NUOVO APPUNTAMENTO CON I FRIDAYS FOR FUTURE


Fridays for Future, il 3 marzo di nuovo in piazza: “Le soluzioni alla crisi climatica ci sono. La nostra rabbia è energia rinnovabile”

Tornano a mobilitarsi domani i giovani di tutto il mondo per i Fridays For Future, le manifestazioni che da cinque anni stanno appunto mobilitando le giovani generazioni. Il movimento ideato dalla giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, che ogni venerdì scioperava per il clima, vede un neo eletto rappresentante italiano, il 25enne Marzio Chirico, il quale, spiegando lo slogan della giornata “La nostra rabbia è energia rinnovabile” ha detto che “Questo sentimento si vuole incanalare nelle soluzioni concrete, suggerite dalla scienza per ridare speranza alle persone sul fatto che la transizione ecologica si possa e si debba fare”.

Numerose sono le manifestazioni e gli scioperi in Italia. Milano, Napoli, Genova, Torino, Padova, Forlì, Brescia, sono solo alcune delle città che vedrà riempirsi le loro piazze principali dei giovani attivisti. I quali non protesteranno solo per l’ambiente ma anche contro la speculazione delle bollette “causate” dalla guerra in Ucraina e dal Covid-19. “Saremo in piazza anche per dire che non vogliamo più vedere le nostre città soffocare nel cemento”, spiega Chiara Camporese di Fridays Padova.

Siamo con Ultima Generazione: le proteste sono necessarie. Poi servirà una  strategia più ampia - Il Fatto Quotidiano

Alle proteste degli attivisti del Fridays For Future si uniscono quelli di “Ultima Generazione”: “Siamo nelle mani di un governo criminale. Nei vent’anni precedenti hanno bloccato tutti gli sforzi verso le rinnovabili e continuano a investire miliardi, 41,8 nel 2022, in sussidi alle industrie del fossile – spiega Carlotta Muston – Credo che la nostra rabbia sia sana, significa che abbiamo ancora speranza nella politica e di poterci tirare fuori dalla cacca nella quale ci siamo messi, fino al collo, con questa dipendenza tossica”. Si spera che “le persone scendano in piazza con noi, che non si abituino al fatto che lo sciopero ci sia sempre, anche senza di loro, ma diano il loro contributo” per preservarlo.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Greta Thunberg arrestata in Norvegia durante protesta - Adnkronos.com

Spero fortemente che finalmente vengano ascoltate le loro voci. Ma sul serio! Non pacche sulle spalle, ma azioni concrete e rapide, perché il punto di non ritorno è sempre più vicino. Ma io non credo nelle classi dirigenti europee e internazionali. Sono pessimista su questo. L’albero si riconosce dai suoi frutti, e la destra, nemica giurata dell’ambiente, non farà nulla per arginare questa sciagura. Spero, ovviamente, di essere smentito.

PROTESTA AL LARGO DELLE CANARIE


Basta trivellare, iniziate a pagare! Attiviste e attivisti hanno occupato  una piattaforma Shell in alto mare - Greenpeace Italia

Da due giorni al largo delle Canarie è in scena una protesta da parte di un gruppo di attivisti di Greenpeace International, che sta occupando una piattaforma di trivellazione di proprietà della Shell, con 34.000 tonnellate di petrolio e gas. Con il supporto della nave Arctic Sunrise di Greenpeace, gli attivisti sono saliti a bordo della White Marlin, diretta verso il Mare del Nord. La piattaforma occupata fa parte dell’infrastruttura di produzione che dovrebbe consentire al colosso petrolifero di sbloccare otto nuovi pozzi nel giacimento di petrolio e gas Penguins North Sea.

Gli attivisti, con indosso i rifornimenti sufficienti per occupare la piattaforma per diversi giorni, hanno srotolato uno striscione con scritto “Basta trivellare, iniziate a pagare!”. Questa azione non violenta serve per accendere i riflettori sul fatto che queste grosse multinazionali inquinano il pianeta senza pagare un euro di risarcimento per tutte le morti e i danni causati dalle loro attività. Nel frattempo il quartier generale della Shell esulta dichiarando apertamente i loro profitti: 32 miliardi di sterline, pari a quasi 40 miliardi di dollari. E se ne vantano pure!

Gli attivisti chiedono a Shell di assumersi le proprie responsabilità nella distruzione del clima, e di pagare per la devastazione causata in tutto il Pianeta. Inoltre dichiarano di voler perseguire anche nelle aule dei tribunali queste multinazionali finché non avranno pagato fino all’ultimo spicciolo.

Fonte: Tiscali Ambiente

Certo che hanno un gran bel coraggio gli attivisti di Greenpeace. Ah beh, protestano al largo delle Canarie e nel Quartier Generale di Shell a Londra. Mica negli Stati Uniti, dove invece la polizia ha ucciso un attivista perché protestava contro l’abbattimento di una parte di una foresta ad Atlanta. Qui l’articolo.

Una richiesta a mio avviso sacrosanta, e spero anch’io che ottengano giustizia. 

LA FARINA DI GRILLO


Dal 24 via libera alla farina di grillo, e gli abruzzesi che ne pensano? -  Rete8

Occhio all’etichetta. Questi sono i due nomi da cercare nelle confezioni di cracker, pane, biscotti, grissini, salse, minestre in polvere, pasta, pizza, miscele pronte per prodotti da forno, latte in polvere, prodotti trasformati a base di patate, snack, se volete evitare di mangiare farina di insetto: ACHETA DOMESTICUS (grillo domestico) e TENEBRIO MOLITOR (tarma della farina).

La farina di grillo e di larve fa male? Leggo su vari siti: “Rispetto ad altre fonti animali proteiche, la farina di grillo contiene un’importante quantità di fibra, che la rende particolarmente salutare per l’organismo umano. Questa risulta ideale per la creazione di farinacei e prodotti di panificazione come biscotti, pane e crackers. Inoltre, è particolarmente ricca di calcio, ferro e vitamina B12: tutti elementi che non sempre vengono correttamente assunti con la normale dieta mediterranea. Accanto a tutto questo, promuove l’accrescimento osseo e aiuta a prevenire l’anemia sideropenica e megaloblastica”.

In un altro sito leggo: Secondo alcune ricerche condotte dal New York Allergy and Sinus Center, “non è raro sperimentare l’anafilassi mangiando grilli”. Le persone allergiche ai crostacei, affermano gli studi, “possono sviluppare un’allergia ai grilli” perché le specie condividono molte delle stesse proteine. Coloro che soffrono di allergia agli scarafaggi “possono reagire anche ai grilli”. Mentre questi insetti sono dunque considerati sicuri e sani da mangiare in generale, “per coloro che sono allergici rappresentano una seria minaccia”.

In questo articolo troverete anche la percentuale di presenza di questi “alimenti” su quello che mangiamo quotidianamente. 

Beppe Grillo starà scappando in Asia… Avrà paura di essere macinato. Se da un lato le farine di insetti sono “utili” all’ambiente per evitare il consumo di carni rosse perché può costituire un surrogato in conto di nutrienti, dall’altro può mettere in pericolo la biodiversità e anche la salute di certe persone, soprattutto gli allergici a questo tipo di insetti. Io sono contrario a questo tipo di alimentazione, e se trovo sull’etichetta uno dei due nomi eviterò di acquistarlo. Voi farete lo stesso?

LA NATO SI ALLENA ALLA GUERRA


La NATO si sta esercitando alla guerra. La Sardegna conta attualmente il 61% di basi militari presenti in tutta Italia, sia per numero che per estensione territoriale coperta. Queste esercitazioni, oltre all’inquinamento del mare e delle spiagge, nelle quali sono state trovate numerose munizioni in fondo al mare, provocano anche malformazioni nei neonati e negli agnelli, alcuni nati con due teste o con un occhio solo come nelle immagini sotto.

Agnello choc in un allevamento sardo: nato con due teste - Casteddu On line

Quirra, sotto esame l'agnello nato deformato - La Nuova Sardegna

A Quirra, un paese di poche centinaia di anime, dove è presente un poligono di tiro, il 10% dei bambini è nato con delle malformazioni congenite, e si sono registrati casi di linfomi, leucemie e tumori nei soldati e nella popolazione, a causa delle esercitazioni all’uranio impoverito.

Ora la Nato ha altri motivi per riprendere le esercitazioni, e questo ha sollevato un polverone di polemiche e di proteste di ambientalisti, popolazioni coinvolte e politici locali e nazionali. La Nato gioca alla guerra, si esercita, a discapito della gente comune, del turismo, dell’ambiente e della natura.

MA QUALE TRANSIZIONE?


Trivelle in Adriatico, via libera del governo. L'ira dei sindaci: "Così  scivoliamo sotto l'acqua. Addio a vongole e turismo" - la Repubblica

Il Ministro per la “Transizione Ecologica” Cingolani dà il via libera alla ripresa delle trivellazioni al largo del Mar Adriatico per cercare il gas che ci salva dal caro bollette. Se l’intento dichiarato è ampiamente condivisibile, la strada per arrivare a quel risultato è completamente sbagliata.

Gli ecologisti e i comuni delle aree interessate protestano contro questa decisione che, a loro dire, è una “presa in giro”, e dichiarano guerra a colpi di carte bollate per contrastare questo provvedimento che “non risolverà il problema energetico del Paese e al contrario distruggerà molte aree”. La preoccupazione degli ecologisti è quella di non riuscire, di questo passo, a raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 2050, quelli che permettono di ottenere la neutralità climatica. Per ulteriori informazioni leggete questo articolo.

La mia vera preoccupazione, invece, è quella derivante dalla pericolosità degli incidenti che possono capitare durante la ricerca e/o estrazione del gas sotto il livello del mare, oltre all’inquinamento che provoca la trivellazione. Incidenti che possono causare disastri ambientali. Ma quale transizione ecologica, qui stiamo prendendo decisioni sbagliate, che non rappresentano delle soluzioni “tampone”, poiché si parla sempre di provvisorietà, ma finiscono sovente col diventare soluzioni definitive.

#NataleSenzaAmazon


Cosa c’è da sapere sul #NataleSenzaAmazon (e in favore dei piccoli commercianti)

È una bella iniziativa quella partita dalla Francia, da parte di fazioni politiche opposte, per sostenere l’economia locale e acquistare soltanto prodotti dai piccoli commercianti, a discapito della grande industria multinazionale Amazon. La crisi del Covid-19 sta mordendo l’economia di tutto il mondo, e i piccoli commercianti, già fortemente provati dal capitalismo sfrenato degli ultimi decenni, rischiano di chiudere le saracinesche per sempre. È allora un’iniziativa da sposare questa.

Tanti negozi restano chiusi. Il sindaco di Cassano: «Esempio da seguire» -  MALPENSA24

Perché i piccoli commercianti e artigiani devono rimanere chiusi a causa del lockdown (che poi non è che si faccia tutto questo assembramento di fronte alle loro vetrine), mentre le grandi industrie come Amazon, re del commercio online, possono vendere di tutto e di più divorando la concorrenza? È una cosa che trovo profondamente ingiusta.

Prof sanzionata, Usb: 22 maggio consegna firme petizione protesta

È nata anche questa petizione se vogliamo firmare. Tale petizione punta a privilegiare il commercio di prossimità, per svariate ragioni: la lotta alla disuguaglianza sociale, la necessità di porre un limite al trattamento fiscale privilegiato in favore di queste multinazionali, l’impatto ambientale dei trasporti, lo sviluppo di un’economia davvero circolare.

acquista-online - Piemonte dal Vivo

Noi tutti siamo bombardati dalle pubblicità sia in TV che su internet, sul black friday, sull’ “acquista ora con un click”, sugli sconti se acquisti online, … Ma cosa succede se clicchiamo? Ci sono conseguenze indubbiamente negative: anzitutto le emissioni aumentano a causa dei trasporti. Spesso, infatti, i prodotti devono attraversare centinaia o migliaia di km prima di arrivare a casa nostra. Questo comporta inevitabilmente l’aumento delle emissioni inquinanti.

Come smaltire al meglio i rifiuti elettronici - Non sprecare

Ogni anno vengono prodotte nel mondo milioni di tonnellate di rifiuti elettronici (nel 2019 sono stati prodotti 53,6 milioni di tonnellate), a causa dell’obsolescenza (talvolta programmata), dello sviluppo galoppante delle nuove tecnologie, o del fatto che la garanzia scade troppo presto. Ma noi non sappiamo come possiamo smaltire queste milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. Inoltre Amazon ha il potere di distruggere i prodotti invenduti. Ogni giorno gli addetti possono arrivare anche a distruggere 20-30mila euro di merce invenduta, a causa di un sistema che incentiva economicamente i venditori a lasciare che Amazon distrugga i propri articoli invenduti piuttosto che riceverli come reso.

Come Scegliere il Corriere per il Tuo E-commerce - Scuola Ecommerce

Tutti acquistiamo beni e servizi, anche online, e non possiamo sentirci in colpa quando lo facciamo, non c’è dubbio. Quello che possiamo fare è scegliere come, e preferire delle alternative sostenibili almeno ogni volta che questo sia possibile. Scegliere la prossimità, il riuso degli oggetti, l’acquisto di seconda mano o anche l’acquisto di prodotti online delle piccole imprese anziché dei grandi marchi, sono alternative che possono offrirci delle soluzioni più convenienti per noi e per il pianeta.

ENI, LE BUGIE HANNO LE ZAMPE CORTE


Cane a sei zampe - Wikipedia

Greenpeace ha sbugiardato le dichiarazioni pubblicitarie di ENI, Ente Nazionale Idrocarburi. Ecco l’articolo:

La storia del marchio Eni | Eni

Il colosso petrolifero italiano infatti è uno dei più grandi emettitori di CO2 del mondo, il primo in Italia, e il suo maggiore azionista è proprio lo Stato Italiano, attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (4,37%) e Cassa Depositi e Prestiti SPA (25,96%). Da questo punto di vista, non lo ripeteremo mai abbastanza, è come se tutti noi cittadini e cittadine fossimo suoi “azionisti”. La domanda è: ma se davvero Eni appartiene in parte anche a noi, cosa fa per accelerare la transizione ecologica di cui tanto abbiamo bisogno? La risposta purtroppo è: ben poco, anzi, quasi nulla.

Il diesel non è "green": ENI multata di 5 milioni di euro per pubblicità  ingannevole | DMove.it

La scienza infatti ci dice che abbiamo meno di 10 anni per dimezzare le emissioni globali di CO2 per evitare la catastrofe climatica. Il piano strategico Eni nei prossimi 10 anni invece prevede di aumentare l’estrazione di fossili e dunque le emissioni di CO2. Lo scollamento è enorme, ma è anche ben nascosto… soprattutto perché Eni sa bene come “riverniciarsi” di verde e far passare le proprie attività addirittura come “green” e sostenibili.  Niente di più discutibile: abbiamo controllato i loro piani e sappiamo che nel quadriennio 2020-23 Eni ha stabilito investimenti per 24 miliardi in idrocarburi e solo 2,6 miliardi in rinnovabili. Praticamente oltre il 70% andrà alle fossili e solo un misero 8% alle rinnovabili.Al 2050 l’85% della sua produzione sarà a base di gas fossile. 

ENI Green Data Center a Ferrera Erbognone | Arketipo

Ma non è tutto, e non è certo la prima volta che la compagnia cerca di indorare la pillola petrolifera… pochi mesi fa l’azienda è stata anche multata dall’Antitrust per pubblicità ingannevole perché reclamizzava come green il proprio “Diesel+”. nel quadriennio 2020-23 Eni ha stabilito investimenti per 24 miliardi in idrocarburi e solo 2,6 miliardi in rinnovabili. Praticamente oltre il 70% andrà alle fossili e solo un misero 8% alle rinnovabili.Al 2050 l’85% della sua produzione sarà a base di gas fossile. 

Eni fa affari in Cina - Industria Italiana

Eni promette da tempo di voler abbattere le proprie emissioni, lo avrete magari letto anche voi, e qui vengono al pettine le sue bugie: la compagnia infatti non sembrerebbe affatto intenzionata a diminuire il proprio ruolo nella crisi climatica, ma preferisce “compensare” le proprie emissioni, con progetti di riforestazione o con tecnologie di cattura e stoccaggio di CO2: finte soluzioni, pericolose e costose. In pratica, si prosegue con il business as usual e al posto di lasciare sottoterra le fonti fossili, si opta per estrarle e sfruttarle ugualmente, andando poi a seppellire la CO2 prodotta, con tecnologie discutibili anche sul piano economico, e a ripiantare alberi.

Eni, scarso impegno nelle rinnovabili e il palliativo degli alberi in  Africa | QualEnergia.it

Non solo le bugie, ma anche le strategie di breve termine hanno le zampe corte e non vanno lontano: l’unica soluzione possibile è smantellare una volta per tutte questo sistema, smettere di rimandare gli investimenti più verdi e puntare davvero sulle rinnovabili, energie pulite che porterebbero vantaggi ambientali, economici e sociali per il bene nostro e quello del Pianeta.

Greenpeace Italia

Greenpeace a tal proposito ha lanciato anche una petizione che ho firmato e che vi condivido. Per leggerla e firmarla cliccate su questo link.

MA COSA STIAMO FACENDO? / 2


Groenlandia quasi scomparsa, con temperature mai toccate prima d’ora (23 gradi)! Orsi polari che muoiono e non hanno più terreno sotto i loro piedi. L’Earth Overshoot Day che è arrivato il 29 luglio, mai così presto, perciò in quel giorno abbiamo consumato tutte le risorse che la Terra ha preparato per il 2019, Salvini che vuole rilanciare le trivelle, rifiuti e plastica in mare e ovunque, comprese le piazzole di sosta delle strade. Ma cosa stiamo facendo? Fermiamoci!

SCUOLE CHIUSE


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A Taranto scuole chiuse per un mese. E’ quanto ha deciso il Sindaco con un’ordinanza che vieta ai bambini e ai ragazzi del Quartiere “Tamburi”, quello più vicino all’acciaieria più grande d’Italia, di entrare nelle aule degli istituti scolastici adiacenti all’ILVA. Gli alunni seguiranno comunque le lezioni su altri istituti scolastici più lontani dal loro quartiere, dove c’è meno possibilità di ammalarsi. La decisione è stata presa per permettere agli inquirenti di avviare le indagini sul livello di inquinamento degli edifici scolastici.

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Il 25 febbraio scorso è stata indetta una fiaccolata, non solo per ricordare Giorgio di Ponzio, morto a soli 15 anni dopo tre anni di lotta contro un sarcoma, ma anche per ricordare tutti i giovani che sono morti per malattie legate all’inquinamento. A proposito, quest’ultimo è tornato a salire a livelli del 2009 (qui intervista su Radio Radicale).

Risultati immagini per taranto fiaccolata

Proprio per questo motivo ieri un centinaio di manifestanti hanno chiuso con catene i cancelli della direzione dello stabilimento di Arcelor Mittal, l’azienda che ha rilevato i Riva, e hanno affisso un cartello con scritto “Oggi vi chiudiamo noi”, con le loro firme, la prima della quale è quella del padre di Giorgio.

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Il Comune di Taranto ha convocato per i prossimi giorni un tavolo tecnico al quale ha invitato il ministero dell’Ambiente, la Regione, l’Arpa e la Asl. I manifestanti chiedono che la riunione si svolga al quartiere Tamburi, e che sia presente una delegazione di cittadini. In questo articolo potrete trovare i dati relativi all’inquinamento dell’aria nei primi due mesi del 2019.

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E’ ora di chiuderla questa maledetta industria.

OTTANA: INQUINAMENTO DA TRIELINA


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A soli 15 km stradali da casa mia, nella Zona Industriale del Paese di Ottana, è stato riscontrato un inquinamento da trielina mille volte superiore al limite consentito dalla legge. La trielina è un solvente utilizzato dall’industria chimica, la cui tossicità provoca il cancro. Martedì 2 ottobre è stato presentato un report da parte della Commissione d’Inchiesta presieduta dal Consigliere Regionale Pierluigi Crisponi, nella sede della Provincia di Nuoro, il quale ha evidenziato questi dati allarmanti.

L'ingresso a uno degli stabilimenti nella zona industriale di Ottana (foto S.Novellu)

Inoltre è stata rilevata la presenza di mercurio nel territorio di Bolotana, ma secondo le prime indiscrezioni sarebbe da ricondurre a fenomeni naturali, e non all’attività industriale. Pensate che dal 2014 sono stati finanziati 20mila euro per l’installazione di 20 rilevatori di inquinanti nel suolo e nell’acqua, ma questi soldi sono stati spesi per ben altre finalità.

Fonte: Cronache Nuoresi

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La situazione sanitaria nella Media Valle del Tirso è terribile. Sono arrivato a definire tutti questi casi di tumori nel mio paese e in quelli del circondario di Ottana una vera e propria epidemia. I malati e gli abitanti non possono più aspettare i tempi burocratici delle bonifiche. Spero che queste possano partire quanto prima, in men che non si dica, e che si facciano a dovere, senza omissioni, che si facciano per intero, in tutta l’area industriale di Ottana-Bolotana. Ogni perdita di tempo può essere fatale.

SARROCH: DANNI ALLA RAFFINERIA


la saras (foto archivio unione sarda)

Un nubifragio a Sarroch (CA), ha causato un allagamento nel compartimento delle vasche API della raffineria, seguito da una scarica di fulmini che hanno colpito le stesse vasche per l’accumulo di acqua e di idrocarburi, in conseguenza della quale hanno preso fuoco. In una nota dell’azienda si legge che l’incendio è partito tra l’1:30 e le 2:00 di notte, ed è stato spento attorno alle 7:30 del mattino, grazie al tempestivo intervento delle squadre d’emergenza.

L’incendio ha raggiunto le pompe di carica dei principali impianti della raffineria, e ha danneggiato una cabina elettrica. I danni sarebbero ingenti, quantificabili in milioni di euro. Non si registrano danni alle persone tranne una lieve contusione ad uno degli operatori della squadra di sicurezza intervenuti. Eventuali danni agli impianti di servizio sono attualmente in corso di valutazione.

Ad aver subìto danni non è solo la raffineria, ma anche il centro abitato di Sarroch: abitazioni e cantine allagate, famiglie ancora senza corrente elettrica e un muro abbattuto dalla furia dell’acqua. L’ingresso di via Cagliari è stato chiuso al traffico perché non transitabile, e sono state recuperate tre auto che ieri erano rimaste bloccate dall’acqua, arrivata a un metro e mezzo. In Via del Mare la pioggia ha buttato giù il muro di recinzione della Palestra comunale. L’Enel ha poi ripristinato la corrente elettrica in tutto il territorio: a Sarroch sono state 181 le famiglie vittime di blackout, mentre a Villa San Pietro sono 252 e a Pula 14.

Fonte: Unione Sarda

L’ARIA DI SARROCH


Sarroch è un piccolo paese in provincia di Cagliari, immerso nel verde ed è a due passi dal mare. Solo che tra il paese e il mare c’è l’industria petrolchimica della SARAS, di cui abbiamo già parlato più volte. Vi è un’associazione, Salva il Mare, che a seguito delle numerose sollecitazioni dei cittadini ha richiesto l’accesso ai dati ambientali dell’ultimo periodo da parte della popolazione.

Un'immagine aerea della raffineria Saras Sarlux di Sarroch

Fumi persistenti, odori maleodoranti e riversamenti in mare: questo è quello che quasi ogni giorno devono sopportare i cittadini. In questo articolo è riportata un’intervista al Presidente dell’Associazione Salva il Mare di Sarroch, Gesuino Mura, che vi invito a leggere.

la raffineria di sarroch

Quello di cui vi voglio parlare, però, è il paradosso di questi dati. Infatti, per le centraline di rilevamento la qualità dell’aria è migliorata, ma secondo il naso dei Sarrochesi c’è ancora più di un problema da risolvere. Come la puzza di gas e di idrocarburi, e i miasmi che sono costretti a respirare per molti giorni all’anno.

Durante un’assemblea pubblica è stato presentato uno studio portato avanti da gennaio a dicembre 2017, a seguito del quale è stato reso noto che le sostanze inquinanti come anidride solforosa, monossido di carbonio, benzene, e polveri sottili sono al di sotto delle soglie di legge, ma ora l’obiettivo è ridurre l’odore delle emissioni.

Purtroppo non esiste nessun limite di legge per quanto riguarda la puzza, però si può fare molto per cercare di limitarla. Come, ad esempio, attraverso l’installazione di nasi elettronici nei pressi dell’area per catturare subito queste particelle. Ed è proprio quello che si propone di fare Davide Atzei, docente del dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Cagliari.

Il Sindaco di Sarroch Salvatore Mattana rivendica i meriti del progetto, partito nel marzo del 2006. “Sarroch, ambiente e salute ha permesso di conoscere i problemi del paese e di intervenire – dice. – Grazie agli studi sulla qualità dell’aria e sulla salute dei cittadini abbiamo avuto gli strumenti per richiedere delle prescrizioni nei confronti dell’industria, recepite poi nella Autorizzazione Integrata Ambientale. Negli ultimi anni la concentrazione di anidride solforosa è scesa del 40 per cento, e anche gli studi condotti su malattie come asma che colpiscono i bambini, hanno dimostrato che l’aria è più salubre”.

Questo studio però non è esente da critiche. Francesco Murgia, medico e consigliere comunale di minoranza, avrebbe preferito che si parlasse meno di dati sterili e più delle conseguenze di queste emissioni sulla salute dei cittadini. Anche l’Associazione Ambientale Aria Noa, con la Presidente Teresa Perra, si dice stanca “di sentirci dire che va tutto bene, quando invece ormai di frequente siamo costretti a convivere con una puzza di gas insopportabile. Abbiamo rinunciato a segnalare questi problemi alla prefettura, conclude – ci sentiamo abbandonati”.

Fonte: L’Unione Sarda

IL RICATTO CONTINUA


La fabbrica delle bombe di Domusnovas

Il ricatto dell’occupazione, dello sviluppo, del lavoro, del pane (avvelenato) continua. La Sardegna punta a ridurre le basi militari, ma il business della guerra sembra essere comunque forte. Infatti la multinazionale tedesca RWM chiede l’ampliamento della fabbrica di bombe di Domusnovas. In particolare vorrebbe costruire al suo interno anche un’area da destinare alle prove per gli ordigni. In pratica, un nuovo poligono di tiro.

Le bombe della RWM vengono vendute anche all’Arabia Saudita, impegnata nella sanguinosissima guerra nello Yemen. All’esterno del fortino i piani prevedono la costruzione di un edificio per ospitare i lavoratori della fabbrica durante le esplosioni.

Fonte: La Nuova Sardegna

Basta con le basi militari. Tutti fuori! Il prossimo anno si terranno le elezioni regionali. Ogni partito dovrà contenere nel suo programma la dismissione di queste maledette fabbriche di morte.

DIESELGATE: IL RITORNO


Il caso dei test sulle scimmie, compiuti ad Albuquerque negli Stati Uniti, è iniziato venerdì, con un'inchiesta del New York Times in cui si parlava di un coinvolgimento dell'European Research Group on Environment and Health in the Transport Sector (Eugt), un istituto fondato dalle principali case automobilistiche tedesche. Gli stessi marchi avevano commissionato lo studio nel 2014, poco prima del Dieselgate, lo scandalo legato alle emissioni cancerogene prodotte dalle vetture vendute negli Stati Uniti e in Europa. L'Eugt, che è stato rimosso lo scorso anno, riceveva tutti i suoi finanziamenti proprio dai marchi tedeschi (Volkswagen, Daimler e Bmw) ma non è chiaro se le case automobilistiche – che hanno già preso le distanze dallo studio dell'Eugt con dei comunicati – fossero a conoscenza delle metodologie usate nel realizzare i test.

Dieselgate 2.0. Ritorna lo scandalo Dieselgate in Germania, e stavolta è ancora peggio del primo scandalo, quello sul software che truccava i dati sulle emissioni diesel nelle auto della Volkswagen. Secondo il New York Times, le industrie automobilistiche tedesche avrebbero finanziato ricerche sui gas di scarico su scimmie ed esseri umani.

Secondo lo Stuttgarter Zeitung, il Giornale di Stoccarda, un gruppo formato da BMW, Daimler e Volkswagen, avrebbe condotto dei test su 25 persone giovani e in salute, volontari, ma anche sulle scimmie (che volontarie non sono), esaminate dopo aver inalato per 28 giorni consecutivi, per 3 ore al giorno, biossido di azoto in diverse concentrazioni nei laboratori di Aquisgrana in Germania.

La Cancelliera Tedesca Angela Merkel ha commentato: “i test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico e l’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile”. Uno studio recente dell’Istituto Iiasa ha rivelato che sono almeno 425mila le morti annue riconducibili all’inquinamento dell’aria nei 28 Paesi dell’Unione europea più Norvegia e Svizzera. Poco meno di 10mila decessi sono attribuibili alle emissioni di ossidi di azoto dei motori diesel e, di questi, 4.560 sono collegabili alle emissioni in eccesso rispetto ai limiti dichiarati dai produttori di veicoli.

L’Italia avrebbe un triste primato, con il più alto numero di morti premature riconducibili alle polveri sottili generate dai veicoli diesel: 2.810 morti all’anno, di cui 1.250 legate al surplus di emissioni rispetto a quanto certificato dalle case automobilistiche nei test di laboratorio.

Fonte: lifegate.it

Quando il diesel è andato di moda perché hanno abbassato il prezzo del gasolio rispetto a quello della benzina, avevano detto che il diesel inquinava meno rispetto agli altri tipi di carburante. Ci avevano fregato. Il gasolio inquina di più rispetto alla benzina e al GPL. E noi ci siamo lasciati abbindolare da parole come “Dieseltech”, o “Filtro Anti Particolato”, che garantivano minori emissioni nell’atmosfera, e quindi minor impatto ambientale. E molti continuano a comprare auto a diesel perché il pieno costa sicuramente di meno.

IL CASO DELLE BUSTE DELLA SPESA A PAGAMENTO


Sacchetti ortofrutta a pagamento, il divieto di quelli in plastica non l’ha imposto la Ue. La decisione è del governo

“Ce lo chiede l’Europa!”. E’ la solita scusa, la solita frase-alibi di chi vuole imporre cose “impopolari” perché quelle popolari fanno solo danni, mentre le cose “impopolari” sono come la punturina che serve per guarire dalla malattia, e quindi nel lungo periodo sono molto efficaci. Stavolta la “punturina” riguarda la tassa sulle buste della spesa, i sacchettini in bioplastica o biodegradabili che dal primo gennaio abbiamo cominciato a pagare, da 1 a 5 centesimi.

Partiamo col dire che l’Europa stavolta non c’entra proprio nulla. A chiedercelo stavolta è solo il Governo Gentiloni. Infatti l’ultimo governo non eletto, la scorsa estate ha inserito, nel DL sul Mezzogiorno, un emendamento di recepimento di una Direttiva dell’Unione Europea del 2015, ma attenzione, tale Direttiva, come scritto nel Fatto Quotidiano, “si focalizzava soprattutto sulle borse in plastica per insacchettare la spesa (quelle che in Italia sono state messe fuori legge già dal 2012) e precisava esplicitamente la possibilità di escludere dalle misure le bustine trasparenti per frutta e verdura. Tanto che solo la Francia ha imboccato la stessa strada dell’Italia, mentre la maggior parte degli stati membri si è limitato alle buste per la spesa in plastica tradizionale, mettendole a pagamento”.

Ma allora, chi ci guadagna da questo provvedimento? I vantaggi ambientali sono tutti da verificare. Chi invece ci guadagna veramente sarà chi produce polimeri a base vegetale e sacchettini in bioplastica. Cioè l’azienda piemontese Novamont, guidata da Catia Bastioli, che ha inventato la bioplastica biodegradabile e compostabile Mater-bi. Bastioli nel 2011 ha partecipato alla Leopolda e nell’aprile 2014, due mesi dopo l’insediamento di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, è stata da lui nominata presidente della partecipata pubblica Terna (ecco gli interessi del governo…).

C’è da dire però che la Novamont non è l’unica che ci guadagna. Infatti, secondo le stime della Società Plastic Consult, il giro d’affari dei sacchetti frutterebbe all’Italia 100 milioni di euro l’anno, per un volume di 25 mila tonnellate. Non male come mercato! A livello mondiale sono dieci le aziende chimiche attive in questo settore.

Fonte e immagine: Il Fatto Quotidiano

Io consiglio a tutti voi di portarvi le buste della spesa da casa vostra, quelle riutilizzabili, quelle che avete conservato, di modo da non pagare nulla, e da risparmiare veramente sui rifiuti. In Svizzera sono in circolazione dei sacchetti a retina, riutilizzabili e lavabili in lavatrice a 30°C, su cui si possono attaccare e staccare le etichette con il prezzo dei prodotti acquistati. Svizzera Docet!

IL 2017 IN 12 FOTO


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Cari Amici,

eccoci alla fine dell’anno, del 2017. Un anno duro per me per via di diversi lutti, familiari e musicali (la morte di Chester Bennington dei Linkin Park, avvenuta il 20 luglio scorso), che mi hanno colpito, e per la mancanza di lavoro (nemmeno mezza giornata di lavoro retribuita); per la Sardegna (a causa dell’interminabile siccità con la quale ha dovuto fare i conti); per l’ambiente, a causa di diversi provvedimenti e fatti accaduti in Italia e nel mondo che hanno inflitto duri colpi al nostro ecosistema. Stiamo per salutare e mettere nel dimenticatoio questo anno “sfigato” (nel 2017 ci sono stati tre Venerdì 17 – Febbraio, Marzo e Novembre).

In questo post pubblicherò 12 foto, una per ogni mese dell’anno, per ricordare gli avvenimenti di questo sfigato 2017. Ecco le 12 foto con le spiegazioni.

terzo-valico

Gennaio: Inchiesta COCIV sul Terzo Valico: “Facciamolo, tanto la malattia arriva tra trent’anni”. Vari arresti.

terra dei fuochi

Febbraio: A causa dei continui roghi nella c.d. “Terra dei Fuochi”, bambini e ragazzini, vittime innocenti, muoiono di malattie che di solito colpiscono gli anziani o i fumatori davvero incalliti.

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Marzo: è ormai certo l’arrivo del TAP (Trans Atlantic Pipeline), il Gasdotto che taglia in due mezza Europa, nel Salento, tra la protesta di ambientalisti, sindaci, Presidente della Regione e cittadini.

bombe seme thailandia

Aprile: Thailandia –  Arrivano le Bombe Seme, che piovono dal cielo per contrastare il fenomeno della deforestazione, che sta devastando le campagne Thailandesi.

Maggio: incendio in un deposito di rifiuti plastici a Pomezia. Diossina e fibre d’amianto vengono sprigionate nell’incendio.

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Giugno: Come non ricordare la strage del Portogallo, in cui in un devastante e vasto incendio (provocato dai fulmini, non dolosi quindi) sono morte asfissiate o addirittura carbonizzate almeno 59 persone, tra cui intere famiglie?

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Luglio: Vari incendi hanno devastato il Sud Italia, con roghi quasi sempre dolosi.

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Agosto: La grande siccità. La grande sete dell’Italia, da nord a sud, e che in parte continua ancora, nonostante la pioggia e la neve di questo mese.

Settembre: arriva la prima auto elettrica Made In Italy.

aranceto

Ottobre: L’agonia degli agrumeti siciliani, strozzati dalla concorrenza di quelli nord africani, che abbattono i dazi e anche la concorrenza dei prodotti nostrani.

Ddl spettacolo: ok norma circhi,'graduale superamento' © EPA

Novembre: La Camera approva una legge delega di riordino del settore dello Spettacolo, che prevede l’abolizione graduale dell’utilizzo degli animali nei circhi.

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Dicembre: <<Quei bambini? Che muoiano pure>>. E’ la frase shock di un intercettato che se ne frega della salute dei poveri innocenti costretti a seguire le lezioni in una scuola adiacente a una discarica (veramente è la discarica adiacente alla scuola), e che sversava di tutto spacciando il tutto come Rifiuti Solidi Urbani.

E’ stato un anno duro, come detto prima. Spero che il 2018 porti molta più serenità e molto più rispetto dell’ambiente e della natura, del paesaggio, dell’aria, del suolo, dell’acqua, del sottosuolo, e della terra. Che sia un anno molto positivo per l’ambiente e per ciascuno di voi. Felice 2018 a tutti voi, ricco di ciò che più desiderate e di cui avete bisogno, dal vostro Evergreen.

L’ISOLA DEL METANO


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Dal 2020 la Sardegna potrà essere metanizzata. Potranno iniziare i lavori per la metanizzazione dell’isola. Parola dell’Ex Premier Matteo Renzi, in visita in Sardegna per alcune tappe del suo tour pre-elettorale. Matzeu è stato accolto come un fratello, perché noi siamo sempre ospitali, l’ospitalità è il nostro marchio di fabbrica, guai se manca. Anche io lo avrei accolto così, nonostante le nostre idee siano distanti anni luce.

Ognuno può venire in Sardegna ed essere ospitato come uno di noi. Per noi l’accoglienza è sacra, purché venga “in pace”. Però il Signor Matzeu tanto in pace non viene, perché sappiamo che vuole distruggere l’ambiente e proporre infrastrutture che, per carità, mancano, e quindi servirebbero. Bisogna però vedere in che termini e in che misure, quali sono i progetti.

L’idea di metanizzare la Sardegna è balzata in testa a molti, e sembrava finalmente andare in porto il progetto “GALSI” Gasdotto ALgeria Sardegna Italia. Invece non se n’è fatto più niente, il progetto è stato bocciato.

E’ da premettere che in Sardegna abbiamo la SARAS, la terza raffineria più grande d’Europa, di proprietà del fratello dell’Ex Patron dell’Inter Massimo Moratti, Angelo. E’ sita a Sarroch, un comune in Provincia di Cagliari. Inquina, avvelena, miete morti e malattie come tutte le raffinerie, anche se in verità, man mano che si va avanti con gli anni sembra che la Società si stia impegnando sempre di più a ridurre le sue emissioni inquinanti. O almeno è quello che pubblicizza sul suo sito.

Con una raffineria vicina, secondo i ragionamenti di molti, dovremmo avere la benzina meno cara d’Italia e il gas meno caro d’Italia… E invece no. La benzina, a causa delle accise, la paghiamo tanto, fino a superare 1,70 € al litro in alcuni punti. Voi quanto la pagate la benzina?

Il gas! Perché la SARAS raffina anche il gas, tramite l’IGCC, la “Sarlux”, sempre a Sarroch. Quanto lo paghiamo? Ogni bombola di gas ci costa 35,00 €. E a voi quanto vi costa una bombola di gas? Perché noi dobbiamo pagare queste cifre nonostante ospitiamo una raffineria gigantesca?

Ora: avremmo noi bisogno di un gasdotto quando c’è una raffineria? E quanto potremmo risparmiare in bolletta e nell’acquisto delle bombole? E la qualità del gas? Il GALSI è stato bocciato per via del percorso che avrebbe dovuto seguire il gasdotto, perché si sarebbero dovuti tagliare troppi alberi e sarebbero sorti dei problemi con l’agricoltura. Qual è il progetto del signor Matteo Mattei? Ci mostri le carte e noi le studieremo e le valuteremo. Perché noi non siamo più disposti ad accettare ulteriori prese in giro.

L’AGONIA DEGLI AGRUMETI


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C’era una volta la Sicilia Terra degli Agrumeti: Arance e Limoni continuano a colorare di giallo e di arancione questa meravigliosa isola, ma stanno morendo. La situazione è tragica. Gli agrumeti italiani muoiono per via della concorrenza sleale di quelli Nord Africani.

Dazi molto bassi e frutta spacciata per italiana. Ma non è solo questo: c’è l’agonia degli agricoltori, che devono vendere a prezzi risicati per poi vedersi quadruplicato il costo dei loro frutti al termine della filiera produttiva. E infine: c’è l’agonia degli alberi da frutto, lasciati marcire dall’indifferenza della politica e delle istituzioni.

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Lasciati al loro destino, le arance e i limoni marciscono. “Oltre il 30% degli agrumeti nella piana di Catania è abbandonato. Non ci sono i soldi nemmeno per raccogliere le arance: le enormi, succose arance della Sicilia rimangono sugli alberi, appassiscono e rotolano a terra” si legge nell’articolo dal quale riporto la notizia.

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Fonte: animanaturale.com

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Lo ripeto, basta con questa maledetta globalizzazione alimentare. Anche a costo di rinunciare al cioccolato, di cui sono molto goloso, se il cacao proviene dall’estero. Basta con l’indifferenza delle istituzioni e con le irregole della UE che ci impongono assurde prescrizioni. Basta con lo spacciare per italiani i prodotti esteri che finiscono sulle nostre tavole. Ma basta soprattutto, e una volta per tutte, con le manfrine che portano a far costare di meno i prodotti esteri rispetto a quelli italiani! Basta, e non smetterò mai di chiederlo, con la globalizzazione alimentare, che causa tutto questo e molto altro.

INQUINAMENTO E CEMENTO: ITALIA SOFFOCATA


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Riciclavano le polveri e le ceneri industriali dell’ILVA e di Enel Produzione per costruire blocchi di cemento. Il GIP del Tribunale di Lecce, su richiesta della Procura della Repubblica della città salentina, ha così disposto il sequestro degli impianti Cementir, oltre che quelli dell’ILVA e di Enel Produzione del Comune di Tuturano (BR).

Secondo il DDA di Taranto sarebbe stato “un espediente dietro il quale si è celato l’intento di reperire un canale di smaltimento di questi rifiuti, alternativo e più economico rispetto a quelli conformi alla normativa vigente”.

Ed ecco perché l’Italia detiene il desolante primato delle morti per inquinamento tra tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Le cifre mettono la pelle d’oca: 90mila morti premature, corrispondenti a 1500 decessi per milione di abitanti, contro i 1100 della Germania, gli 800 della Francia e della Gran Bretagna, e i 600 della Spagna.

La situazione dell’aria resta molto critica in tante parti d’Italia. Spicca in questa speciale classifica la Pianura Padana, ma preoccupano anche Roma e Napoli, Firenze, Taranto, e la costa sud est della Sicilia. I responsabili? Traffico automobilistico (soprattutto il motore diesel), industria, riscaldamento residenziale, ma anche riscaldamento a biomasse legnose, tradizionali o a pellet (soprattutto a Milano e Firenze), nonché agricoltura, che genera molta ammoniaca.

L’Italia soffoca, dunque, sotto i colpi dell’inquinamento e degli illeciti ambientali.

PORTO TORRES: LIQUAMI IN MARE


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Porto Torres è un comune di circa 22.300 abitanti, che ospita un importante complesso industriale, andato però in fallimento nel 2009 con la progressiva chiusura di numerose fabbriche e la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro (Fonte: Wikipedia). Ora quelle industrie ci presentano un altro conto da pagare: quello dei liquami, dei rifiuti non correttamente smaltiti e che quando piove vanno a finire in mare.

Così è successo anche oggi. I tombini saltano come tappi di bottiglia e vomitano ciò che per anni hanno ingurgitato. Ed ecco la situazione. Il video lo potete vedere cliccando qui.

ECCO L’AUTO ELETTRICA MADE IN ITALY


Finalmente ecco l’auto elettrica (forse la prima) prodotta in Italia, Made in Italy, o per meglio dire, Made in Bari. E’ stata presentata alla Fiera del Levante 2017, edizione n° 81, in corso dal 9 Settembre e che si concluderà domenica 17. Questo veicolo del presente-futuro è in grado di percorrere 200 km con una sola carica elettrica.

E’ stata realizzata dalla Tua Industries. Il Presidente della Regione Michele Emiliano l’ha presentata sabato scorso, in occasione dell’apertura della Fiera: “Questa vicenda è iniziata quando ero sindaco di Bari con un presidio vicino alla fabbrica perché una grande multinazionale, che aveva sostanzialmente preso brand, fatturato e apparecchiature, voleva chiudere l’attività per acquisire le quote di mercato. L’orgoglio degli operai ha impedito questo destino. Abbiamo provato in tutti i modi a trovare un progetto di reindustrializzazione, e oggi siamo arrivati al prototipo finalmente autorizzato dagli organismi competenti”.

Nel corso della stessa intervista dalla quale sono state riportare le parole di cui sopra ha dichiarato: “oggi si presenta il prototipo, ma che ci sono buone intese per la rete commerciale con importanti case automobilistiche per vendere queste automobili”.

Fonte: pugliareporter.com

Una piccola auto per un grande futuro. Un’auto Made in Italy, Made in Puglia, che deve diventare davvero il prototipo di uno sviluppo sostenibile con l’ambiente. Che Dio benedica questo gioiello italiano, e che segni l’inizio di un grande presente-futuro!

PRIME VITTIME DELL’ORO


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L’oro del Brasile miete le prime vittime. Dieci indigeni fatti a pezzi e gettati nel fiume. La rivendicazione arriva da alcuni cercatori d’oro, che trionfanti hanno ammesso di averlo fatto perché temevano di essere uccisi a loro volta. Duro l’attacco del Direttore Generale di Survival International, Stephen Corry: “Se queste denunce saranno confermate, il presidente Temer e il suo governo avranno la pesante responsabilità di questo attacco genocida. I tagli ai finanziamenti del Funai hanno lasciato decine di tribù incontattate indifese contro migliaia di invasori – cercatori d’oro, allevatori e taglialegna – che vogliono disperatamente rubare e razziare le loro terre”.

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Fonte: Repubblica.it

Non ho più parole. Per soldi si arriva a macellare le persone. Sì, è risaputo. Sì, non ci si può più sorprendere di niente. Sì, i luoghi comuni sono azzeccati. Stramaledetto oro e chi ha voluto questo scempio.

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ILVA: UN’ALTRA PICCOLISSIMA VITTIMA


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A Taranto un’altra bambina muore a soli sette anni (7!!) per leucemia, che ha combattuto per due anni. I genitori della piccola hanno scritto una toccante lettera alle istituzioni, che vi riporto:

“Presidente della Repubblica italiana, Presidente del Consiglio e signori Ministri, Presidente del Senato e signori Senatori, Presidente della Camera e signori Deputati, Presidente della Regione Puglia, Sindaco di Taranto,

Ambra aveva sette anni e ancora qualche regalo da aprire prima di lasciare qui il suo corpo privo di respiro. Era figlia di disoccupati.

Era figlia di Taranto, la città che ogni maledetto giorno, da cinquanta anni a questa parte, piange la scomparsa di cittadini, senza distinzione di sesso, età e ceto sociale, per interessi di pochi supportati dalla devastante applicazione della politica da parte di uomini e donne che dovrebbero chinare il capo davanti all’ennesimo, ingiustificabile lutto che ha colpito un’intera comunità.

Dovreste essere voi, signori con le più alte cariche che la democrazia prevede, a chinare il capo, oppressi da quel senso di vergogna che martella il cervello senza tregua.

 

Voi che, tornando a casa, accarezzate i vostri figli e i vostri nipoti immaginando di lavorare per il loro futuro.

Voi che, pur di non decidere, decidete che un’industria altamente inquinante debba essere venduta.

Voi che, pur di venderla, stendete tappeti rossi cosparsi di petali di immunità penale ai piedi dei nuovi acquirenti, ancora più violenti e menefreghisti dei precedenti.

Voi che dopo il danno elargite beffe a piene mani, disinteressandovi totalmente alla salute di cittadini dello Stato italiano.

Voi che, per non pagare, pagate il prossimo acquirente con l’accettazione di piani di esubero assolutamente inaccettabili, mortificando ancora di più un popolo che soffre per una già altissima ed insostenibile percentuale di disoccupazione.

Voi che con la vostra presunzione continuate a ferire un territorio talmente bello da togliere il fiato, negando uno sviluppo compatibile.

A voi, che avreste potuto cambiare il corso della storia e non avete voluto farlo, chiediamo se avete una coscienza, sicuri che mentirete ancora rispondendo “sì”.

Ambra aveva sette anni e ancora tanti regali da aprire”.

Fonte: Silenzi e Falsità

Basta con i veleni, basta con l’inquinamento, basta con il ricatto occupazionale, basta con il pane avvelenato, basta con le vostre lacrime di coccodrillo, basta con le morti, basta con la strage degli innocenti. E’ questo il lavoro che ci volete dare? E’ questo il lavoro su cui è fondata la Repubblica?

AMIANTO: ARRIVANO I PRIMI RISARCIMENTI


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Arrivano i primi risarcimenti ad Ottana per i lavoratori dell’ex Enichem, in uno stabilimento ricco di amianto, che ha portato alla malattia e alla morte numerosi operai e famiglie. Il deputato sardo di Articolo Uno, Michele Piras, nel suo profilo Facebook, commenta questo riconoscimento con le seguenti parole:

“Nel nome dei padri, delle madri, dei figli e delle figlie. Oggi è un giorno da non scordare mai, un giorno che non scorderò mai. Nel profondo della mia Sardegna, nel centro devastato della mia Sardegna, a casa delle vedove dell’amianto sono iniziati ad arrivare i primi riconoscimenti dell’Inail per le malattie contratte dai lavoratori Enichem. Vittoria di una battaglia aspra che abbiamo condotto insieme all’Aiea, alla Cgil, alle rappresentanze istituzionali del territorio, soprattutto insieme a migliaia di persone in carne ed ossa, vittime e familiari delle vittime, esposti per anni all’amianto e finora discriminati.

E non ci fermeremo finché giustizia completa e verità non saranno fatte. Questo è certo. Continueremo a rivendicare vigilanza sanitaria gratuita e l’istituzione a Ottana del sito d’interesse nazionale. Continueremo a chiedere che l’Eni riconosca e risarcisca il danno fatto, alle persone e al territorio.

Ma oggi è una giornata da non scordare mai. E il mio pensiero va a quanti hanno sofferto lutti e malattie indescrivibili. A quelli che sopravvivono e a coloro che non ce l’hanno fatta. Ai loro figli e nipoti guerrieri, che si battono per la giustizia e non si arrendono mai. Perché non può esistere politica senza radici. E le mie stanno lì, testardamente piantate nel vissuto di un popolo di pastori divenuti operai. In un sogno di futuro interrotto, nel deserto sociale e nella devastazione ambientale. E voglio anche dire che davvero per me questo risultato vale l’intera legislatura. Mi sento fiero, felice e orgoglioso. E di questi tempi è già tanto, veramente tanto. Tanto che non lo scorderò mai. “Agitatevi, istruitevi, organizzatevi… perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo, la nostra intelligenza, la nostra forza” (Antonio Gramsci)”.

Finalmente arriva un pò di giustizia per i lavoratori e per le loro famiglie. Spero che l’aria sia definitivamente bonificata, per sempre.

LE SALINE DI CONTI VECCHI


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E’ l’oro bianco: il sale. Intorno a voi montagne di sale purissimo, candido, bianchissimo. Sono le Saline di Conti Vecchi, site ad Assemini (CA). Inaugurate nel 1929, sono ancora in attività. Eppure diventano sito archeologico. Un sito archeologico “vivente”, perché di solito l’archeologia fa pensare a qualcosa che ha a che fare col passato remoto.

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Il FAI, Fondo Ambiente Italiano, ha restaurato l’impianto originario di inizio ‘900, assieme ai vecchi uffici ed officine. Assieme a questo, è visitabile pure l’impianto in funzione. Vicino alle saline c’è l’impianto del cloro, la Syndial, gestita dall’ENI. Un’area forgiata dal sale e dall’inquinamento dell’industria.

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Fonte: repubblica.it

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Un’area archeologica viva, da visitare, da ammirare. Una visita che darà sapore ai vostri sensi. Visitate questo nuovo sito archeologico. Ajò!

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