Il meraviglioso Lago d’Iseo rischia di essere colpito da una maxi-frana. Infatti il Monte Saresano sta cedendo. Il distaccamento della roccia è stimato in 2 milioni di metri cubi di materiale roccioso che potrebbe causare effetti disastrosi. Qualche giorno fa la questione è stata sollevata in aula dal deputato del MoVimento 5 Stelle Dori Devis, che assieme ai suoi colleghi Alberto Zolezzi e Claudio Cominardi ha presentato un’interrogazione al Premier Mario Draghi, chiedendo la dichiarazione di uno stato d’emergenza di rilievo nazionale sul Lago d’Iseo.
Le cause di questo cedimento sarebbe dovuto all’attività del cementificio Italsacci, che dal 2018 fa capo alla Società Italcementi S.P.A., attiva sin dai primi anni del ‘900, e la cui intensa attività estrattiva ha provocato diverse frane nel corso degli ultimi decenni. A febbraio 2021, l’area “ha iniziato pericolosamente a cedere in modo significativo, creando crepe ben visibili e movimenti importanti rilevati dagli strumenti di monitoraggio”. Attualmente il cementificio conta 60 dipendenti contro i 400 degli anni ’60.
Il Presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale, Antonello Fiore, ha parlato di una frana molto pericolosa perché, in funzione della sua evoluzione e velocità di spostamento, finendo nel lago d’Iseo potrebbe generare un’onda anomala alta fino a 5 metri. Eventi franosi sono già stati registrati in passato sul territorio. Da fine 2020, il rischio è tornato a farsi concreto con scivolamenti che sono diventati più significativi tra gennaio e febbraio (si è arrivati a una velocità di scivolamento di circa 2 centimetri al giorno).
Nel frattempo è arrivata a quasi mille firme la petizione lanciata alcuni giorni fa su Change.org da Legambiente Basso Sebino per chiedere proprio la chiusura dell’impianto di Tavernola Bergamasca. “Ora non ci sono più dubbi. L’attività della Cementifera Italsacci è molto nociva per la salute e la sicurezza della popolazione, non solo di Tavernola, ma di tutto il lago d’Iseo”, scrive Legambiente che chiede di fermare le escavazioni e che venga chiusa la cementifera. E i 60 dipendenti? Legambiente propone di rioccuparli nella bonifica del sito.
Fonte: Il Fatto Quotidiano