OLTRE I LIMITI


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Oltre i limiti di sicurezza. La Terra rischia di non essere più sicura per l’umanità. È questa la denuncia di una commissione scientifica internazionale composta da oltre 40 ricercatori provenienti da tutto il mondo. L’analisi include per la prima volta anche parametri come la giustizia e l’equità, allo stesso modo di quelli che valutano il benessere degli ecosistemi e dei processi biofisici del nostro pianeta.

Molti dei limiti da non valicare sono stati superati e per altri, relativi all’inquinamento atmosferico, non manca molto. Ciò pone serie minacce per la stabilità della Terra, per gli ecosistemi e per il loro contributo vitale all’umanità. “La giustizia è una necessità per la vita degli esseri umani sulla Terra: prove schiaccianti mostrano che un approccio giusto ed equo è essenziale per la stabilità planetaria – commenta Joyeeta Gupta dell’Università di Amsterdam – È quindi necessaria la definizione di obiettivi giusti per prevenire danni significativi e garantire l’accesso alle risorse”.

Ma cosa è stato superato, e dove?

In Medio Oriente, Asia Sud-occidentale ed Europa orientale, ad esempio, è stato superato il limite climatico valutato come più sicuro, fissato a 1 grado al di sopra dei livelli di temperatura preindustriale, dal momento che siamo già a 1,2 gradi oltre quella soglia.

Superato anche il confine di almeno il 50-60% di aree naturali intatte a livello globale e del 20-25% ogni chilometro quadrato a livello locale: gli ecosistemi naturali intatti sono già scesi sotto il 45-50% e, a livello locale, oltre due terzi del suolo non rispetta la soglia considerata giusta e sicura.

Ancora, l’alterazione del flusso dell’acqua dovuto alle attività umane ha raggiunto il 34%, laddove il limite viene fissato al 20%, mentre il prelievo di acqua dalle falde acquifere è arrivato a livelli pericolosi per il 47% delle risorse d’acqua globali. E lo stesso discorso si può fare per il livello di fertilizzanti riversati nei corsi d’acqua e nei bacini, infranti per diverse sostanze.

Fonte e immagine: Tiscali Ambiente

Una situazione davvero molto preoccupante, che dovrebbe, e ripeto, dovrebbe, far riflettere quelli che stanno ai piani alti. Invece si continua imperterriti a decidere di combattere contro l’ambiente, anche in Italia. Ci vorrebbero molti più Fridays For Future, e davanti al Parlamento, per gridare forte la richiesta urgente di intervento e portare anche delle proposte chiare e convincenti.

ALLUVIONI IN ROMAGNA


E’ una tragedia quella che ha colpito l’Emilia Romagna. In pochi giorni ha piovuto il quantitativo di sei mesi. Una pioggia che il terreno arido, reso impermeabile dalla siccità, non ha saputo filtrare. Le conseguenze sono drammatiche. Ad ora si contano 8 morti, più di 5000 persone evacuate, 14 fiumi esondati, un ponte crollato, centinaia di interventi dei vigili del fuoco arrivati da diverse regioni, scuole chiuse e Gran Premio di Formula 1 annullato a Imola, 10 mila utenze telefoniche domestiche isolate, 100 mila le utenze mobili (cellulari), in 50 mila senza corrente elettrica. E’ questo il triste bilancio provvisorio dell’inondazione avvenuta in Emilia Romagna.

Situazioni di disagio anche in Toscana e nelle Marche. Un’altra tragedia provocata dai cambiamenti climatici in atto e dal clima “impazzito”. So che le mie parole sono inutili e non servono ad alleviare il dolore, ma esprimo la mia vicinanza agli alluvionati e il mio più profondo dolore e cordoglio per le vittime.

EARTH DAY 2023


Earth Day

Oggi è la Giornata Mondiale della Terra, giunta alla sua 53esima edizione. Lo slogan di quest’anno sarà: INVESTI NEL NOSTRO PIANETA. L’Earth Day è nata nel 1969 come movimento universitario per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. La prima Giornata della Terra si è svolta il 22 aprile del 1970. Nel tempo è divenuta un avvenimento educativo ed informativo.

Perché quest’anno si è scelto questo slogan? “Investi nel nostro Pianeta” vuole dimostrare quanto economia e sostenibilità siano profondamente legate l’una all’altra e quanto convenga, anche dal punto di vista del mero profitto, accelerare la transizione ecologica. Nel loro sito si legge: “Le aziende che hanno sviluppato gli standard ESG stanno registrano maggiori profitti, migliori performance finanziarie e hanno creato un ambiente di lavoro in cui impiegati e lavoratori sono felici. Non si può più aspettare, perché non abbiamo più possibilità di scegliere se essere green o meno: è cruciale, per le imprese di ogni dimensione, agire adesso: restare indietro significa permettere alla crisi climatica di causare danni incalcolabili alla nostra economia, con impatti negativi su tutti gli abitanti del Pianeta”.

E in Italia cosa si fa? In Italia l’evento più importante è come sempre la maratona multimediale One People One Planet. Nata nel 2020 in occasione del cinquantesimo compleanno della Giornata della Terra, si tratta di un appuntamento imprescindibile per scoprire e far proprie le storie di impegno e amore per il pianeta. Molti gli argomenti toccati: dalla scienza all’economia, dall’innovazione all’arte, si tratta di una vera e propria staffetta di voci e cuori che il 22 aprile animerà il palinsesto di RaiPlay dalle 8 del mattino alle 24.00. Ma quest’anno l’appuntamento è anche dal vivo con il Villaggio per la Terra, che dal 21 al 25 aprile animerà la Terrazza del Pincio a Roma.

Per la prima volta anche la città di Torino celebra ufficialmente l’Earth Day attraverso una festa organizzata da AWorld e Club Silencio presso la Cavallerizza Reale e i Giardini Reali. Durante la giornata sarà possibile partecipare a workshop e panel per poi terminare con il Concerto per la Terra, che presenta una lineup di tutto rispetto a partire dalle ore 19. Il programma è davvero serrato e dalla mattina a fino alla sera sarà il pianeta a essere protagonista. Inutile dire, ovviamente, che la manifestazione sarà “carbon neutral” grazie ad allestimenti a basso impatto ambientale e la compensazione delle emissioni.

Buona Giornata della Terra a tutti. Con la speranza che tutti noi ci impegniamo a rispettarla.

NUOVO APPUNTAMENTO CON I FRIDAYS FOR FUTURE


Fridays for Future, il 3 marzo di nuovo in piazza: “Le soluzioni alla crisi climatica ci sono. La nostra rabbia è energia rinnovabile”

Tornano a mobilitarsi domani i giovani di tutto il mondo per i Fridays For Future, le manifestazioni che da cinque anni stanno appunto mobilitando le giovani generazioni. Il movimento ideato dalla giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, che ogni venerdì scioperava per il clima, vede un neo eletto rappresentante italiano, il 25enne Marzio Chirico, il quale, spiegando lo slogan della giornata “La nostra rabbia è energia rinnovabile” ha detto che “Questo sentimento si vuole incanalare nelle soluzioni concrete, suggerite dalla scienza per ridare speranza alle persone sul fatto che la transizione ecologica si possa e si debba fare”.

Numerose sono le manifestazioni e gli scioperi in Italia. Milano, Napoli, Genova, Torino, Padova, Forlì, Brescia, sono solo alcune delle città che vedrà riempirsi le loro piazze principali dei giovani attivisti. I quali non protesteranno solo per l’ambiente ma anche contro la speculazione delle bollette “causate” dalla guerra in Ucraina e dal Covid-19. “Saremo in piazza anche per dire che non vogliamo più vedere le nostre città soffocare nel cemento”, spiega Chiara Camporese di Fridays Padova.

Siamo con Ultima Generazione: le proteste sono necessarie. Poi servirà una  strategia più ampia - Il Fatto Quotidiano

Alle proteste degli attivisti del Fridays For Future si uniscono quelli di “Ultima Generazione”: “Siamo nelle mani di un governo criminale. Nei vent’anni precedenti hanno bloccato tutti gli sforzi verso le rinnovabili e continuano a investire miliardi, 41,8 nel 2022, in sussidi alle industrie del fossile – spiega Carlotta Muston – Credo che la nostra rabbia sia sana, significa che abbiamo ancora speranza nella politica e di poterci tirare fuori dalla cacca nella quale ci siamo messi, fino al collo, con questa dipendenza tossica”. Si spera che “le persone scendano in piazza con noi, che non si abituino al fatto che lo sciopero ci sia sempre, anche senza di loro, ma diano il loro contributo” per preservarlo.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Greta Thunberg arrestata in Norvegia durante protesta - Adnkronos.com

Spero fortemente che finalmente vengano ascoltate le loro voci. Ma sul serio! Non pacche sulle spalle, ma azioni concrete e rapide, perché il punto di non ritorno è sempre più vicino. Ma io non credo nelle classi dirigenti europee e internazionali. Sono pessimista su questo. L’albero si riconosce dai suoi frutti, e la destra, nemica giurata dell’ambiente, non farà nulla per arginare questa sciagura. Spero, ovviamente, di essere smentito.

SUMMIT PER IL NUCLEARE


Francia: “Italia inclusa tra i paesi favorevoli al nucleare”. Il ministero dell’Ambiente smentisce. Salvini: “Un dovere investire nell’atomo”

Oggi si svolge a Stoccolma la riunione dei Paesi favorevoli al Nucleare per poter raggiungere l’indipendenza energetica e la neutralità carbonica, ovvero un saldo pari a zero tra la CO2 emessa e quella riassorbita. L’obiettivo del summit è quello di creare un’alleanza nucleare per inserire quest’ultimo accanto alle rinnovabili come pilastro della transizione energetica della nazione. I Paesi possono decidere il loro mix energetico tra questi due tipi di fonti. Il vicepremier Salvini, ministro alle infrastrutture, scrive “Investire sul nucleare pulito e sicuro di ultima generazione è un dovere sociale, economico e ambientale. Avanti futuro!”.

A questo summit avrebbe dovuto partecipare, secondo la Ministra per la Transizione Ecologica francese, anche l’Italia. Il leader dei Verdi Angelo Bonelli ha subito emesso la seguente nota: “Con quale mandato parlamentare domani l’Italia parteciperà all’incontro per una ‘Alleanza nucleare’, promosso dalla Francia a margine dei lavori del Consiglio Ue informale dell’energia? Se il governo Meloni vuole riportare il nucleare in Italia – dopo ben due referendum in cui la stragrande maggioranza degli italiani ha votato contro – venga in Parlamento, che di questa ‘Alleanza nucleare’ non è stato informato, ci porti i termini dell’accordo e promuova una nuova legge che, nel caso venisse approvata, ci vedrà in prima linea a promuovere un terzo referendum”.

Immediata, però, arriva la smentita del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin: “Non è prevista la presenza di nessun rappresentante italiano domani (oggi – ndr) a Stoccolma a incontri che avranno per oggetto la tematica del nucleare”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Staremo a vedere. Intanto lancio un sondaggio tra voi lettori del mio blog: In caso di indizione di un terzo referendum sul nucleare, sareste FAVOREVOLI o CONTRARI?

ALLARME SICCITÀ


Siccità, fiume Po a secco come in estate: -3 metri rispetto a zero  idrometrico | Sky TG24

La siccità è arrivata a livelli impressionanti in Italia. I livelli dei fiumi e dei laghi italiani è ai minimi storici, davvero allarmanti. Si pensava che le precipitazioni nevose dei giorni scorsi avessero preso finalmente il posto alla lunghissima primavera, durata fino a dicembre. Invece ora è tornata la primavera, gli insetti, comprese mosche e zanzare, si sono risvegliate, la natura si sta risvegliando. Una situazione che se continua a perdurare porterà alla desertificazione di vaste aree dell’Italia. L’agricoltura è il settore già più colpito dalla crisi idrica, figuriamoci se continua.

Bisognerà cominciare a fare di necessità virtù. Bisognerà desalinizzare l’acqua del mare, renderla pura, potabile e dunque trasportarla ai fiumi e ai laghi, oppure distribuirla. Bisogna “approfittarne” per pulire gli argini dei fiumi, per pulire ciò che ora è solo sabbia e che prima era immerso nelle acque. Bisognerà rimuovere tutti i rifiuti, per evitare che la prossima acqua sia avvelenata. Bisognerà dare lavoro a tantissima gente per fare tutti questi lavori. Se non ora, quando?

PROTESTA AL LARGO DELLE CANARIE


Basta trivellare, iniziate a pagare! Attiviste e attivisti hanno occupato  una piattaforma Shell in alto mare - Greenpeace Italia

Da due giorni al largo delle Canarie è in scena una protesta da parte di un gruppo di attivisti di Greenpeace International, che sta occupando una piattaforma di trivellazione di proprietà della Shell, con 34.000 tonnellate di petrolio e gas. Con il supporto della nave Arctic Sunrise di Greenpeace, gli attivisti sono saliti a bordo della White Marlin, diretta verso il Mare del Nord. La piattaforma occupata fa parte dell’infrastruttura di produzione che dovrebbe consentire al colosso petrolifero di sbloccare otto nuovi pozzi nel giacimento di petrolio e gas Penguins North Sea.

Gli attivisti, con indosso i rifornimenti sufficienti per occupare la piattaforma per diversi giorni, hanno srotolato uno striscione con scritto “Basta trivellare, iniziate a pagare!”. Questa azione non violenta serve per accendere i riflettori sul fatto che queste grosse multinazionali inquinano il pianeta senza pagare un euro di risarcimento per tutte le morti e i danni causati dalle loro attività. Nel frattempo il quartier generale della Shell esulta dichiarando apertamente i loro profitti: 32 miliardi di sterline, pari a quasi 40 miliardi di dollari. E se ne vantano pure!

Gli attivisti chiedono a Shell di assumersi le proprie responsabilità nella distruzione del clima, e di pagare per la devastazione causata in tutto il Pianeta. Inoltre dichiarano di voler perseguire anche nelle aule dei tribunali queste multinazionali finché non avranno pagato fino all’ultimo spicciolo.

Fonte: Tiscali Ambiente

Certo che hanno un gran bel coraggio gli attivisti di Greenpeace. Ah beh, protestano al largo delle Canarie e nel Quartier Generale di Shell a Londra. Mica negli Stati Uniti, dove invece la polizia ha ucciso un attivista perché protestava contro l’abbattimento di una parte di una foresta ad Atlanta. Qui l’articolo.

Una richiesta a mio avviso sacrosanta, e spero anch’io che ottengano giustizia. 

IL DATABASE DEL MEDITERRANEO


ClimateFish, il primo database sui pesci «sentinella». «Monitorano la crisi  climatica del Mediterraneo»- Corriere.it

Nasce ClimateFish, il primo database gratuito che raccoglie informazioni sulla presenza nel Mediterraneo di 15 specie di pesci “sentinella” del cambiamento climatico. La ricerca, durata 13 anni, è pubblicata su “Frontiers” ed è stata realizzata dal biologo marino Ernesto Azzurro. All’interno del database risultano registrate 7 specie autoctone e 8 specie esotiche del Mar Rosso.

L’ambito del campionamento copre 3mila aree di 7 Paesi del Bacino del Mediterraneo. Le specie autoctone più rappresentate sono la donzella pavonina e la salpa, anche se per quest’ultima si registra un calo demografico dovuto con tutta probabilità all’aumento della temperatura del mare, ma anche alla competizione con erbivori tropicali.

Le specie esotiche, al momento, restano sottorappresentate, e la loro presenza è concentrata per lo più nel settore orientale del Mediterraneo dove il fenomeno del riscaldamento è particolarmente accelerato, come ad esempio l’area a sud di Creta (+1,65 °C). “Grazie” a questo fenomeno, però, la loro specie dovrebbe crescere nei prossimi anni.

Con un tasso di riscaldamento circa tre volte più veloce di quello dell’Oceano, il Mediterraneo è un hot-spot sia di biodiversità sia del cambiamento climatico. Negli ultimi decenni parecchie specie si sono spinte verso i poli aumentando il rischio di estinzione, mentre l’arrivo di nuove specie esotiche erbivore come il pesce coniglio sta causando il fenomeno della desertificazione marina. Per maggiori approfondimenti vi rimando a questo interessante articolo.

MIMOSE IN FIORE


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Cari amici (come amavo iniziare i miei post molti anni fa e qualche capello fa),

anzitutto rinnovo i miei più sinceri auguri di un 2023 ricco di belle notizie per l’ambiente e per tutti voi. Il 2023 è iniziato con gli attivisti di “Ultima Generazione” che hanno imbrattato uno dei simboli del Parlamento, il Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica. A voi i commenti su questo episodio.

Ma oggi mi voglio soffermare su come è cominciato il 2023 a livello di clima. Di certo siamo sempre abituati a idealizzare il Natale con la neve e con il gelo fuori, e un’atmosfera calda e accogliente dentro casa. Purtroppo da parecchio tempo non è più così. Il Natale e il Capodanno sono sempre più miti, così come i nostri inverni. La neve a Natale? Soltanto negli spot e nei film. Ora non è più così.

Il 2023 a livello climatico, almeno qui in Sardegna, è cominciato e sta proseguendo con temperature quasi primaverili che stanno facendo sbocciare le mimose con ben due mesi d’anticipo. Le api, confuse, stanno già uscendo dal loro letargo, e si affacciano agli alberi e alle piante attratte dal bel profumo dei fiori che stanno sbocciando. Se questo però da un punto di vista estetico è poetico e meraviglioso, dal punto di vista climatico e delle coltivazioni, ma anche delle api, non lo è per niente! Infatti le ondate di gelo e di freddo, che comunque sono previste, ammazzano le colture, e le produzioni corrono un grave rischio.

Infatti, secondo uno studio di Coldiretti, esiste “la concreta possibilità che nelle prossime settimane le repentine ondate di gelo notturno brucino fiori e gemme di piante e alberi, con pesanti effetti sui prossimi raccolti futuri. In Sicilia dove si sono registrate punte di 20 gradi sono già fioriti i limoni in anticipo rispetto alla primavera. Ma in difficoltà è anche il mondo animale con casi di api che disorientate dalle alte temperature si risvegliano ed escono dagli alveari con il pericolo concreto di venire decimate dall’arrivo del freddo”.

L'Italia alla prova della siccità, mai così poveri d'acqua

Il caldo anomalo però è solo una conseguenza del cambiamento climatico. A questo è accompagnata una forte siccità. Mancano all’Italia ben 50 miliardi di metri cubi d’acqua, e il livello dei grandi laghi è allarmante. Infatti, il Lago di Como è al 18% della sua portata, il Lago Maggiore è al 26% e il Lago di Garda al 34%, mentre il Po è sceso di tre metri sotto lo zero idrometrico! Temperature e condizioni idriche da fine estate, non da inizio inverno. Speriamo che le ondate di pioggia e neve non facciano danni e soprattutto riempiano a un livello accettabile i fiumi e i laghi del nostro bel Paese. E speriamo che non ci siano danni importanti alle colture e alle produzioni.

D’altronde concordo con ciò che ha detto un climatologo: il 2022 non è stato l’anno più caldo degli ultimi 50 anni, ma sarà l’anno meno caldo dei prossimi 50 anni. Dove andremo a parare?

GLI AVVOLTOI


La sfida geostrategica dell'Artico - Osservatorio Globalizzazione

Non solo l’Ucraina. Adesso la Russia punta a conquistare niente meno che il Circolo Polare Artico, il Polo Nord, che, a causa dei, o “grazie ai” cambiamenti climatici, sarà più facile da conquistare, da accedere. Si stima, infatti, che di questo passo, entro l’estate del 2035, dovrebbe sciogliersi tutto il ghiaccio, secondo gli esperti intervistati dal National Geographic. Allora la “Northen Sea Route”, o “Transpolar Sea Route” sarà completamente accessibile per i cargo, il trasporto di energia e per il turismo; ma anche le forze armate russe potranno circolare e stabilirsi nella regione più facilmente. Poco importa allora che lo scioglimento del permafrost renderà inabitabili i pochi centri urbani esistenti, ma anche le basi militari, rendendo necessari interventi per ripararle o spostarle.

Tuttavia non è solo la Russia a voler conquistare il Polo Nord: anche la Cina, infatti, ha il sogno di sviluppare una “Via della Seta Polare”. Ma da chi è colonizzato il Polo Nord? Quante sono le basi militari installate nell’Artico?

Nell’Artico russo vivono 2,4 milioni di abitanti, ossia la metà della popolazione totale dell’intera regione, dove il Cremlino controlla il 53% delle coste. Ogni anno 18.000 persone vanno via, ma tre quarti del bilancio della difesa sono indirizzati all’espansione militare in questa area, tanto che negli ultimi otto anni Mosca ha riaperto o ammodernato circa 50 basi dell’epoca della Guerra Fredda.
Gli Usa invece hanno cinque basi in Alaska e una in Groenlandia, la Thule Air Base. Gli americani possiedono due navi rompighiaccio e il Canada 18, contro le 50 dei russi.

Fonte: Repubblica.it

Insomma, la “Guerra Fredda” sembra non avere fine. Come avvoltoi, i militari russi, cinesi e americani sono pronti a fiondarsi sulla carcassa dell’Artico, che sta morendo a causa dell’attività “umana” che ne modifica il clima, e dunque, il paesaggio.

NUOVE TRIVELLAZIONI E ATTIVISTI DI ULTIMA GENERAZIONE


Dai frutti si riconosce l’albero. Il nuovo governo vara i primi due provvedimenti e finalmente interviene sul caro energia, caro bollette per aziende e famiglie, e questo è buono. Speriamo sia sufficiente. Ciò che non condivido, e credo che pochi di voi condivideranno, è il via libera a nuove trivellazioni sull’Adriatico.

Certo che è strano, poiché quando a proporre le trivellazioni era il “rottamatore” Renzi, Meloni e Salvini gridavano il loro NO alle trivellazioni e invitavano a votare SI al referendum per abrogarle che invece Renzi invitava a boicottare, purtroppo riuscendoci. Se non ve li ricordate, ecco due immagini di “repertorio”:

Giorgia Meloni on Twitter: "Domani andrò a votare SI al #referendum sulle # trivelle. Non andare a votare sarebbe aiuto ad alcune grandi lobby ST  https://t.co/kWvrK9qfIp" / Twitter

Quando Meloni e Salvini votarono contro le trivelle vicino alla costa

Oggi la situazione si ribalta. Meloni e Salvini al Governo autorizzano nuove trivellazioni al largo delle coste Adriatiche. Capisco che siamo in emergenza, capisco che nel vostro programma lo abbiate messo nero su bianco il sì alle trivellazioni, ma evidentemente fate buon viso a cattivo gioco: quando eravate all’opposizione vi facevate paladini della difesa del mare, ora le volete voi, forse era per rivendicare la paternità dell’idea? Chi lo sa. Fatto sta che siamo in democrazia e purtroppo chi vince decide. Questo non vuol dire che noi non abbiamo diritto a fare opposizione o a lottare per difendere il territorio o per limitare i danni.

Ciò che invece oggi mi ha irritato è l’informazione del TG vicino al Governo. Si va be’, da anni l’informazione è pilotata sui TG e su carta. Non ci si deve sorprendere più di tanto. Però oggi, oltre al provvedimento sulle trivelle, dato in tutta serenità come se fosse una cosa buona e senza pericoli, è stata data anche un’altra notizia, e lì sono rimasto molto perplesso. E qui voglio dire la mia:

Gli attivisti di “Ultima Generazione” hanno di nuovo imbrattato un quadro, stavolta di Van Gogh in un museo di Roma, con della passata di verdure e incollandosi le mani alla parete hanno urlato slogan contro il carbone e il cambiamento climatico. Subito dopo gli attivisti sono stati arrestati e ora rischiano una denuncia per imbrattamento di opere d’arte. C’è da dire che gli attivisti di Ultima Generazione, prima di entrare in azione, chiedono se il quadro in questione è protetto da un vetro, proprio per evitare di rovinarlo. Il TG ha definito la loro azione come deplorevole, così come l’aver bloccato il traffico sul Grande Raccordo Anulare.

Se sull’aver bloccato il traffico concordo pienamente, poiché per bloccare il traffico ci vuole una manifestazione autorizzata dalla questura, sull’imbrattamento dell’opera di Van Gogh, che non dovrebbe aver subito danni, prendo le distanze da quanto detto dal TG, proprio per la ragione su spiegata. Si vuole forse passare il messaggio che chi protesta a favore dell’ambiente sia un teppista che compie solo atti deplorevoli? Non lo so, ciò che è certo è che l’informazione così com’è non va bene, né da una parte, né dall’altra.

Cosa ne pensate voi di ciò?

NON CHIAMATELO “MALTEMPO”


Non chiamatelo “maltempo”. Questa è la conseguenza del surriscaldamento globale e dei cambiamenti climatici, causati dalle nostre zozze attività e degli stramaledetti soldi.

Due morti e 20 feriti in Toscana. Caduti frammenti dal campanile di S. Marco a Venezia

In Toscana 2 morti e 20 feriti, con centinaia di interventi dei vigili del fuoco a causa degli alberi sradicati dal forte vento.

Albero caduto in mezzo alla Jesolana

A Venezia le raffiche di vento hanno raggiunto i 115 km all’ora: la laguna è stata flagellata per una decina di minuti, la bufera ha provocato il distacco di frammenti del campanile di San Marco.

A Chioggia è crollata un’altana e ci sono stati molti danni agli stabilimenti balneari.

A Bibione un 17enne è stato colpito in testa da una tavola da surf.

E ancora: a Piombino la ruota panoramica gira impazzita in balia del vento (qui il video).

I chcchi di grandine caduti a Compiano (foto da facebook)

A Parma grossi chicchi di grandine.

E’ impossibile elencare tutti i danni provocati dal maltempo in queste poche ore. Ma non è maltempo. Sono le conseguenze della “febbre” della Terra. Cosa comportano due gradi in più? Ora lo sapete. Cosa vuoi che siano due o tre gradi in più? Si sta meglio. Mi pare di no… E ce ne accorgiamo quando abbiamo la febbre. Cosa volete che sia febbre a 39 o a 40 anziché a 37 o 36,5? Ecco cos’è e cosa comporta. Anche per la Terra è così.

Ma davvero abbiamo ancora tempo per tornare indietro e per evitare il punto di non ritorno o lo abbiamo già superato?

LA PROTESTA DELL’ “ULTIMA GENERAZIONE”


Attivisti di "Ultima Generazione No Gas No Carbone", protestano agli Uffizi

Si sono incollati al vetro che protegge il capolavoro di Botticelli, la Primavera, protestando contro le scelte dei governi nazionali e chiedendo a gran voce di curare e proteggere l’ambiente come fanno con le opere d’arte. E’ successo ieri mattina agli Uffizi di Firenze, dove due attivisti di “Ultima Generazione” hanno esposto anche uno striscione con scritto “No Gas, No Carbone”.

Clima, blitz degli attivisti di Ultima Generazione agli Uffizi: si  incollano a La Primavera di Botticelli - L'Espresso

Come ha spiegato il museo, il celebre dipinto non ha subito danni proprio per la presenza del vetro speciale installato anni fa a protezione dell’opera, anche se, specificano gli attivisti in una nota, “né la cornice né il vetro che protegge la tela sono stati esposti a un rischio. Per assicurarcene, abbiamo consultato restauratori che ci hanno consigliato l’utilizzo di un incollante adatto a vetri e cornici. È per noi importante valorizzare l’arte, anziché danneggiarla, come i nostri governi fanno con l’unico pianeta a nostra disposizione”.

La protesta è durata pochi minuti, infatti un uomo e due donne sono stati portati in caserma e denunciati per interruzione di pubblico servizio, resistenza a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata e deturpamento o imbrattamento di cose. Una protesta che si inserisce in un quadro mondiale di proteste messe in atto dagli attivisti per il clima.

Protesta per il clima agli Uffizi, si 'incollano' alla teca della Primavera  del Botticelli - gonews.it

“Perché i musei? – spiegano da Ultima Generazione in una nota – L’Italia viene riconosciuta a livello internazionale come la culla del patrimonio artistico e museale. Ultima Generazione si rivolge al mondo dell’arte per lanciare un appello accorato affinché le nostre richieste vengano portate al governo da tutte le parti sociali. Il collasso eco-climatico e sociale in atto impatterà tragicamente anche la tenuta dei luoghi di conservazione dei beni culturali. Nello stesso modo in cui difendiamo il nostro patrimonio artistico, dovremmo dedicarci alla cura e alla protezione del pianeta che condividiamo con il resto del mondo”.

Attivisti per il clima di Ultima Generazione si incollano al vetro della  «Primavera» di Botticelli - Corriere TV

Le richieste degli attivisti sono due: interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse e cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale; procedere a un incremento di energia solare ed eolica di almeno 20GW nell’anno corrente e creare migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile, aiutando gli operai dell’industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

LA TRAGEDIA DELLA MARMOLADA


Tragedia nella Marmolada. Il crollo del ghiacciaio ha causato sette vittime e decine di dispersi (sarebbero almeno 13 coloro che ancora non si trovano). Queste immagini saranno impossibili da dimenticare, una tragedia molto probabilmente causata dagli effetti dei cambiamenti climatici.

“Oggi l’Italia piange le vittime” della tragedia della Marmolada “e si stringe a loro con affetto”, ha detto il premier, nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa dopo il sopralluogo. “Sono qui per esprimere la più sincera, affettuosa e accorata vicinanza alle famiglie delle vittime, dei dispersi, dei feriti”.

Draghi ha quindi ringraziato “la protezione civile, il soccorso alpino, i vigili del fuoco, le autorità sanitarie e i volontari per il loro coraggio, generosità e professionalità per operazioni che si svolgono in una situazione di grande pericolo”, rivolgendo un grazie anche alle istituzioni locali, a partire dal governatore veneto Luca Zaia.

Il presidente del Consiglio ha infine lasciato Canazei per far rientro a Roma, dove è atteso per la riunione del Consiglio dei ministri che dovrà decretare lo stato di emergenza per siccità nelle Regioni (soprattutto del nord) che ne hanno fatto richiesta.

“A farmi paura era il suono del ghiacciaio: nell’ultima settimana si sentiva il rumore dei torrenti che scavavano e scavavano sotto la calotta…”. A dirlo è stato il custode della Punta più alta della Marmolada, Punta Penia, 3343 metri, Carlo Budel. Un mese fa aveva denunciato la situazione:

“La Marmolada sta male, si scioglie e sta collassando. Qui un anno fa ero sommerso di neve, quest’anno c’è solo roccia. Durante l’inverno ha nevicato poco, al ghiacciaio manca la copertura e sotto si sentono i torrenti scorrere. Lo scorso anno ad agosto il ghiacciaio era bello imbiancato di neve, quest’anno è nero e fa un caldo atroce. Sembra di stare a Jesolo anziché in vetta alla Marmolada”.

Una tragedia che ha un unico colpevole: l’umanità intera con i nostri atteggiamenti e piccoli gesti quotidiani, e soprattutto i “grandi” della terra, che pensano solo allo stramaledetto profitto, a discapito di tutti gli altri, della salute nostra e dell’ambiente che ci circonda.

E lo ribadisco, cosa succede al nostro corpo quando abbiamo anche solo un paio di gradi in più rispetto al normale? Vomiti, mal di testa, spossatezza, mal di pancia, forse diarrea, tosse, catarro, … E’ normale? No. Si sta bene? Ovvio che no.

Ora traducetelo a livello di pianeta terra: terremoti, frane, crolli, smottamenti, innalzamento del livello dei mari, inondazioni, scioglimento dei ghiacciai, siccità, incendi, eventi sempre più estremi e sempre più frequenti… E’ normale tutto questo? No, ma purtroppo lo sta diventando. Si sta bene? Ovvio che no.

L’aumento della temperatura globale, allora, è una fake news dei soliti noiosoni ambientalisti e delle Greta di turno, o una drammatica verità? Mancano davvero 6 anni per invertire la rotta o siamo già arrivati al punto di non ritorno?

15 ANNI DA ECOLOGISTA


Era il 2 aprile del 2007 quando usciva il primo singolo del terzo album dei Linkin Park che ha segnato la svolta musicale nella storia della band, un salto di qualità notevole, anche se i fan di prima data come me non erano contenti, ma devo riconoscere la loro duttilità ed intelligenza artistica. Il video che accompagnava What I’ve Done mi ha impressionato sin da subito, e guardando le immagini capite perché.

Da allora ho capito qual era la mia vocazione terrena, quella alla difesa dell’ambiente e del territorio, dell’aria e dell’acqua, del suolo e del sottosuolo. Da quel giorno decisi di lottare ogni istante della mia vita per l’ambiente e nel mio piccolo adottare le misure necessarie per contribuire a salvare il salvabile e provare a essere coerente con me stesso e con le mie idee, con la mia vocazione.

Ora, a 15 anni da quella data, posso dire di aver vinto tante battaglie e di essere riuscito a essere coerente, anche se ho sempre l’impressione di non aver mai fatto abbastanza, con la speranza di riuscire nel presente e nel futuro a fare abbastanza. La mia lotta durerà tutta la mia vita, sperando ovviamente sia molto lunga, come la auguro a tutti voi. 🙂

LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA


Il discorso di Putin su Lenin e l'Ucraina: cosa ha detto per dare il via  all'invasione, e perché è il più importante degli ultimi 20 anni-  Corriere.it

Prima la decisione di quel gran figlio di Putin di aumentare a dismisura il prezzo del gas russo che ha portato il Ministro Cingolani a decidere di trivellare in Italia alla ricerca di gas nostrano per abbattere il prezzo delle bollette, schizzate fin sopra le stelle. Ora la guerra porta a un’altra conseguenza avversa all’ambiente (a parte la devastazione con i bombardamenti vari): la possibile decisione da parte del Governo di riaprire le centrali a carbone dismesse e qualche rigassificatore.

Impegni e transizione ecologica addio. E la scusa è subito pronta. Tranquilli, fra sei anni (visto che fra un anno si vota e vinceranno le destre nemiche giurate dell’ambiente) forse inizieranno ad impegnarsi. Forse…

MA QUALE TRANSIZIONE?


Trivelle in Adriatico, via libera del governo. L'ira dei sindaci: "Così  scivoliamo sotto l'acqua. Addio a vongole e turismo" - la Repubblica

Il Ministro per la “Transizione Ecologica” Cingolani dà il via libera alla ripresa delle trivellazioni al largo del Mar Adriatico per cercare il gas che ci salva dal caro bollette. Se l’intento dichiarato è ampiamente condivisibile, la strada per arrivare a quel risultato è completamente sbagliata.

Gli ecologisti e i comuni delle aree interessate protestano contro questa decisione che, a loro dire, è una “presa in giro”, e dichiarano guerra a colpi di carte bollate per contrastare questo provvedimento che “non risolverà il problema energetico del Paese e al contrario distruggerà molte aree”. La preoccupazione degli ecologisti è quella di non riuscire, di questo passo, a raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 2050, quelli che permettono di ottenere la neutralità climatica. Per ulteriori informazioni leggete questo articolo.

La mia vera preoccupazione, invece, è quella derivante dalla pericolosità degli incidenti che possono capitare durante la ricerca e/o estrazione del gas sotto il livello del mare, oltre all’inquinamento che provoca la trivellazione. Incidenti che possono causare disastri ambientali. Ma quale transizione ecologica, qui stiamo prendendo decisioni sbagliate, che non rappresentano delle soluzioni “tampone”, poiché si parla sempre di provvisorietà, ma finiscono sovente col diventare soluzioni definitive.

UE: GAS E NUCLEARE POSSONO AVERE L’ETICHETTA VERDE


nucleare

La Commissione Europea ha deciso che gas e nucleare siano fondamentali per realizzare la transizione energetica, per cui possono, a determinate condizioni, avere l’etichetta verde. Il provvedimento è stato varato con modifiche marginali rispetto alla bozza del 31 dicembre scorso e ora dovrà essere esaminato da Consiglio e Parlamento.

Le modifiche riguardano la rimozione dei target intermedi, per la conversioni delle centrali a gas naturale verso i gas decarbonizzati, e la parte sulla trasparenza per gli investitori, in modo che siano informati se i prodotti finanziari siano in qualche modo legati a gas e nucleare.

Fonte: ansa.it

Cosa ne pensate di questa decisione? Condividete?

LA RISPOSTA DELL’ITALIA


Perché non sarà il nucleare a salvarci dalla crisi climatica

Se i Verdi tedeschi hanno detto di NO alla proposta francese sul nucleare, il Parlamento Italiano ieri ha respinto la risoluzione avanzata dalla verde Rossella Muroni con la quale si impegnava il Governo a lavorare in sede di Consiglio Europeo per escludere il Nucleare e il Gas dalla Tassonomia Verde dell’Unione Europea. Tutto questo accade perché il ministro della “Transizione Nucleare” Cingolani, si è ampiamente impegnato a sostenere la posizione del governo francese e quindi dell’industria nuclearista francese già fortemente indebitata.
I Verdi italiani, per via del Presidente Angelo Bonelli e di Eleonora Evi, si dicono preoccupati e inquietati per via del “voto contrario espresso anche da forze di centrosinistra, compresi PD e M5S. Il centrosinistra, anziché rincorrere le politiche nucleariste e contro l’auto elettrica del ministro Cingolani, dovrebbe guardare all’esperienza del governo rosso-verde della Germania che, nel suo programma, prevede di produrre, entro il 2030, l’80% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili e di immatricolare 15 milioni di auto elettriche, installando 1 milione di punti di ricarica: il contrario di quello che fa questo ministro, il quale, alcuni giorni or sono, si è vantato di aver sbloccato impianti da rinnovabili per 0,35 GW quando avremmo bisogno di installare ogni anno 7 GW da qui al 2030 per poter raggiungere gli obiettivi UE”.

Ecco dunque tornare “di moda” l’argomento del nucleare, già ampiamente respinto due volte in due referendum distinti e separati. Ma si sa che è inutile il referendum, altrimenti non ce lo avrebbero lasciato fare. Stavolta andranno avanti senza referendum, perché il parere del popolo lo sanno già. È una vera e propria mancanza di rispetto nei confronti della volontà popolare (vox populi, vox dei). La sovranità non appartiene più al popolo, ma al Parlamento.

NUCLEARE “SOSTENIBILE”?


Armi nucleari: perché il rischio ora è più alto – Orizzonti Politici

Macron ha chiesto all’U.E. di considerare il nucleare e il gas tra le energie sostenibili, anziché come fonti fossili. Ecco per dove passa la strada della transizione energetica dalle fonti fossili alle rinnovabili. Ecco la famosa “transizione ecologica” tanto sbandierata anche in Italia. Gas e nucleare vengono considerati fondamentali per la transizione ecologica, inseriti addirittura nella lista green. Una via di mezzo, insomma. Il mondo di mezzo.

Macron ha chiesto di inserirli probabilmente perché l’energia nucleare prodotta dalla Francia permette loro di sprecarla, poiché sono in sovrapproduzione. Tant’è che lì funziona tutto a elettricità. Anche le cucine funzionano tutte a elettricità. Dovete sapere, infatti, che l’energia nucleare non può essere accumulata. La produzione è talmente tanta che bisogna consumarla subito, “appena sfornata”.

La Germania, con i Verdi tedeschi, dopo un sì iniziale, ora si oppongono a questa scelta. E l’Italia? Sarà d’accordo il Ministro della Transinzione Ecologica Cingolani o si opporrà? Ai posteri l’ardua sentenza.

Come la penso io? Ovviamente mi oppongo, anche perché sostenibile non lo è per niente: né dal punto di vista economico, né dal punto di vista ambientale, poiché, se è vero che non produce gas a effetto serra, è altrettanto vero che produce delle radiazioni pericolosissime per l’uomo e per l’ambiente. Chernobyl insegna.

NON CHIAMATELO “MALTEMPO”


Maltempo: voli dirottati e cancellati a Catania e Palermo - Sicilia -  ANSA.it

Sono terrificanti le notizie e le immagini che stanno arrivando in queste ore dalla Sicilia, dove un uomo ha perso la vita a Catania, annegato nel fiume in piena creato dal nubifragio. Salgono a due le vittime in poco più di 72 ore e una donna è ancora dispersa. Mentre c’è ancora chi parla di Ponte sullo Stretto, queste sono le drammatiche condizioni in cui versa il sud Italia, distrutto dal dissesto idrogeologico. Cosa deve ancora accadere per far comprendere a chi ci governa che la crisi climatica sta già causando perdite di vite umane, danni economici e sociali enormi?

Maltempo, tornado oggi a Catania: nubifragio e alberi divelti. VIDEO | Sky  TG24

Con un costo delle calamità naturali, fino al 2018, di 308 miliardi di euro, l’Italia si sta trasformando in un Paese tropicale che deve subire uragani e un’evidente fragilità idrogeologica legata alla forte cementificazione. Nonostante dei dati tragicamente eloquenti come gli 80 miliardi di danni causati dallo smog che, secondo l’Agenzia europea dell’Ambiente, produce, in Italia, 56 mila morti l’anno, l’erosione costiera che pesa 80 miliardi di euro l’anno, il consumo di suolo, tra il 2012 e il 2030 stimato da SNPA tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, c’è chi vuole fermare la transizione ecologica, unica risposta a una crisi che mette a serio rischio il futuro.

Cosa è successo oggi a Catania: il medicane su Sicilia e Calabria

Il “bagno di sangue” non è la transizione, come è stata definita dal ministro Cingolani, ma gli oltre 1400 eventi climatici estremi in Italia nel 2021 dove l’effetto dei cambiamenti climatici con l’alternarsi di siccità e alluvioni è costato oltre 14 miliardi di euro in un decennio. Il governo non può più rimandare: metta in campo gli strumenti economici di cui dispone per rendere socialmente desiderabile la transizione ecologica per provare ad arginare una crisi climatica che rischia di travolgere l’intero Paese”.

Sono parole di Angelo Bonelli, leader di Europa Verde (Verdi Italiani), su quello che sta accadendo a Catania in questi giorni. Sono immagini che devono davvero smuovere le coscienze e il governo ad intervenire sulla messa in sicurezza del territorio, una vera e propria finanzaria per studiare, progettare e realizzare opere di salvaguardia del territorio. Più rimandiamo, sempre peggio sarà e sempre più morti dovremmo piangere. O adesso, o subito, o ora. Basta con tutto questo scempio. Non chiamiamolo “maltempo”. Chiamiamolo con il proprio nome: conseguenze dei cambiamenti climatici in atto, scatenati dalle nostre attività velenose.

#SicurezzaSubito #NonChiamateloMaltempo #AgireSubitoOMorire

BLA BLA BLA…


Towards Cop26: Uae and Youth4Climate initiative

“Sono solo parole” canta Noemi in una delle sue più celebri e belle canzoni. Sono quelle dei “big” politici, i cosiddetti G, quelli che si riuniscono per “decidere sul nostro futuro e su quello del nostro pianeta. Di contro un’altra G: Greta Thunberg, la piccola attivista paladina dell’ambiente che non ha paura di cantargliele.

L’occasione è quella dell’evento “Youth4Climate”, gioventù per il clima, dove ha partecipato anche il Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani e il Primo Cittadino di Milano Beppe Sala. Greta, nel suo intervento, ha denunciato i “Bla Bla Bla” dei politici. Tante parole e pochi fatti. Ecco alcuni estratti del suo discorso:

Home | Fridays For Future Italia

“Quando parlo di cambiamento climatico cosa vi viene in mente? Io penso ai posti di lavoro, ai lavori verdi, ecologici – ha continuato – dobbiamo trovare una transizione senza traumi, perché non c’è il piano B, non c’è il piano bla bla bla. Qui non stiamo parlando semplicemente di un costoso e politicamente corretto green washing bla bla bla, green economy bla bla bla, net zero al 2050 bla bla bla. Non si può andare avanti con il bla bla bla. È tutto quello che sentiamo dai nostri cosiddetti leader politici. Parole che sembrano bellissime ma per ora non hanno portato ad alcuna azione”.

“La crisi climatica è sintomo di una crisi di più ampio respiro, la crisi sociale della ineguaglianza, che viene dal colonialismo – ha detto ancora Greta -. Una crisi che nasce dall’idea che alcune persone valgono più di altre e quindi hanno diritto di sfruttare e derubare altri della loro terra e risorse”.

“I nostri leader non agiscono volutamente, e questo è un tradimento – ha attaccato ancora Greta – Non possono dire che lo fanno, perché continuano ad aprire miniere di carbone e a sfruttare giacimenti, senza aumentare i fondi ai paesi vulnerabili”. Poi l’affondo: “Selezionano giovani come noi facendo finta di ascoltarci, ma non è vero. È chiaro che non ci stanno ascoltando, non ci hanno mai ascoltati”. La tendenza però “può essere invertita”, secondo l’attivista “è ancora possibile”. “La speranza non è un qualcosa di passivo, non è un bla bla bla, ma vuol dire verità, vuol dire agire, e la speranza viene sempre dalla gente”.

Immagini e articolo su Il Fatto Quotidiano

Sono giorni di grande mobilitazione giovanile. Ricomincia la scuola, ricominciano i Fridays For Future, gli scioperi per il clima, poiché non esiste un pianeta B, e non c’è più tempo. Viva i giovani, mossi ancora una volta dalla paladina dell’ambiente e del futuro, sono l’unica speranza di cambiamento.

SCENARI DA FILM FANTASCIENTIFICO


Foto Nasa

Lo studio pubblicato di recente sulla rivista Nature Climate Change non lascia spazio agli equivoci. L’agenzia spaziale statunitense ha di recente lanciato un allarme relativo ad una pericolosa oscillazione che, da qui a pochi anni, porterà la nostra Luna ad un piccolo cambio di orbita che potrebbe avere ripercussioni importanti sulla vita nel nostro Pianeta.

L’impercettibile cambio di orbita della Luna renderà il prossimo decennio problematico dal punto di vista delle inondazioni. A rischiare di più saranno ovviamente le città e le comunità che vivono sulla costa. Saranno nove anni e tre mesi (la metà di 18 anni e sei mesi, che è la durata del normale ciclo lunare) da fantascienza. Infatti, per metà del ciclo le alte maree sono più basse del normale e le basse maree sono più alte; nell’altra metà del ciclo, invece, le maree vengono amplificate: le basse maree diminuiscono, mentre spingono verso l’alto le alte maree.

Questo potrebbe provocare grossi problemi a livello di inondazioni delle città e località costiere.

Fonte: Tiscali Notizie, foto: NASA.

LAGHI SEMPRE PIÙ POVERI DI OSSIGENO


Foto Ansa

I laghi sono sempre più poveri di ossigeno, a causa del riscaldamento globale. A essere a rischio è anche la qualità dell’acqua potabile, oltre alla biodiversità. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Nature. La ricerca in questione analizza i laghi nelle zone temperate, e rileva un calo del 5.5% dei livelli di ossigeno in superficie e del 18.6% nelle acque profonde dal 1980 a oggi.

“Tutto il complesso della vita dipende dall’ossigeno. Quando si inizia a perderlo, si ha un impoverimento potenziale di specie. I laghi stanno perdendo ossigeno 2,75-9,3 volte più in fretta degli oceani. Un calo che può avere un impatto sull’ecosistema” dice uno dei ricercatori.

“I laghi sono delle sentinelle del cambiamento ambientale e di potenziali minacce, perché rispondono ai segnali atmosferici e dell’ambiente circostante. Se questa loro maggiore biodiversità sta cambiando così rapidamente, vuol dire che i cambiamenti atmosferici hanno già influito sugli ecosistemi”.

Fonte e immagine: Tiscali Ambiente

Ecco un altro sintomo dei cambiamenti climatici in atto. E si sa che l’acqua è formata da due molecole di idrogeno e da una di ossigeno. Senza ossigeno non sarebbe acqua. Ancora non ci rendiamo conto di quanto male stiamo facendo alla nostra terra e quindi a noi stessi con le nostre attività che favoriscono i mutamenti climatici. Ancora non ci rendiamo conto di quali conseguenze potrebbero aspettarci se non invertiamo la rotta.

orologio del clima

E come dice l’orologio del clima, installato a Roma, abbiamo meno di sette anni per cambiare. E precisamente sei anni e sette mesi. (Immagine presa dal sito rinnovabili.it)