riaperto o ammodernato circa 50 basi dell’epoca della Guerra Fredda.
Gli Usa invece hanno cinque basi in Alaska e una in Groenlandia, la Thule Air Base. Gli americani possiedono due navi rompighiaccio e il Canada 18, contro le 50 dei russi.

Fonte: Repubblica.it

Insomma, la “Guerra Fredda” sembra non avere fine. Come avvoltoi, i militari russi, cinesi e americani sono pronti a fiondarsi sulla carcassa dell’Artico, che sta morendo a causa dell’attività “umana” che ne modifica il clima, e dunque, il paesaggio.

RECORD ALL’ANTARTIDE


Antartide, segnalati i 18 gradi: la temperatura più alta di sempre. Cosa significa (davvero) per l'ambiente?

L’altro giorno sono stati raggiunti i 18,3° C nel Polo Sud. Una temperatura rara, ma non è il record. Infatti, come riporta il Guardian, il record registrato per la regione l’intera antartica (ovvero al di sotto del 60° parallelo) risale al 1982, quando si registrarono 19,8 gradi centigradi a Signy Island. La terza temperatura più calda registrata, nel set di dati relativo agli anni dal 1961 a oggi, risale al 2015 ed era pari a 17 gradi.

La temperatura è stata rilevata sulla base di Esperanza, sita al 63° parallelo, una parte della Penisola Antartica sita di fronte alle coste del Sud America. Si tratta di uno dei luoghi del pianeta che si stanno riscaldando più velocemente, con un aumento stimato di 3 ° C negli ultimi 50 anni, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale. Quasi tutti i ghiacciai della regione si stanno sciogliendo.

La quantità di ghiaccio persa ogni anno dalla calotta antartica è aumentata di almeno sei volte tra il 1979 e il 2017. Nella maggior parte dei ghiacci le piattaforme glaciali si sciolgono a partire dalle loro «fondamenta» a causa delle incursioni di acqua oceanica relativamente calda, specialmente nell’Antartide Occidentale e in misura minore, lungo la penisola e nell’Antartide orientale.

Secondo gli esperti, all’innalzamento delle temperature nella regione contribuirebbero venti che soffiano da nord-ovest, una combinazione di variabilità naturale e riscaldamento globale causato dall’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera, dovuto principalmente a emission di origine antropica.

Fonte: Corriere.it

Segnali inquietanti arrivano dall’estremo Polo della Terra. Il segno evidente dell’esistenza dei cambiamenti climatici, causati dall’attività dell’uomo. Un segnale da non sottovalutare, e da non negare.

MA COSA STIAMO FACENDO? / 2


Groenlandia quasi scomparsa, con temperature mai toccate prima d’ora (23 gradi)! Orsi polari che muoiono e non hanno più terreno sotto i loro piedi. L’Earth Overshoot Day che è arrivato il 29 luglio, mai così presto, perciò in quel giorno abbiamo consumato tutte le risorse che la Terra ha preparato per il 2019, Salvini che vuole rilanciare le trivelle, rifiuti e plastica in mare e ovunque, comprese le piazzole di sosta delle strade. Ma cosa stiamo facendo? Fermiamoci!

NON SOLO SURRISCALDAMENTO GLOBALE


Artico, enorme massa d’acqua calda sotto il ghiaccio: “In 30 anni la temperatura è raddoppiata, è una bomba a orologeria”

Non è solo il surriscaldamento globale a far sciogliere i ghiacciai. Sotto il Mar Artico c’è una bomba ad orologeria che potrebbe cambiare radicalmente e in breve tempo il panorama del Polo Nord. A causa dei cambiamenti climatici si è formata, a 50 metri di profondità nel Bacino del Canada, una enorme massa d’acqua calda, che ha raddoppiato la sua temperatura in soli 30 anni.
Di solito l’acqua calda è più leggera rispetto a quella fredda, quindi dovrebbe stare in superficie. Invece questa massa d’acqua calda rimane intrappolata sotto i ghiacciai perché si tratta di acqua salata, ma in caso di forte vento, come spiega una ricercatrice, “se la massa di acqua calda dovesse essere rimescolata con quella in superficie ci sarà abbastanza caldo da sciogliere completamente la banchisa di ghiaccio marino che copre questa regione per la maggior parte dell’anno”.
Secondo gli scienziati quest’acqua calda proviene dai confini del bacino, dove la riduzione del ghiaccio marino ha lasciato la superficie dell’oceano più esposta ai raggi del sole. Il resto lo hanno fatto i venti artici, che hanno portato l’acqua più calda a nord.
Ma quali sono le possibili conseguenze? Scioglimento dei ghiacciai, innalzamento della temperatura dell’Oceano Artico, con effetti permanenti. 
Immagine e articolo completo sono su Il Fatto Quotidiano.it
Una situazione drammatica dagli esiti imprevedibili.

IL PIANISTA SULL’ARTICO


einaudi

Il grande pianista e compositore Ludovico Einaudi ha suonato su un iceberg galleggiante nel bianco silenzio dell’Artico. Sembra la Leggenda del Pianista sull’Oceano. Leggenda che diventa realtà. Una nuova performance, realizzata in pieno Mar Glaciale Artico, sullo sfondo del ghiacciaio Nordenskiöld (a Svalbard, Norvegia), davanti ad uno dei ghiacciai che piano piano si sta sciogliendo per effetto del surriscaldamento climatico. Einaudi aveva già suonato in alta quota, ma questa è un’altra storia. Il pianista ha composto una nuova melodia proprio dedicata all’Artico: “Elegia per l’Artico“.

pianoforte artico

Solo per raggiungere la “location” di questa insolita performance, Einaudi ha affrontato un viaggio a bordo della nave di Greenpeace Arctic Sunrise, insieme al suo pianoforte a coda, trasportato nella stiva della nave sin dalla Germania. Il tutto per portare un messaggio “di allarme” in difesa dei ghiacci che si sciolgono, per il surriscaldamento del clima e per effetto dello sfruttamento commerciale sempre più insistente di questa area geografica.

einaudi artico

Fonte: www.deejay.it

Insomma, un messaggio musicale per salvare l’Artico dallo scioglimento dei ghiacciai per effetto dei cambiamenti climatici. Quando la musica si mette a servizio della natura, nasce un’armonia tra uomo e natura che difficilmente si può ritrovare in altri momenti. Godetevi questo nuovo brano.