RISCHIO FRANA SUL LAGO D’ISEO


Rischio di una maxi-frana sul lago d’Iseo, M5s: “Chiediamo lo stato d’emergenza”. Esperti: “Se si stacca, possibile onda anomala”

Il meraviglioso Lago d’Iseo rischia di essere colpito da una maxi-frana. Infatti il Monte Saresano sta cedendo. Il distaccamento della roccia è stimato in 2 milioni di metri cubi di materiale roccioso che potrebbe causare effetti disastrosi. Qualche giorno fa la questione è stata sollevata in aula dal deputato del MoVimento 5 Stelle Dori Devis, che assieme ai suoi colleghi Alberto Zolezzi e Claudio Cominardi ha presentato un’interrogazione al Premier Mario Draghi, chiedendo la dichiarazione di uno stato d’emergenza di rilievo nazionale sul Lago d’Iseo.

Il Monte Saresano sta franando: spostamenti di 7/8 millimetri al giorno -  Montagne & Paesi

Le cause di questo cedimento sarebbe dovuto all’attività del cementificio Italsacci, che dal 2018 fa capo alla Società Italcementi S.P.A., attiva sin dai primi anni del ‘900, e la cui intensa attività estrattiva ha provocato diverse frane nel corso degli ultimi decenni. A febbraio 2021, l’area “ha iniziato pericolosamente a cedere in modo significativo, creando crepe ben visibili e movimenti importanti rilevati dagli strumenti di monitoraggio”. Attualmente il cementificio conta 60 dipendenti contro i 400 degli anni ’60.

Piano di evacuazione sul Lago d'Iseo: rischio di frana con tsunami dal Monte  Saresano - Quotidianpost

Il Presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale, Antonello Fiore, ha parlato di una frana molto pericolosa perché, in funzione della sua evoluzione e velocità di spostamento, finendo nel lago d’Iseo potrebbe generare un’onda anomala alta fino a 5 metri. Eventi franosi sono già stati registrati in passato sul territorio. Da fine 2020, il rischio è tornato a farsi concreto con scivolamenti che sono diventati più significativi tra gennaio e febbraio (si è arrivati a una velocità di scivolamento di circa 2 centimetri al giorno).

Lago di Iseo, rischio onda fino a 9 metri: 3 scenari per la frana

Nel frattempo è arrivata a quasi mille firme la petizione lanciata alcuni giorni fa su Change.org da Legambiente Basso Sebino per chiedere proprio la chiusura dell’impianto di Tavernola Bergamasca. “Ora non ci sono più dubbi. L’attività della Cementifera Italsacci è molto nociva per la salute e la sicurezza della popolazione, non solo di Tavernola, ma di tutto il lago d’Iseo”, scrive Legambiente che chiede di fermare le escavazioni e che venga chiusa la cementifera. E i 60 dipendenti? Legambiente propone di rioccuparli nella bonifica del sito.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

IL CASO DELLE BUSTE DELLA SPESA A PAGAMENTO


Sacchetti ortofrutta a pagamento, il divieto di quelli in plastica non l’ha imposto la Ue. La decisione è del governo

“Ce lo chiede l’Europa!”. E’ la solita scusa, la solita frase-alibi di chi vuole imporre cose “impopolari” perché quelle popolari fanno solo danni, mentre le cose “impopolari” sono come la punturina che serve per guarire dalla malattia, e quindi nel lungo periodo sono molto efficaci. Stavolta la “punturina” riguarda la tassa sulle buste della spesa, i sacchettini in bioplastica o biodegradabili che dal primo gennaio abbiamo cominciato a pagare, da 1 a 5 centesimi.

Partiamo col dire che l’Europa stavolta non c’entra proprio nulla. A chiedercelo stavolta è solo il Governo Gentiloni. Infatti l’ultimo governo non eletto, la scorsa estate ha inserito, nel DL sul Mezzogiorno, un emendamento di recepimento di una Direttiva dell’Unione Europea del 2015, ma attenzione, tale Direttiva, come scritto nel Fatto Quotidiano, “si focalizzava soprattutto sulle borse in plastica per insacchettare la spesa (quelle che in Italia sono state messe fuori legge già dal 2012) e precisava esplicitamente la possibilità di escludere dalle misure le bustine trasparenti per frutta e verdura. Tanto che solo la Francia ha imboccato la stessa strada dell’Italia, mentre la maggior parte degli stati membri si è limitato alle buste per la spesa in plastica tradizionale, mettendole a pagamento”.

Ma allora, chi ci guadagna da questo provvedimento? I vantaggi ambientali sono tutti da verificare. Chi invece ci guadagna veramente sarà chi produce polimeri a base vegetale e sacchettini in bioplastica. Cioè l’azienda piemontese Novamont, guidata da Catia Bastioli, che ha inventato la bioplastica biodegradabile e compostabile Mater-bi. Bastioli nel 2011 ha partecipato alla Leopolda e nell’aprile 2014, due mesi dopo l’insediamento di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, è stata da lui nominata presidente della partecipata pubblica Terna (ecco gli interessi del governo…).

C’è da dire però che la Novamont non è l’unica che ci guadagna. Infatti, secondo le stime della Società Plastic Consult, il giro d’affari dei sacchetti frutterebbe all’Italia 100 milioni di euro l’anno, per un volume di 25 mila tonnellate. Non male come mercato! A livello mondiale sono dieci le aziende chimiche attive in questo settore.

Fonte e immagine: Il Fatto Quotidiano

Io consiglio a tutti voi di portarvi le buste della spesa da casa vostra, quelle riutilizzabili, quelle che avete conservato, di modo da non pagare nulla, e da risparmiare veramente sui rifiuti. In Svizzera sono in circolazione dei sacchetti a retina, riutilizzabili e lavabili in lavatrice a 30°C, su cui si possono attaccare e staccare le etichette con il prezzo dei prodotti acquistati. Svizzera Docet!

ASCOLTATE IL MARE


Stop a cotton-fioc non biodegradabili e microplastiche nei cosmetici. Realacci: 'L’Italia è il primo Paese al mondo a farlo'

Sturatevi le orecchie e ascoltate la voce del mare, purché poi non buttiate i cotton-fioc sott’acqua. L’Italia, dichiara Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente alla Camera, dice basta ai cotton-fioc e a tutta la plastica nel Mar Mediterraneo. Secondo un recente studio di Legambiente il 91% dei rifiuti plastici presenti nel “grande lago salato” del Mediterraneo sarebbero proprio composti da cotton-fioc.

Soddisfatto anche il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, che ringrazia Realacci per aver “portato avanti nel tempo questa battaglia in Parlamento, condividendola con diverse realtà ambientaliste”. Esulta anche Legambiente, annunciando che vigilerà affinché si arrivi all’approvazione definitiva da parte del Parlamento.

Saranno stanziati 250mila euro per favorire la promozione, la produzione e la commercializzazione dei cotton fioc bio e previsto l’obbligo di indicare sulle confezioni “informazioni chiare sul corretto smaltimento” citando “il divieto di gettarli nei servizi igienici e negli scarichi”. Multe che arrivano a 25mila euro e sospensione della produzione per i trasgressori.

Fonte: notizie.tiscali.it

Ed esulto anche io per questa notizia confortante. Musica per le mie orecchie. Cosa ne pensate?

LA SFIDA RICICLONA


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Da due anni, a Barrali, un paesino di poco più di 1.100 abitanti in Provincia di Cagliari, è in atto una “sfida riciclona”. Sono stati sistemati, nell’ecocentro cittadino, dei compattatori di rifiuti per il conferimento di plastica, vetro e lattine. Ogni cittadino riceve degli ecopunti per effetto dei quali, chi ricicla di più usufruirà di un premio: un “ecosconto” in bolletta.

Ieri il Sindaco Fausto Piga ha ritirato a Milano il premio nazionale di Legambiente, la targa “Innovazione amica dell’Ambiente” per la categoria “Abitare in comunità smart”. Gli sconti possono andare da 50 a 200 euro, e per i più virtuosi lo sconto arriva anche al 50% sul costo della bolletta.

Cliccate sul seguente indirizzo per guardare questo bellissimo video del TG della principale emittente sarda Videolina:

http://www.videolina.it/articolo/tg/2017/11/16/barrali_e_la_sfida_riciclona_il_premio_nazionale_di_legambiente-78-666871.html

Cosa ne pensate? Magari si potesse fare in ogni comune italiano… Provate a chiedere ai vostri sindaci se accettano la sfida!

TORINO: EMERGENZA SMOG


Risultati immagini per Torino

L’inquinamento, ogni anno, in Italia produce 9 milioni di morti: 6,5 milioni dovuti all’inquinamento atmosferico e 1,5 milioni dovuti all’inquinamento idrico. Dati del 2015 della Rivista “Lancet”. A Torino, in questo lunghissimo periodo di secca, lo smog ha costretto le autorità della Città della Mole ad obbligare i cittadini a non aprire le finestre. Sono 25 le città ad aver superato il limite annuale dei 35 giorni per il superamento di emissioni dei limiti consentiti dalla legge.

A causarlo, oltre all’industria e al traffico, è, come dicevo prima, il lunghissimo periodo di siccità. La Pianura Padana è coperta da una preoccupante cappa di smog. Già da ieri la Sindaca di Torino ha preso provvedimenti, impedendo ai veicoli fino ad Euro 4 di circolare dalle 8 alle 19. A partire da domani questo provvedimento verrà esteso anche ai veicoli Euro 5. Legambiente e Verdi contestano il ritardo nell’intervento delle autorità e l’abulìa delle stesse nel combattere questi fenomeni.

Fonte: TGcom24

IL MARE PIU’ BELLO DEL 2017


bandiera blu

Anche quest’anno Legambiente e Touring Club Italiano hanno stilato la classifica dei mari più belli, premiandoli da una a cinque vele blu. Il mare più bello è quello di Chia, la spiaggia di Domus De Maria, in Provincia di Cagliari. In generale la Sardegna è la Regione più premiata, cioè, quella che ha ricevuto il maggior numero di “cinque vele blu”.

Come Miglior Comune è stato premiato invece Castiglione della Pescaia, nella Maremma Toscana, seguito da Scarlino, Marina di Grosseto e Follonica (GR). Al terzo posto svetta Posada, in Provincia di Nuoro, seguito da Siniscòla, sempre in Provincia di Nuoro.

Nella graduatoria anche il Litorale di Baunei (sulla costa orientale sarda), la Planargia (il litorale del comune di Bosa), la Gallura e l’Arcipelago La Maddalena. Anche quest’anno la Guida dedica una sezione alle località regine del turismo lacustre. Nella classifica dei comprensori lacustri a cinque vele svetta al primo posto il Lago di Molveno (Tn), seguito da Lago di Fie’ (Bz) e dal Lago di Monticolo (Bz), tutti in Trentino Alto Adige. Seguono in graduatoria il Lago del Mis in Veneto, il Lago dell’Accesa (Toscana) e il lago di Avigliana Grande (in Piemonte).

I comprensori raccolti nella guida sono stati individuati sulla base dei dati raccolti da Legambiente sulle caratteristiche delle qualià ambientali e di quelle dei servizi ricettivi. I dati sono stati integrati dalle valutazioni espresse dai circoli locali e dall’equipaggio di Goletta Verde.

Fonte: Rainews 24

Ed eccovi le immagini di alcune delle località premiate, cioè, quelle che vi ho citato:

Immagine correlata

Chia

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Castiglione della Pescaia

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Scarlino

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Marina di Grosseto

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Follonica

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Posada

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Capo Comino – Siniscola

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Litorale Baunei

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Litorale Bosa

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Gallura

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Arcipelago della Maddalena

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Lago di Molveno

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Lago di Fiè

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Lago di Monticolo

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Lago del Mis

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Lago dell’Accesa

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Lago di Avigliana Grande

Visitate questi magnifici posti, se avete la fortuna di farlo.

L’UE DICE Sì ALLA BIODIVERSITA’


biodiversità

Le direttive europee sulla biodiversità vanno rispettate in tutti gli Stati Membri. E’ quanto è stato deciso ieri dal Parlamento Europeo con ben 592 sì e solo 52 no (anche se voglio sapere chi è che ha votato no). Ad esultare sono le associazioni Legambiente, Lipu-Bird Life Italia e WWF Italia. Queste direttive consentono di tutelare le specie e gli habitat più preziosi d’Europa. Il voto finale è previsto al Parlamento Europeo per il prossimo mese di aprile.

Un voto indispensabile per permettere alla Strategia sulla Biodiversità di raggiungere gli obiettivi prefissati, anche grazie al rafforzamento delle due direttive sulla tutela della natura. Le associazioni si dichiarano molto soddisfatte del risultato del voto di Strasburgo, anche se resta ancora molto da fare in conto delle direttive Habitat e Uccelli.

Questo voto è stato reso possibile grazie alla petizione internazionale firmata da 500mila cittadini europei per chiedere che le direttive Uccelli e Habitat fossero applicate con pienezza e determinazione.

Fonte: lanuovaecologia.it

Un bel passo in avanti verso la tutela della biodiversità è stato fatto. Resta ancora molto da fare. Speriamo che almeno su questi temi anziché maggioranza bulgara ci sia unanimità di vedute.

VENETO: DISASTRO AMBIENTALE A CAUSA DELL’ACQUA INQUINATA


acqua in veneto

Sarebbero ben 59 i comuni inquinati in Veneto tra le province di Padova, Vicenza e Verona. Le falde acquifere infatti sono inquinate da Pfas, sostanze rilasciate dalla fabbrica Miteni di Trissino, che da quarant’anni è in attività nel Veneto ed è gestita da una multinazionale. Da decenni questi materiali inquinano le falde acquifere, comprese quelle per l’irrigazione dei campi, con conseguente inquinamento del prodotto alimentare.

Sono tanti i pozzi inquinati da queste sostanze, che avrebbero una persistenza di circa sessant’anni nell’acqua e di cinque anni nel sangue. Perciò dodici associazioni ambientaliste, guidate da Legambiente, hanno sporto denuncia per disastro ambientale, richiedendo il sequestro dei pozzi inquinati. L’avvocato E. Varari, firmatario dell’esposto, denuncia che “l’inquinamento è irreversibile, e ha effetti disastrosi sulla salute umana“.

E’ a dir poco preoccupante la situazione sanitaria in Veneto, prima regione per quanto riguarda l’incidenza dei tumori, soprattutto a causa del Pfas, che attaccherebbe testicoli, reni e linfonodi, e che colpiscono soprattutto gli adolescenti.

Fonte: identitainsorgenti.com

Un disastro ambientale che i media hanno finora tacciuto. Ed è giusto che si cominci a parlarne.

IL MARE PIU’ BELLO D’ITALIA


Come ogni anno, Legambiente assegna anche quest’anno le 5 vele blu alle località marine italiane più belle e ovviamente ai relativi comuni che si impegnano a mantenere pulite le spiagge, ad offrire servizi ai bagnanti, a tutelare la vegetazione, a mantenere puliti i fondali marini. La Regione che ha ricevuto più vele è la Sardegna, ma sul podio troviamo tre località marine di altre regioni.

Al primo posto si piazza infatti Castiglione della Pescaia (GR), posto d’onore per San Vito Lo Capo (TP), terzo posto per Pollica (SA). Al quarto posto troviamo la prima delle quattro località sarde a cinque vele: Posada (NU). Al quinto posto c’è Vernazza (SP), e al sesto troviamo la splendida Otranto (LE).

Altre nove località hanno conquistato le cinque vele. Si tratta di Domus de Maria (CA), Capalbio (GR), Melendugno (LE), Baunei (OG), Maratea (PZ), Bosa (NU), Polignano a Mare (BA), Roccella Jonica (RC), e Camerota (SA).

Fonte: Ecoblog.it

Ed eccole le bellissime 15 località premiate quest’anno da Legambiente.

castiglione della pescaia

Castiglione della Pescaia

san vito lo capo

San Vito Lo Capo

pollica

Pollica

posada

Posada

vernazza

Vernazza

otranto

Otranto

domus de maria

Domus de Maria

capalbio

Capalbio

Melendugno

Melendugno

baunei

Baunei

maratea

Maratea

bosa marina

Bosa Marina

polignano a mare

Polignano a Mare

roccella jonica

Roccella Jonica

camerota

Camerota

Mi raccomando, visitate queste splendide località, se avete la fortuna di farlo.

ECCO COSA PREVEDE IL DECRETO SUGLI ECOREATI


ecoreati
Ieri è stato approvato il decreto sugli ecoreati, tanto contestato dagli ecologisti, ma appoggiato da associazioni come Legambiente, WWF e Greenpeace. Un provvedimento amato e odiato, appoggiato e contestato; e approvato a larga maggioranza non solo dal Governo, ma anche da SEL e persino dal MoVimento 5 Stelle. Si contesta al provvedimento una parolina che potrebbe causare danni enormi in termini di giustizia. Quella parolina è abusivamente. Ma vediamo nei dettagli cosa prevede questo provvedimento:
La norma introduce nel codice penale il titolo VI-bis: dei delitti contro l’ambiente. Il provvedimento affronta tantissimi punti. Vediamoli uno per uno:
Inquinamento ambientale: Pena da 2 a 6 anni di carcere per chiunque, abusivamente, provoca “una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili: delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo; di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna”. Previste aggravanti in caso di lesioni o morte a una o più persone: da 2 anni e 6 mesi fino a 7 anni per lesioni che comportino più di 20 giorni di malattia; da 3 a 8 anni per lesioni gravi; da 4 a 9 per lesioni gravissime; da 5 a 10 in caso di morte.
Disastro ambientale: Chiunque, abusivamente, provoca un disastro ambientale è punito con la reclusione da 5 a 15 anni.
Reati in aree protette: Sia per il reato di inquinamento ambientale che di disastro ambientale la pena viene aumentata nel caso in cui i reati vengono commessi in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo paesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico, o nel caso in cui vengano danneggiate specie animali o vegetali protette.
Delitti colposi: Nel caso in cui i reati di inquinamento e di disastro ambientale vengano commessi per colpaanziché per dolole pene sono ridotte da un terzo a due terzi.
Punizione del pericolo per l’ambiente: La messa in pericolo colposa dell’ambiente viene punita con le stesse pene previste dalle fattispecie di inquinamento e di disastro ambientalea seconda dei casiridotte di un terzo.
Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività: previste pene da 2 a 6 anni di carcere, e multa da 10mila a 50mila euro.
Impedimento del controllo: reclusione da 6 mesi a 3 anni per chiunque, negando l’accesso, predisponendo ostacoli o mutando artificiosamente lo stato dei luoghi, impedisce, intralcia o elude l’attività di vigilanza e controllo ambientali e di sicurezza e igiene del lavoro, ovvero ne compromette gli esiti.
Aggravanti: in caso di associazione a delinquere di stampo mafioso. Pene aumentate da un terzo alla metà.
Aggravante ambientale: nel caso in cui uno dei reati previsti dal codice penale venga commesso allo scopo di danneggiare l’ambiente. Le pene, a seconda dei casi, possono essere aumentate fino alla metà.
Ravvedimento operoso: per chi si pente e si adopera per ripristinare le condizioni iniziali ambientali e chi collabora con l’autorità giudiziaria si vedrà ridotta da un terzo a metà la sua pena. Il corso della prescrizione del processo viene sospesa da due a tre anni.
Confisca: ad essere confiscati sono “beni che costituiscono il prodotto o il profitto del reato o che servirono a commettere il reato”, salvo che i beni appartengano a persona estranea al reato. Niente confisca per l’imputato che abbia efficacemente provveduto alla messa in sicurezza e, ove necessario, alle attività di bonifica e di ripristino dello stato luoghi.
Ripristino dello stato dei luoghi: Il condannato viene sempre obbligato al recupero o, dove tecnicamente possibile, al ripristino dello stato dei luoghi.
Omessa bonifica: nasce il reato di omessa bonifica con reclusione da 1 a 4 anni e multa da 20mila a 80mila euro.
Raddoppio dei termini di prescrizione: per i nuovi delitti contro l’ambiente.
Procuratore Antimafia e Agenzia delle Entrate: Quando il procuratore della Repubblica procede a indagini per i delitti contro l’ambiente, dovrà darne notizia anche all’Agenzia delle entrate “ai fini dei necessari accertamenti” e al procuratore nazionale antimafia.
Nuove sanzioni amministrative per le imprese: vengono previste a carico dell’ente sanzioni pecuniarie per la commissione dei nuovi reati ambientali.
“Prescrizione” per rimediare ad illeciti amministrativi: la norma contiene delle forme di ravvedimento che gli stessi organi di vigilanza (nell’esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria) possono impartire ai contravventori e che, una volta attuate, possono portare alla estinzione della contravvenzione comminata e all’archiviazione del reato. Nel caso in cui l’adempimento avvenga in un tempo superiore a quello indicato dalla prescrizione la contravvenzione sarà ridotta della metà.
Come avrete potuto notare è una norma abbastanza corposa e buona. Ma la parolina “abusivamente” mi incute angoscia. Cosa ne pensate di questo decreto?

LITORALE SVENDESI


litorale

Continua la svendita dell’ambiente, dei litorali, delle spiagge, per far cassa. La Giunta regionale della Campania approva con una delibera la vendita ai privati di 1000 ettari di terreni demaniali, agricoli ed edificabili, di Litorale Domizio-Flegreo. Centinaia degli stessi acquirenti sono già indagati o perseguiti per ecomafie e abusi edilizi, e la Regione Campania invece di boicottarli li premia, condonando non solo i loro atti criminali ma vendendo a basso costo quegli stessi terreni per cui attualmente vi sono più di 250 processi in corso.

A denunciarlo è Legambiente Campania: i 1000 ettari sono stati posti sotto sequestroper occupazioni senza titolo, costruzioni fuorilegge e devastazione ambientale“. Su questi vi “sono in corso processi che col passaggio ai privati dovrebbero essere sanati. Dal danno alla beffa: chi ha perpetrato un illecito viene premiato coi terreni demaniali a prezzo di saldi“.

Infatti “il valore stimato per i 1000 ettari è di 15 milioni di euro, cioè appena 15000 euro ad ettaro e cioè 1,5o euro al mq. Una vera svendita agli abusivi nel silenzio totale della politica“.

Fonte: roadtvitalia

E’ nauseante la svendita delle spiagge, dell’ambiente, a privati. Ancor più nauseante è venderli a chi è già stato condannato per ecomafie o abusi edilizi.

IL GRANDE ABBAGLIO


Immagine

WWF, Legambiente e Greenpeace, forse le tre più grandi associazioni ambientaliste d’Italia, hanno preso un grande abbaglio: sostenere la riforma che il Governo ha varato un paio mesi fa, quella sui delitti ambientali. E’ il DDL 1345, voluta fortemente dal Ministro dell’Ambiente Galletti. E le tre associazioni la sostengono con una petizione.

Ma nonostante i proclami, il testo in effetti peggiora il codice penale nei c.d. “ecoreati“. Dicono che prevedono una severa punizione per chi inquina, ma in realtà, come scritto in questo articolo, il decreto definisce il disastro ambientale come “reato di danno“, molto difficile da dimostrare, piuttosto che come “reato di pericolo“, più facile da documentare con le perizie.

Inoltre definisce il reato ambientale come evento “in violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, specificamente poste a tutela dell’ambiente e la cui inosservanza costituisce di per sé illecito amministrativo o penale“. Questo significa che i disastri ambientali come quello dell’ILVA sono praticamente legittimi, perché le emissioni dell’Ilva sono “a norma di legge”. Sarebbe una vera amnistia.

L’ILVA ha emesso diossina rimanendo ben al di sotto dei 10.000 nanogrammi a metro cubo in concentrazione totale, che è il limite previsto dal Codice dell’Ambiente. Pensate che ne emetteva in concentrazione totale “solo” 277 contro un limite di 10.000! Tale limite abnorme per la diossina rimane indisturbato nella nostra legislazione, senza che Legambiente, Greenpeace e Wwf abbiano mai fatto alcuna protesta o proposta nazionale di revisione della legge. Perciò l’ILVA non potrà essere accusata di violare le norme di legge.

Il pericolo viene fiutato dai magistrati e da esperti di diritto: questa legge farebbe saltare in aria molti processi per reati ambientali, come quello sull’ILVA. E’ l’ennesima dimostrazione di come chi ci governa (senza tra l’altro avere il consenso delle urne, il terzo consecutivo) ci vuole tanto male prendendoci in giro spudoratamente. Quando è che finirà la nostra schiavitù, il nostro sfruttamento, la nostra tortura?

LA VIA DEGLI ULIVI


ulivi

Non è il titolo di un romanzo. E’ la via degli ulivi. Una strada che passa proprio dove sono piantati degli ulivi. E’ una strada provinciale che vogliono ampliare abbattendo per sempre gli ulivi secolari piantati in quella zona. Succede in una delle città più inquinate d’Italia, se non la più inquinata. Succede dove si muore di tumore e non si respira più aria pulita. Succede a Taranto. La città dell’Ilva.

L’associazione Legambiente tarantina lancia l’allarme, avendo ricevuto diverse segnalazioni di ulivi perimetrati e che potrebbero essere “sacrificati” nell’altare del lavoro, dello sviluppo, dell’economia, dello “sblocca-Italia“.

Legambiente propone l’ampliamento della carreggiata, semmai, dal lato opposto agli ulivi, per coniugare lo sviluppo delle infrastrutture con la conservazione dell’ambiente, del paesaggio, e anche della storia, visto che si tratta di ulivi secolari.

Sarebbe bello se chi passa in quella provinciale fosse circondato da tanti begli ulivi invece di essere circondato da ecomostri e da palazzi.

TUTTI UNITI CONTRO LE SERVITU’ MILITARI IN SARDEGNA


no servitù

Dopo l’incendio che è divampato nel Poligono Militare di Capo Frasca, è divampata la protesta di tutta l’Isola contro le servitù militari. Diverse sono le iniziative di protesta contro le servitù, tra cui una manifestazione promossa da tutti i movimenti indipendentisti sardi, di destra e di sinistra, con la bandiera che vedete nella foto.

Tutti in marcia verso Capo Frasca questo pomeriggio intorno alle 16:30 per gridare no alle servitù militari in Sardegna. Dai movimenti ecologisti e partiti politici a tanti enti locali e alla gente comune, tutti uniti per chiedere la liberazione della Sardegna dal filo spinato, lo stop a tempo indeterminato alle esercitazioni militari, il risarcimento, la bonifica e la riconversione delle servitù militari presenti in Sardegna da ormai più di mezzo secolo, e che occupano circa 35mila ettari di terreno.

Tra i manifestanti anche l’associazione Amicizia Sardegna-Palestina, che esprime tutta la sua preoccupazione per la presenza di basi militari, non solo perché producono tanto inquinamento e mettono in pericolo la nostra salute, ma anche perché ci rende complici dell’occupazione militare della Striscia di Gaza da parte degli Israeliani.

E mentre tutta la Sardegna chiede libertà, lo Stato sembra volerla affossare. Infatti, denuncia Cotti del MoVimento 5 Stelle, sono stati “rimossi d’autorità i poster NO SERVITU’“.

Una manifestazione di rivendicazione del diritto alla libertà, alla salute, al territorio, all’incolumità, a un ambiente sano e pulito.

NO ALLE TRIVELLAZIONI IN SARDEGNA


trivellazioni

Legambiente protesta contro le trivellazioni in Sardegna che dovrebbero essere previste dal Decreto “Sblocca-Italia”, decreto per il quale il premier ha dichiarato di voler andare contro le lobby del no. Facendo così gli interessi delle lobby del sì a tutti i costi.

Si parla di lobby che bloccano lo sviluppo, ma intanto quelle “lobby” di cui parlano sono fuori dal parlamento. E’ il Parlamento che deve decidere, e quelle “lobby” ecologiste non possono più legiferare, nè impedire di legiferare. Visto che all’interno del Parlamento c’è solo la lobby del Sì, la lobby del fare, del cementificare, del distruggere l’ambiente per uno sviluppo sbagliato.

Così se la prendono di nuovo con gli ecologisti, con i Verdi, perché non li lasciano lavorare. I verdi strano caso prendono sempre meno dell’1% dei voti, e sono fuori dagli organi decisionali da nove anni. Ma volete dire che i Verdi sono così forti da bloccare il 99% degli altri che vorrebbero fare e sviluppare il Paese? Attenti a credere alle loro parole, a cedere ai loro falsi slogan dello sviluppo. Di chi hanno paura? Di meno dell’1% degli italiani? Non fatevi ingannare dunque.

Ecco che così il decreto “sblocca italia” è aspramente contestato dagli ambientalisti, per via di alcune infrastrutture che vogliono sbloccare. Tra queste dovrebbe esserci, uso il condizionale perché il decreto non è ancora passato e può anche non esserci più, trivellazioni per la ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi, tra la Sardegna e le Baleari.

Legambiente Sardegna, altra lobby del NO da combattere per il governo, dice NO (ma và?) alle trivellazioni. Sempre a dire di no… Il presidente di Legambiente Sardegna ha infatti dichiarato: “Questa classe dirigente sta andando verso il ventunesimo secolo con gli occhi rivolti al secolo passato, nonostante i numeri dimostrino l’assoluta insensatezza di continuare a puntare sul petrolio”. Le informazioni le potrete trovare qui.

Siamo alle solite dunque. Il mancato sviluppo dipende da chi è fuori dal parlamento, fuori dai luoghi decisionali.

UN PAESE A CINQUE VELE (BLU)


Come ogni anno, anche quest’anno Legambiente torna con l’attesissimo premio delle vele blu, un premio dato alle località balneari più belle del nostro Paese. Quest’anno Legambiente ha premiato 21 località, di cui 14 marine e 7 lacustri.

Per quanto riguarda le località marine, il primo posto se l’aggiudica Castiglione della Pescaia (GR), merito della tutela, della valorizzazione dell’ecosistema costiero e della conservazione e la conoscenza dell’habitat dunale e della Pineta litoranea, coinvolgendo scuole, cittadini e turisti.

castiglione della pescaia
Secondo posto per Pollica-Acciaroli-Pioppi (SA), perché il Comune di Pollica è impegnato da sempre per la riduzione del consumo idrico grazie a un sistema di trattamento delle acque di depurazione.

pollica


Al terzo posto c’è Posada (NU), perché il Comune è impegnato nella tutela e valorizzazione dell’ambiente, come dimostra il progetto di salvaguardia ambientale del sistema costiero, che ha permesso la rinaturalizzazione delle dune su un fronte di 8 km ed il rifacimento del ponte di accesso alla spiaggia di “Su Tiriarzu.

Posada

Per quanto riguarda le isole minori, le cinque vele se le aggiudica Santa Maria Salina (ME), perché essa ha dato un nuovo impulso alla raccolta differenziata, che ha registrato una percentuale di raccolta fra le più alte della Sicilia (30%), e alla riduzione del conferimento in discarica, aderendo al progetto N.O.WA.S.T.E. Il Comune si è fatto inoltre promotore della creazione dell’A.R.O. Salina, un sottosistema di gestione dei rifiuti

santa maria salina

Infine, per quanto riguarda le località lacustri, si aggiudica le cinque vele Molveno, in Provincia di Trento.

lago molveno

Per leggere tutte le località premiate, andate sul sito greenme.it

Italia, un Paese a cinque vele!

SETTIMANA DELLA BELLEZZA


settimana della bellezza

Dopo le Giornate FAI di Primavera arriva un altro evento ricco di fascino: la Settimana della Bellezza. Altro che Miss Italia, la vera Miss è la nostra natura, il nostro paesaggio, il nostro territorio, la nostra cultura, la nostra storia, i nostri luoghi del cuore, da tutelare da ogni cementificazione, distruzione, degrado e deturpamento.

Da oggi e fino a domenica 13 aprile arriva dunque la Settimana della Bellezza, iniziativa promossa da Legambiente. Visitare la nostra bellezza è il miglior modo per valorizzarla. E noi abbiamo tanti tipi di bellezza: bellezza dei luoghi, con appuntamenti per conoscere meglio il territorio in cui si vive; bellezza dell’arte che propone uno stretto connubio tra territorio e arte; bellezza dei gesti legata al senso civico e all’impegno concreto; cantieri della bellezza, laboratori partecipati di riprogettazione di spazi urbani. Eventi in tutta Italia per raccontare il meglio del nostro Paese. Per maggiori informazioni, leggete questo documento di Legambiente. 🙂

ABUSIVI ALLA MADDALENA: CONTINUA IL BRACCIO DI FERRO


abbattimento case abusive

Le ruspe se ne vanno, avendo abbattuto solo due case. Il giudice ha deciso lo stop alle ruspe. Ma la Procura di La Maddalena ha fatto ricorso contro questo stop alle ruspe. Anche Legambiente si schiera contro l’abusivismo edilizo e la cultura dell’impunità che porta a schierarsi a favore di presunti “diritti” degli abusivi. Poiché non esiste un “abusivismo di necessità”. Continua dunque il braccio di ferro.

LEGAMBIENTE CONTRO L’ABUSIVISMO EDILIZIO


edilizia

Basta alibi. Bisogna intervenire con decisione. L’abusivismo edilizio ha raggiunto picchi record, e i governi finora non hanno saputo far altro che proporre sanatorie. È la sintesi di quanto emerso al convegno dal titolo “L’Italia frana, il Parlamento condona”, organizzato da Legambiente ieri a Roma. Qui tutti i dati.

L’ITALIA FRANA, MA IL GOVERNO CONDONA


colata

Mentre a Frosisone viene giù la collina mettendo a grave rischio la vita dei cittadini della zona, come documentato da questo video di Striscia La Notizia, il Senato ha approvato il DdL Falanga, che consentirebbe di limitare il potere delle Procure nella demolizione degli immobili abusivi, nonché il DL Bankitalia, che permetterebbe di sanare gli abusi relativi agli immobili pubblici ad uso abitativo e commerciale costruiti in assenza di autorizzazioni, tra le proteste del MoVimento 5 Stelle e dell’associazione ambientalista Legambiente.

(FONTE: rinnovabili.it)

Italiani popolo di misericordiosi. Tra indulti e amnistie per aprire il carcere ai prigionieri, e condoni edilizi, gli italiani dimostrano di saper perdonare sempre e comunque.

SCONTI DI NATALE SULLE SPIAGGE: CONDONI FACILI


spiaggia privata

A Natale siamo tutti più buoni, nel periodo natalizio parte la caccia ai ribassi, agli sconti. Si diventa più buoni, così si condona. E chi dichiarava che il suo governo non avrebbe mai permesso alcun condono di nessun tipo, ecco che ora arriva puntuale la smentita.

Arriva infatti un emendamento alla Legge di Stabilità a firma di Maino Marchi (PD), che, come dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, concede un sostanzioso condono sui canoni di concessione, così chi non aveva pagato fino ad oggi, se la caverà pagando solo il 30% subito, oppure il 70% rateizzato.

Il Presidente di Legambiente ha concluso: “Se prima si volevano vendere le spiagge, ora si decide di regalarle direttamente, perchè di vero e proprio regalo si tratta se si decide di sanare con il 30% del dovuto i contenziosi con quanti non hanno digerito i timidi adeguamenti tariffari voluti dal Governo Prodi”.

Chi sbaglia paga, questa è la regola. Ma tra sanatorie, condoni, sconti, indulti e amnistie, gli italiani si confermano essere un Popolo di Misericordiosi.

ITALIA ALL’ULTIMA SPIAGGIA?


spiaggia privata

E’ scontro sulla proposta di vendita delle spiagge ai privati per fare cassa, contenuta nella Legge di Stabilità. Secondo Ermete Realacci, ex Ministro (Ombra) dell’Ambiente del PD, “La proposta di vendere le nostre spiagge è impresentabile e offende la dignità del Paese“. Rincara la dose Nichi Vendola, SEL: “Abusivismo, cementificazione, condoni. Cosa altro vogliono fare alla nostra Italia? Non permetteremo in alcun modo un altro colossale scempio delle coste del nostro Paese, un ‘bene comune’ di tutti gli italiani“. Secondo Angelo Bonelli, Presidente dei Verdi, la vendita delle spiagge sancirebbe la cementificazione delle coste. A tutte queste accuse replica Sergio Pizzolante (PDL): “Non si vendono gli arenili, ma solo le aree dove vivono gli immobili che sono dei privati“.

Ah ecco! Solo le aree già cementificate dai privati! Ma che proposte sono? Vogliono proprio vendere le spiagge ai privati? Perché allora non le vendono alle associazioni ambientaliste tipo Greenpeace, Legambiente, WWF, FAI, e le altre associazioni che si occupano della tutela del paesaggio? Perché non venderle a questi privati? Cosa ne pensate di questa proposta?

PINETA DIMEZZATA A TORREGRANDE


progetto torregrande

Sviluppo, opportunità, lavoro, economia. Quando vanno di mezzo queste parole non c’è nessuno che possa o voglia impedire la distruzione del paesaggio e il cambiamento radicale del suo panorama e del suo utilizzo. TorreGrande è la spiaggia di Oristano che si è beccata la Bandiera Blu, una delle dieci premiate quest’anno da Legambiente in Sardegna. Ora cambierà aspetto. All’unanimità è stato approvato il Progetto di IVI PETROLIFERA (già questo nome mi turba parecchio).

Il progetto in questione prevede la “delocalizzazione delle attività industriali con trasferimento nell’agglomerato industriale (già attuato), la bonifica e il risanamento della pineta e degli arenili (in corso di attuazione) e la realizzazione di un complesso turistico da 700/800 posti letto con strutture di supporto di elevato standard qualitativo, servizi sportivi e per il tempo libero, la riqualificazione e potenziamento dei servizi tecnologici per la valorizzazione della fascia costiera“.

Parole difficili e al tempo stesso magiche, che abbindolano, che attraggono, che ipnotizzano: delocalizzazione, agglomerato industriale, bonifica, risanamento, strutture di supporto, elevato standard qualitativo, servizi sportivi, tempo libero, riqualificazione, potenziamento, e non poteva mancare la ciliegina sulla torta: valorizzazione della fascia costiera!!! Quanta ipocrisia, quanti giri di parole per evitare quella sola giusta: DI STRU ZIO NE.

Il progetto, in definitiva, prevede (leggete i numeri): un’area di 134 mila 500 metri quadrati e una volumetria complessiva di circa 93 mila metri cubi con la realizzazione di due alberghi (64 mila metri cubi), un villaggio con 50 alloggi da 350 posti letto destinati al turismo e 27 residenze turistico residenziali, un campo da golf a 18 buche su una superficie di 10 ettari, parcheggi sotterranei (a che servono?????) e la gestione di circa 40 ettari di pinete.

Tutti d’accordo sul progetto: SeL, la lista civica Idee Rinnovabili (ah, è questo il rinnovamento?), Fortza Paris (centristi sardi), PdL, PD. Le uniche polemiche che si sono sollevate sono state per la LENTEZZA!!! Per la LENTEZZA dell’approvazione del progetto!!! Tutti a consegnare TorreGrande nelle mani dei petrolieri di IVI PETROLIFERA!
E se dai frutti si capisce se è albero buono o cattivo

UN MARE DI RIFIUTI


mare di rifiuti

Il Tirreno è un mare di rifiuti. Nel Tirreno il 95% dei macrorifiuti è costituto da materiali plastici di cui il 41% buste e frammenti. Sono i dati diffusi ieri durante la Conferenza Stampa che si è tenuta, appunto ieri, presso il Ministero dell’Ambiente. Questi dati sono il risultato del monitoraggio di oltre 3000 km di tratte marine eseguito in 136 ore dalla Goletta Verde di Legambiente e dall’Accademia del Leviatanso nei mesi scorsi. Letteralmente: un mare di rifiuti.

GUIDA BLU: LE 15 LOCALITA’ BALNEARI PIU’ BELLE


Torna la Guida Blu di Legambiente. L’associazione ambientalista presenta la classifica 2013 relativa alle migliori località costiere italiane realizzata in collaborazione con il Touring Club Italiano. In Sardegna la località classificatasi al primo posto assoluto, Posada (prov. Nuoro), mentre vanno a Sicilia e Campania il secondo e terzo gradino del podio.

Queste le prime 15 località in classifica, tutte meritevoli delle 5 vele:

1. Posada (NU);

posada
2. Santa Marina Salina (ME);

santa marina salina
3. Pollica (SA);

pollica
4. Castiglione della Pescaia (GR);

castiglione della pescaia
5. Villasimius (CA);

villasimius
6. S. Vito lo Capo (TP);

vito lo capo
7. Capalbio (GR);

capalbio
8. Baunei (OG);

baunei
9. Ostuni (BR);

ostuni
10. Bosa (OR);

bosa
11. Melendugno (LE);

melendugno
12. Vernazza (SP);

vernazza
13. Otranto (LE);

otranto
14. Maratea (PZ);

maratea
15. Nardò (Le).

nardò

(FONTE: GreenStyle)

Se vi va di fare un salto… pensateci, ma non troppo!