GLI AVVOLTOI


La sfida geostrategica dell'Artico - Osservatorio Globalizzazione

Non solo l’Ucraina. Adesso la Russia punta a conquistare niente meno che il Circolo Polare Artico, il Polo Nord, che, a causa dei, o “grazie ai” cambiamenti climatici, sarà più facile da conquistare, da accedere. Si stima, infatti, che di questo passo, entro l’estate del 2035, dovrebbe sciogliersi tutto il ghiaccio, secondo gli esperti intervistati dal National Geographic. Allora la “Northen Sea Route”, o “Transpolar Sea Route” sarà completamente accessibile per i cargo, il trasporto di energia e per il turismo; ma anche le forze armate russe potranno circolare e stabilirsi nella regione più facilmente. Poco importa allora che lo scioglimento del permafrost renderà inabitabili i pochi centri urbani esistenti, ma anche le basi militari, rendendo necessari interventi per ripararle o spostarle.

Tuttavia non è solo la Russia a voler conquistare il Polo Nord: anche la Cina, infatti, ha il sogno di sviluppare una “Via della Seta Polare”. Ma da chi è colonizzato il Polo Nord? Quante sono le basi militari installate nell’Artico?

Nell’Artico russo vivono 2,4 milioni di abitanti, ossia la metà della popolazione totale dell’intera regione, dove il Cremlino controlla il 53% delle coste. Ogni anno 18.000 persone vanno via, ma tre quarti del bilancio della difesa sono indirizzati all’espansione militare in questa area, tanto che negli ultimi otto anni Mosca ha riaperto o ammodernato circa 50 basi dell’epoca della Guerra Fredda.
Gli Usa invece hanno cinque basi in Alaska e una in Groenlandia, la Thule Air Base. Gli americani possiedono due navi rompighiaccio e il Canada 18, contro le 50 dei russi.

Fonte: Repubblica.it

Insomma, la “Guerra Fredda” sembra non avere fine. Come avvoltoi, i militari russi, cinesi e americani sono pronti a fiondarsi sulla carcassa dell’Artico, che sta morendo a causa dell’attività “umana” che ne modifica il clima, e dunque, il paesaggio.

LA NATO SI ALLENA ALLA GUERRA


La NATO si sta esercitando alla guerra. La Sardegna conta attualmente il 61% di basi militari presenti in tutta Italia, sia per numero che per estensione territoriale coperta. Queste esercitazioni, oltre all’inquinamento del mare e delle spiagge, nelle quali sono state trovate numerose munizioni in fondo al mare, provocano anche malformazioni nei neonati e negli agnelli, alcuni nati con due teste o con un occhio solo come nelle immagini sotto.

Agnello choc in un allevamento sardo: nato con due teste - Casteddu On line

Quirra, sotto esame l'agnello nato deformato - La Nuova Sardegna

A Quirra, un paese di poche centinaia di anime, dove è presente un poligono di tiro, il 10% dei bambini è nato con delle malformazioni congenite, e si sono registrati casi di linfomi, leucemie e tumori nei soldati e nella popolazione, a causa delle esercitazioni all’uranio impoverito.

Ora la Nato ha altri motivi per riprendere le esercitazioni, e questo ha sollevato un polverone di polemiche e di proteste di ambientalisti, popolazioni coinvolte e politici locali e nazionali. La Nato gioca alla guerra, si esercita, a discapito della gente comune, del turismo, dell’ambiente e della natura.

IL 2019 IN 12 FOTO


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Gennaio: Capo Teulada e Porto Tramatzu liberate dalle servitù militari.

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Febbraio: la protesta del latte in Sardegna: ai pastori viene imposto un prezzo che non copre le spese di gestione. Per protesta versano il frutto del loro lavoro per le strade.

Greta Thunberg

Marzo: Iniziano le manifestazioni di Fridays For Future. Il 2019 deve essere ricordato come l’anno delle manifestazioni degli studenti a favore del clima e contro l’inquinamento. Il movimento è stato fondato dalla sedicenne svedese Greta Thunberg, diventata la piccola paladina dell’ambiente.

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Aprile: il rogo nella cattedrale di Notre Dame, che si è poi scoperto essere accidentale, non doloso.

sfere d'acqua ooho

Maggio: durante le corse e le maratone vengono utilizzate, al posto delle bottigliette di plastica, delle sfere d’acqua commestibili, contenenti 250ml d’acqua ciascuna, realizzate in materiale derivante dalle alghe e dalle piante, smaltibili in sei settimane.

Ponte Morandi, ditta che l’ha abbattuto: ‘Nel 2003 Autostrade ci chiese di buttarlo giù. Non si fece per costi e complessità”

Giugno: ultimo crollo del Ponte Morandi. Lo hanno fatto esplodere studiando un sistema per non disperdere le polveri nell’aria. Un piano studiato e riuscito alla perfezione.

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Luglio: brucia l’Amazzonia, e il Presidente del Brasile Bolsonaro non interviene per spegnere i roghi, quasi tutti dolosi, e rifiuta persino gli aiuti dagli altri Paesi.

Agosto: pesci morti, un oceano di rifiuti di plastica, animali che muoiono perché hanno ingerito chili di plastica, la Groenlandia che scompare, con gli Orsi Polari che non hanno più il terreno sotto i piedi. E’ un disastro di enormi proporzioni.

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Settembre: riprende la marcia studentesca per il clima, un successo planetario, mentre la piccola Greta partecipa alla Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite con il suo discorso accorato diventato celebre: “How Dare You?”, come osate? “le persone stanno soffrendo, le persone stanno morendo, interi ecosistemi stanno collassando, siamo all’inizio di un’estinzione di massa. E tutto ciò di cui parlate sono soldi e favole di eterna crescita economica? Come osate?”. E’ anche utile ricordare che lei ha raggiunto l’America con un catamarano, senza motore, dunque senza emissioni, in due settimane. Ed è rientrata con lo stesso catamarano.

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Ottobre: scoperta discarica in fondo al Lago d’Iseo

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Novembre: Venezia invasa dall’acqua alta per una settimana. Sfiorato il record in conto di altezza dell’acqua. Ingenti i danni. Si è riaperto il cantiere per il contestatissimo Mose.

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Dicembre: il politico locale Mauro Pili, ex Presidente della Regione, gira un video in cui alcuni operai sversano fanghi tossici arrivati dal sud Italia, ma appena scoprono la telecamera scappano via, senza terminare il loro “lavoro”.

E con queste immagini vi saluto e vi auguro un felice 2020, ricco di protezione dell’ambiente, di protezione anche per voi, amore, fortuna, serenità e lavoro (compatibile con l’ambiente) per tutti. Auguri!

CAPO TEULADA E PORTO TRAMATZU LIBERE


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Capo Teulada e Porto Tramatzu sono soltanto due delle spiagge occupate dalle Servitù Militari, ma oggi è stato raggiunto un accordo per liberare dalla servitù due delle spiagge più belle della Sardegna. Esulta il Governatore della Sardegna Francesco Pigliaru, il quale, nella Sede del Ministero della Difesa ha incontrato la ministra competente, Trenta.

Perché la spiaggia torni libera è infatti necessario avviare l’iter legislativo per cancellare la spiaggia di Porto Tramatzu dall’elenco delle zone portuali e delle aree demaniali di interesse di sicurezza nazionale. Il decreto, che dovrà essere firmato dal Presidente del Consiglio prevede anche l’avvio delle procedure per liberare dalle operazioni militari anche le spiagge di S’Enna e S’Arca a Capo Frasca e Punta de S’Achivoni.

Per maggiori informazioni: Repubblica.it

Sono felice per questo accordo raggiunto tra Regione e Governo, anche se mi puzza molto di campagna elettorale, che è già di fatto cominciata, in vista delle elezioni regionali del prossimo 24 febbraio. Ma questo è un altro passo in avanti verso la liberazione della Sardegna dalle Servitù Militari.

IL RICATTO CONTINUA


La fabbrica delle bombe di Domusnovas

Il ricatto dell’occupazione, dello sviluppo, del lavoro, del pane (avvelenato) continua. La Sardegna punta a ridurre le basi militari, ma il business della guerra sembra essere comunque forte. Infatti la multinazionale tedesca RWM chiede l’ampliamento della fabbrica di bombe di Domusnovas. In particolare vorrebbe costruire al suo interno anche un’area da destinare alle prove per gli ordigni. In pratica, un nuovo poligono di tiro.

Le bombe della RWM vengono vendute anche all’Arabia Saudita, impegnata nella sanguinosissima guerra nello Yemen. All’esterno del fortino i piani prevedono la costruzione di un edificio per ospitare i lavoratori della fabbrica durante le esplosioni.

Fonte: La Nuova Sardegna

Basta con le basi militari. Tutti fuori! Il prossimo anno si terranno le elezioni regionali. Ogni partito dovrà contenere nel suo programma la dismissione di queste maledette fabbriche di morte.

NAPALM SOTTERRATO A QUIRRA


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La denuncia arriva dal Deputato sardo di “Unidos”, Mauro Pili, ex Governatore della Sardegna: dentro il Poligono di Quirra sarebbe sotterrato del Napalm. Le prove sono nelle carte tenute segrete per anni dall’Aeronautica Militare. Secondo Pili, nel Poligono è stato sotterrato il micidiale ingrediente delle bombe utilizzate, tra gli altri, dagli americani anche in Vietnam.

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In una delle carte desegretate, datata 23 agosto 1984, si legge: “Per quanto concerne i 50 fusti in cattive condizioni, essi dovranno essere esaminati secondo i criteri prescritti dal T.C.; se da tali criteri il prodotto dovesse risultare non più utilizzabile, dovranno essere dichiarati fuori uso, e il prodotto distrutto. Tale distruzione pone problemi non indifferenti. Il prodotto infatti brucia con difficoltà generando fumo ed è assolutamente impensabile disperderlo in acqua; pertanto la soluzione più ragionevole appare l’interramento, eventualmente dopo averlo rinchiuso in robusti sacchi di plastica per evitare l’inquinamento delle falde”.

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Pili attacca la Regione con le seguenti parole: “Dinanzi a questo documento qualcuno deve intervenire. Deve essere ricercata questa discarica di Napalm e individuati i responsabili sia del seppellimento che della mancata bonifica. Si tratta di un vero disastro ambientale per il quale non è accettabile il silenzio e l’omertà di Stato. La mancata bonifica costituisce ancor oggi un pericolo gravissimo per tutta la zona, ma anche per la Sardegna tutta. Stiamo parlando di sostanze utilizzate per la distruzione di massa. La Regione batta un colpo. Occorre reagire. È ora di buttar giù quel muro di omertà e complicità su fatti di questa gravità che offendono la Sardegna e i sardi”.

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Fonte: youtg.net

IN NOME DELL’INTERESSE (MULTI)NAZIONALE


interesse-nazionale

Interesse Nazionale. Due parole che mi fanno rabbrividire. Un concetto che mi mette la pelle d’oca, se penso alle sue conseguenze. E’ uno dei motivi che mi fa votare NO al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Il c.d. “interesse nazionale” riguarda le opere “pubbliche”, cioè quelle che dovrebbero servire per lo sviluppo economico dell’Italia.

Grazie a questa riforma lo Stato acquista un potere che va a superare tutti gli ostacoli e i veti di ciascun individuo e regione. Due parole che sovrastano qualsiasi tentativo di veto. Con questa riforma il Governo potrebbe dichiarare “di interesse nazionale” qualsiasi porcheria e industria di veleni e di morte: discariche, inceneritori, depositi di scorie nucleari, centri commerciali, palazzi, grattacieli, super condomini, acciaierie, raffinerie, centrali a carbone, concerie, trivellazioni, fabbriche di bombe, poligoni di tiro, eccetera…

Insomma, tutte queste opere potrebbero essere dichiarate di “interesse strategico nazionale”. Con buona pace dei soliti noiosoni ambientalisti sempre pronti a dire NO a tutto, dei cittadini preoccupati per la loro salute e dell’aria che respirano i loro figli, dei comuni e delle regioni. Se vince il sì vince l’interesse (multi)nazionale. Sì, perché in realtà chi ci guadagna sono proprio le multinazionali dei veleni, che fanno campare gli Stati, ma che fanno crepare le solite capre che siamo noi, i cittadini comuni.

Ricordatevi questo termine: “Clausola di supremazia”. E’ questo il “pacco” che contiene questa “riforma”, e che consente al Governo di avvelenare il Paese. Ecco perché vi invito fortemente a recarvi alle urne il 4 dicembre prossimo, e inondare di NO questo governo di nominati, di non eletti, di padroni in grado di sovrastare qualsiasi ostacolo e di avvelenare il nostro presente e futuro.

URANIO IMPOVERITO: CONDANNATO IL MINISTERO DELLA DIFESA


proiettili all'uranio impoverito

Sentenza storica per quanto riguarda l’uranio impoverito: il Ministero della Difesa è stato condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Roma per “condotta omissiva” nei confronti di Salvatore Vacca, originario di Nuxis (Carbionia-Iglesias), Caporal Maggiore dell’Esercito del 151esimo reggimento della Brigata Sassari.

Questo giovane era partito nel 1998 in Missione in Bosnia, e nel 1999, a soli 23 anni, nel settembre del 1999 è morto in seguito a una gravissima forma di leucemia linfoblastica acuta, dopo essere rimasto esposto a munizioni all’Uranio Impoverito. Il Ministero dovrà anche pagare ai genitori di Vacca un risarcimento di circa 2 milioni di euro.

Nella sentenza, i giudici spiegano che “la pericolosità delle sostanze prescinde dalla concentrazione” e denunciano “la condotta omissiva di natura colposa dell’Amministrazione della Difesa” e il “comportamento colposo dell’autorità militare per non aver pianificato e valutato bene gli elementi di rischio“. E ancora, per la Corte d’Appello Civile di Roma vi è “compatibilità tra il caso ed i riferimenti provenienti dalla letteratura scientifica” ed è evidentel’esistenza di collegamento causale tra zona operativa ed insorgenza della malattia“.

Fonte: Repubblica.it

L’uranio impoverito uccide, e non è una novità. La novità è questa sentenza di condanna ai danni del Dicastero della Difesa. La novità però, deve diventare la fine delle armi e dei proiettili, la fine delle guerre e dell’odio, della violenza e del rancore, e la fine di tutte le ingiustizie, la fine della sofferenza causata dall’uomo.

BASTA COI GIOCHI DI GUERRA


manifestazione teulada

Da stamattina è in corso una manifestazione contro le basi militari e i “giochi di guerra” in Sardegna. Centinaia di pacifisti in corteo a Teulada per dire basta coi giochi di guerra, basta con le esercitazioni militari, basta con l’inquinamento ambientale, basta con il filo spinato che impedisce l’accesso ai cittadini comuni. Più di cinquecento manifestanti si sono radunati presso la spiaggia di Porto Pino, attorno alla base militare di Teulada, ma è stato vietato loro l’accesso alla spiaggia che permetterebbe loro di raggiungere la base. Per questo si è creato qualche disordine e malumore tra manifestanti e forze di polizia.

I pullman sono stati bloccati a tre chilometri, per via del fatto che gli agenti hanno bloccato l’accesso anche ai parcheggi. Due manifestanti, che nei giorni scorsi hanno ricevuto il foglio di via dalla questura, sono stati fermati e per loro scatterà una sanzione amministrativa. Al grido di “liberateli” (i parcheggi) e di “Fuori la NATO dalla Sardegna“, i manifestanti stanno dando vita a una manifestazione pacifica e ordinata, che si concluderà con il ritorno ai parcheggi della spiaggia di Porto Pino dove presumibilmente daranno il via ad un sit-in. Al momento c’è un pò di tensione e di rabbia, ma finora la manifestazione non è stata segnata da scontri.

Fonte: Ansa.it

I “giochi di guerra” si concluderanno venerdì 6 novembre. Ma a mio avviso devono concludersi per sempre, e non a tempo determinato.

TUTTI UNITI CONTRO LE SERVITU’ MILITARI IN SARDEGNA


no servitù

Dopo l’incendio che è divampato nel Poligono Militare di Capo Frasca, è divampata la protesta di tutta l’Isola contro le servitù militari. Diverse sono le iniziative di protesta contro le servitù, tra cui una manifestazione promossa da tutti i movimenti indipendentisti sardi, di destra e di sinistra, con la bandiera che vedete nella foto.

Tutti in marcia verso Capo Frasca questo pomeriggio intorno alle 16:30 per gridare no alle servitù militari in Sardegna. Dai movimenti ecologisti e partiti politici a tanti enti locali e alla gente comune, tutti uniti per chiedere la liberazione della Sardegna dal filo spinato, lo stop a tempo indeterminato alle esercitazioni militari, il risarcimento, la bonifica e la riconversione delle servitù militari presenti in Sardegna da ormai più di mezzo secolo, e che occupano circa 35mila ettari di terreno.

Tra i manifestanti anche l’associazione Amicizia Sardegna-Palestina, che esprime tutta la sua preoccupazione per la presenza di basi militari, non solo perché producono tanto inquinamento e mettono in pericolo la nostra salute, ma anche perché ci rende complici dell’occupazione militare della Striscia di Gaza da parte degli Israeliani.

E mentre tutta la Sardegna chiede libertà, lo Stato sembra volerla affossare. Infatti, denuncia Cotti del MoVimento 5 Stelle, sono stati “rimossi d’autorità i poster NO SERVITU’“.

Una manifestazione di rivendicazione del diritto alla libertà, alla salute, al territorio, all’incolumità, a un ambiente sano e pulito.

CAPO FRASCA: BRUCIANO 25 ETTARI DI TERRENO A CAUSA DELLE ESERCITAZIONI MILITARI


incendio capo frasca

A Capo Frasca, un pezzo di Sardegna recintato da un poligono militare, a causa di un’esercitazione militare si è propagato un grosso incendio che ha mandato in fumo circa 25 ettari di terreno. Successivamente è esplosa anche una bomba. Per domare l’incendio ci è voluta la forestale e un elicottero. I militari si sono rifiutati di aiutare, dicendo “l’incendio lo spenga la forestale“.

E oltre alle fiamme sono divampate pure le polemiche. Anche perché, come dice il Presidente della Regione Pigliaru, non è un episodio isolato. In una precedente esercitazione è andato in fumo anche un altro ettaro di cespugli e macchia mediterranea. Il Presidente chiede degli osservatori ambientali che siano indipendenti, e che non chiudano gli occhi di fronte all’evidenza.

I cittadini convivono da decenni con questi poligoni per le esercitazioni militari, e in alcuni casi con conseguenze drammatiche, come la nascita di bimbi malformati, tumori del sangue e troppe morti bianche, anche tra i militari stessi. E’ chiaro che questi poligoni devono essere SMANTELLATI, non si può continuare a convivere tra armi e bombardamenti, tra fili spinati e occupazioni, tra terreni espropriati e malattie. Questi poligoni vanno smantellati, e le aree bonificate e restituite ai sardi.

GUERRA SIMULATA SUL LAGO OMODEO


omodeo

Non basta il 66% del territorio nazionale occupato in Sardegna dalle basi militari. Non bastano i poligoni che abbiamo in Sardegna. Adesso si spara anche in zone non coperte dal segreto militare, in zone non coperte da filo spinato. Si spara sul lago Omodeo, e la zona è diventata off-limits. I sindaci protestano. BASTA!! Riprendiamoci il territorio! Smantelliamo le basi, TUTTE!

Foto presa dal sito del Comune di Ghilarza.

LA GUERRA DI PILI


pili

E’ una lotta “trasversale” quella alle basi militari in Sardegna. Da Soru a Pili, da sinistra a destra, si lotta tutti insieme contro le basi militari che devastano la Sardegna. Il Deputato sardo Mauro Pili, appartenente al Gruppo Misto, si è presentato in aula con una testata di missile, esploso nel Poligono Militare di Teulada, uno dei più grandi poligoni italiani.

Questa è la testata esplosa di un missile anticarro trovata davanti ad uno dei 16 nuraghi nascosti e vietati nella base militare di Teulada. Con questi missili all’uranio impoverito state devastando la Sardegna, le sue coste, la sua natura, e state bombardando la più antica civiltà del Mediterraneo, quella nuragica“.

Prosegue: “Se sparassero missili sul Colosseo, meno di 2000 anni di storia, la comunità internazionale sarebbe indignata e la Nato sarebbe immediatamente dispiegata per tutelare quel bene straordinario dell’antica civiltà romana. In Sardegna la civiltà, nuragica, con oltre 3500 anni di storia viene quotidianamente bombardata con missili anticarro Milan. Si tratta di un compendio archeologico con 16 nuraghi racchiusi nel perimetro della base militare gestita direttamente dalla Nato con l’Esercito Italiano. Un’estensione di 7.200 ettari e un’interdizione areale di 75.000 ettari. Nessuno ha mai fatto niente per bloccare questa disastro“.

E’ una lotta sacrosanta quella del Deputato Pili, così come continua ad esserlo per l’ex Presidente Soru. Una lotta che deve essere trasversale, perché solo “Unidossi può smilitarizzare la Sardegna. E io sostengo la sua e loro lotta.

Informazioni e immagine prese dal sito unionesarda.it

ARMI CHIMICHE SIRIANE IN SARDEGNA?


armi chimiche

In questi giorni si sta vociferando su un possibile arrivo di navi cariche di armi chimiche provenienti dalla Siria in Italia, in una località segreta. Quella località segreta potrebbe essere in Sardegna: o La Maddalena o l’Isola di Santo Stefano. Il Comitato Gettiamo Le Basi denuncia strani “movimenti” a La Maddalena, e temono stiano preparando il terreno per poter accogliere le armi chimiche, per poterle poi distruggere. Addirittura si dice sia sparita dalla rotta una nave di linea “sospetta”.

Secondo gli antimilitaristi ”si potrebbe trattare di un’attività di sgombero effettuata nei depositi della base Nato per fare spazio alle armi chimiche siriane“. Il tutto “sarebbe una conferma alle nostre certezze sull’uso della Sardegna come pattumiera bellica e sul fatto che La Maddalena sia la migliore location a livello europeo in  quanto a stoccaggio di armi non convenzionali“.

(FONTE: itenovas)

Tutto questo è INACCETTABILE.

SARDEGNA IN SVENDITA AGLI EMIRI E AI MILITARI


sardegna

La Sardegna è in svendita agli emiri e ai militari. Il Presidente della Regione è andato dagli Emiri per accordarsi con loro sulla crescita di Porto Cervo e Porto Rotondo, la zona-vip (Very Idiot People). Ha concesso loro di trasformare alcuni stazzi in lussuosi alberghi!!! E non basta questo affronto, vogliono fare tanto altro, colare tanto altro cemento.

E non solo! Il Ministro della Difesa Mario Mauro vorrebbe aumentare le servitù militari in Sardegna, tant’è che la già smantellata servitù della Maddalena, ora lui vorrebbe addirittura ripristinarla! Sardegna terra di emiri e di militari. E’ questo che vuole il Popolo della Destra, i cementificatori, coloro che vorrebbero svendere la Sardegna, considerata ancora come terra di conquista e di servitù.

Bravi! Complimenti ai sardisti che si sono alleati con Cappellacci! La responsabilità è anche vostra. 

AGNELLI SENZA VOLTO: MA PER IL GOVERNO E’ TUTTO OK: BASTA INNALZARE I LIVELLI DI INQUINAMENTO TOLLERABILE…


GEAPRESS – Il meccanismo è vecchio, purtroppo. Venne attuato per “contrastare” l’inquinamento da atrazina riscontrato negli anni 80 nell’acqua di falda della pianura padana. Valori oltre la soglia. Poi, però, si alzò la soglia.

Più o meno la stessa cosa si sta ora verificando presso la Commissione Finanze e Attività Produttive della Camera.

Un comma aggiunto dal Governo all’art. 35 del Decreto Sviluppo. Un provvedimento che già nella sua titolazione poco c’entra con gli agnelli senza bocca e occhi nati a Quirra. Incredibile, poi, dove è stato inserito il comma. L’articolo 35, infatti, è relativo alla trivellazioni petrolifere. Eppure, denuncia il WWF, in tal maniera si stanno ridefinendo i livelli di inquinamento oltre i quali è necessario bonificare il territorio inquinato dai siti militari. Il risultato: alzando la soglia d’inquinamento, i parametri un tempo fuori-norma verrebbero così trasformati ‘a norma di legge’.

Riteniamo negativa questa norma per due motivi: il metodo utilizzato e le conseguenze che deriverebbero dal suo contenuto” dichiara Patrizia Fantilli, Direttore dell’Ufficio Legale Legislativo del WWF Italia,  esponendo quanto sostenuto dall’associazione nella nota inviata ai deputati delle Commissioni. Un vero e proprio blitz che potrebbe compromettere, o far saltare del tutto, la bonifica delle aree inquinate. Tra queste il caso forse più emblematico è quello relativo al poligono di Quirra, in provincia di Cagliari (vedi articolo GeaPress). La questione era già stata sollevata dal WWF nei giorni scorsi (vedi articolo GeaPress).

Lo stesso WWF ricorda ora come l’area di Quirra è un’area demaniale militare interessata per anni da intense e periodiche esercitazioni militari (compresi brillamenti di ordigni), con dispersione sul terreno di grossi quantitativi di metalli tossici e sostanze chimiche tossiche(alluminio, arsenico, bario, cadmio, cobalto, cromo, rame, piombo, ferro, nichel,antimonio, tallio, zirconio e zinco), nonché di sostanze radioattive (torio ed uranio). Con la presenza in dette aree di numerosi pastori con circa 15mila animali da allevamento, cui si aggiungono gli abitanti delle aree circostanti, nonché il personale militare e civile della base militare. Il caso è attualmente sub iudice presso la Procura di Lanusei, in un processo in cui il WWF si è costituito parte civile, per i gravissimi episodi di inquinamento ambientale e di pericolo grave e persistente per la salute umana ed animale.

E’ del tutto evidente – sostengono dal WWFcome casi simili non possono essere circoscritti in una norma di 4 righe approvata in tutta fretta senza approfonditi e specifici studi preliminari“.

Per il WWF la questione assume aspetti di rilevante gravità anche per altri motivi. Di fatto, in tal maniera, si concede al Governo, ovvero a due soli Ministri (quello della Difesa e quello dell’Ambiente), il potere di indicare i livelli ‘accettabili’ di concentrazione di sostanze nocive nelle aree militari, senza alcun riferimento a norme di tutela, standard internazionali, rigorosi ed oggettivi parametri scientifici. Potrebbe persino verificarsi, dicono sempre al WWF, che i Ministeri stabiliscano bonifiche parziali, o l’assenza di bonifiche, pur in presenza di sostanze altamente pericolose per ambiente e salute.

QUIRRA: TRACCE DI RADIOATTIVITA’ NEI CADAVERI RIESUMATI


Continua il balzello sulla questione del poligono militare di Quirra; dopo i risultati delle Asl presentati nel novembre scorso che dimostravano, seppur fra mille dubbi, la quasi assenza di elementi nocivi nella zona del poligono militare, ecco arrivare il colpo di scena. Dall’analisi dei venti corpi riesumati (indagine portata avanti dal procuratore di Lanusei Fiordalisi) sono infatti stati ritrovati dati superiori alla norma in dodici casi.
Sarebbe questa la prova, secondo la Procura, del rapporto diretto tra attività svolte nel poligono dal 1956 a oggi praticamente senza controllo e che sarebbe la causa diretta dell’insorgenza di molte malattie e tumori di chi ha frequentato quella zona. Un esito, questo della procura di Lanusei, che ha scatenato un vero e proprio tsunami giudiziario a cui dovranno rispondere ben venti persone, responsabili più o meno diretti.
Si tratta di due responsabili del distaccamento a mare di Capo San Lorenzo, il tenente Walter Carta (responsabile del servizio di Prevenzione del poligono), quattro esperti dell’Università di Siena (avrebbero taciuto sulle quantità di torio ritrovate nei terreni, in alcuni punti 35 volte superiori al fondo naturale del terreno), tre membri della commissione Difesa (i controllori del lavoro dell’Ateneo toscano), due chimici della Sgs di Torino (accusati di aver detto il falso quando hanno assolto dall’accusa di inquinamento le attività militari), il sindaco di Perdasdefogu, Walter Mura e il professore universitario cagliaritano Pierluigi Cocco (medico competente della base) per aver ostacolato le indagini.
(FONTE: Ecoblog)

Ambiente sul Web continuerà a seguire la vicenda di Quirra e degli altri casi di vittime dell’inquinamento.

NUOVI INDAGATI NELL’INCHIESTA SULLA SINDROME DI QUIRRA


Nuovi clamorosi sviluppi nell’inchiesta del Procuratore di Lanusei (Ogliastra), Domenico Fiordalisi, sulla cosiddetta Sindrome di Quirra e sul presunto inquinamento all’interno della base e l’emissione di sostanze potenzialmente nocive per l’uomo, l’ambiente e gli animali che frequentavano le aree del Poligono sperimentale interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra (Pisq).

Nell’inchiesta sono entrati 19 nuovi indagati e un avviso di garanzia per “ostacolo aggravato a indagini su disastro ambientale” è stato notificato al Sindaco di Perdasdefogu, Walter Mura. Tra gli indagati vi sarebbero sette generali, alcuni dei quali avrebbero comandato il Pisq (Poligono Interforze del Salto di Quirra), mentre gli altri avrebbero avuto incarichi relativi al controllo delle aree addestrative delle forze armate.

Nell’elenco degli indagati figurerebbero anche i periti che effettuarono le prime analisi e i controlli sullo stato di “salute” del poligono dopo gli allarmi lanciati da associazioni ambientaliste su una grave compromissione ambientale e su casi abnormi di tumori tra il personale militare e civile e gli abitanti delle aree intorno al poligono. La nuova svolta nell’inchiesta è arrivata dopo che nel novembre scorso, accogliendo una richiesta dell’Aeronautica Militare, erano stati revocati tutti i sequestri preventivi e probatori sugli animali allevati nei terreni, sui fondali marini, delle sorgenti e corsi d’acqua e sui rifiuti ed aree terrestri.

La Procura ogliastrina aveva accolto anche la richiesta di dissequestro di una quindicina di radar dopo l’impegno del Ministero della Difesa ad avviare un piano di bonifica e di messa in sicurezza delle aree operative a tutela del personale e delle altre persone e ad interrompere tutte le attività di brillamento con esplosivi. Secondo la Procura, nel Poligono vi sarebbe una compromissione ambientale, a causa delle presenza, come indicato in uno dei provvedimenti di sequestro delle aree, di torio 232, elemento altamente radioattivo, che può provocare gravi danni alla salute degli uomini e degli animali anche dopo molti anni.

L’area interessata è di circa 75 mila metri quadri. Gli esami fatti eseguire dal Procuratore Fiordalisi avrebbero evidenziato anche alte concentrazioni di antimonio, piombo e cadmio, metalli tossici molto pericolosi per la salute umana e animale.

(FONTE: Tiscali Notizie)

SARDEGNA SMILITARIZZATA


Cari Amici,
vi segnalo questo articolo:

SARDEGNA: L’ISOLA DELLE BASI NON VUOLE PIU’ SERVITU’ MILITARI

Anche dopo la chiusura dell’arsenale della Maddalena, la Sardegna continua ad essere una delle regioni dove sono più numerose basi aeree e poligoni, fra cui quello interforze del Salto di Quirra. Ora è arrivata una mozione bipartisan per la chiusura del poligono di Capo Frasca a Oristano e di Teulada entro tre mesi e l’avvio dei lavori di bonifica a Quirra.

CAGLIARISardegna e servitù militare sono un binomio inscindibile ormai da quasi settant’anni. Un matrimonio forzato cominciato nel 1952 con la sottoscrizione dell’accordo di Mutua Sicurezza, con il quale gli Stati Uniti reclamarono, alla fine della guerra, delle postazioni sul suolo italiano, e continuato in una serie di accordi, leggi, conferenze e protocolli per tutelare e regolamentare la politica delle servitù militari. Che col passare degli anni in Sardegna aumentano sempre di più.

Sul sito della Regione Sardegna si possono ripercorrere le tappe della storia delle servitù militari sull’Isola. Vi si legge un dato importante: a partire dal 1990 l’Isola ottiene l’emanazione di una nuova legge sulle servitù militari, che apporta diverse modifiche alla precedente legge 898/1976. Una tra queste è l’obbligo di stilare un elenco delle regioni maggiormente oberate da servitù militari: già dal primo elenco stilato la Sardegna risultò al primo posto.

Ancora oggi la Sardegna continua a essere una delle regioni d’Italia con la più alta presenza di servitù militare. Oltre alle basi in uso alle forze armate italiane, vi sono quelle Usa e Nato. Tra le sue basi l’Isola ha il privilegio di ospitare i due poligoni più estesi d’Italia: il poligono del Salto di Quirra-Perdasdefogu (nella Sardegna orientale) occupa 12mila 700 ettari mentre il poligono di Teulada ne occupa 7mila 200. Il poligono Nato di Capo Frasca (sulla costa occidentale) invece ne occupa oltre 1.400, come riporta il sito della Regione Sardegna.

Popolazione, associazioni e talvolta anche governi locali hanno cercato di porre un freno alla servitù militare in Sardegna. Del 1999 è l’accordo tra l’allora Presidente della Regione Sardegna Palomba e l’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema per il riconoscimento di indennizzi a proprietari di immobili e pescatori danneggiati dalla sospensione forzata delle loro attività, che si andò ad aggiungere al già esistente provvedimento del ’90 per l’erogazione di un contributo annuo a favore dei Comuni, in rapporto ai rispettivi gravami, per finanziare opere pubbliche e servizi sociali.

Il poligono di Salto di Quirra (Flickr – Mat.Tauriello)

A marzo 2012, la Sardegna ha ottenuto il 70% del totale nazionale destinato agli indennizzi: una cifra pari a 19 milioni di euro. Una parziale consolazione di fronte all’ancora insoluto problema della conversione e riqualificazione delle strutture (come doveva avvenire alla base della Maddalena, la cui base fu dismessa sotto la presidenza Soru nel 2008. L’ex presidente incontrò già nel 2006 l’allora Ministro della Difesa Arturo Parisi per discutere della gravità che assumeva la questione), chiesta a gran voce e, soprattutto, in maniera trasversale dagli abitanti, in particolare dopo l’evidenza dell’impatto negativo sul territorio e sulla piccola e media impresa locale, specialmente il settore agroalimentare.

Pochi giorni fa il senatore del Pd Gian Piero Scanu ha proposto, in una mozione presentata a Palazzo Madama, la chiusura del poligono di Capo Frasca a Oristano e di Teulada entro tre mesi e l’avvio dei lavori di bonifica a Quirra, per ripristinare l’originale funzione di “ricerca tecnico-scientifica” della struttura. Ciò che fa ben sperare è il sostegno bipartisan alla proposta, che stando a ciò che riporta il sito della Regione Sardegna «ha trovato in Senato un consenso per certi versi addirittura maggiore a quello che consente al premier Mario Monti di guidare il Governo». La sottoscrizione arriva infatti da 117 senatori di tutti gli schieramenti politici.

Io chiederei anche la chiusura del Salto di Quirra… Cosa ne pensate?