ISOLA D’ELBA: DISTRUTTA DUE VOLTE LA PASSERELLA


Isola d’Elba, distrutta due volte dalle onde la passerella per il dissalatore. Il Comune: “Troppo vicina al mare, l’avevamo detto”

Costruire sulla sabbia non è mai stata una buona idea. Lo stesso Gesù in una parabola ne parla, e le parole di Gesù non passano mai di moda, sono sempre valide, per sempre, perché erano, sono e rimangono verità. Costruire sulla sabbia comporta una grande rovina. “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa”. Capita per tutti. Solo che chi costruisce sulla roccia resta saldo, “la casa non cadde, perché era fondata sopra la roccia”. Per chi ha costruito sulla sabbia, invece, “quella casa cadde, e la sua rovina fu grande”. Ovviamente lui parla di una cosa molto più profonda della materialità della casa: la vita, le scelte che si fanno per la propria vita, da fondare sulla roccia delle sue parole, sulla fede in lui, sui suoi consigli.

Costruire sulla sabbia significa anche materialmente avere fretta, costruire senza sedersi a ragionare, a valutare i pro e i contro, se “ce la posso fare a portare a termine il lavoro”,  senza valutare i rischi e i pericoli. E dunque quello che si costruisce è senza fondamenta solide, senza scavare nella roccia. Perciò i fiumi straripano su tutti, i venti si abbattono su tutti, la pioggia cade su tutti, ma chi costruisce in fretta e sulla sabbia, “così risparmio”, si ritrova senza “casa”.

Certo, all’Isola d’Elba la passerella doveva essere solo provvisoria, per consentire il passaggio dei residenti e dei mezzi pesanti finché non siano terminati i lavori sulla strada. “Abbiamo detto di costruire la strada dove non arrivavano le onde, ma non ci hanno ascoltato, e per due volte è stata distrutta dalle mareggiate”. Però le cose anche se sono solo provvisorie vanno costruite dove devono essere costruite, altrimenti anziché risparmiare spendi il doppio, il triplo, e devi rifare varie volte lo stesso lavoro, rischiando anche di commettere gli stessi errori. 

Einstein diceva: “Solo due cose nel mondo sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma sull’universo ho ancora qualche dubbio”.

LA VIA PIÙ BREVE


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La Sardegna ha scelto la VIA più breve. Di solito la via più breve è anche quella più insidiosa, e questo caso non fa eccezione. La Giunta Regionale approva il pauroso PAUR, ovvero il Provvedimento Ambientale Unico della Regione Sardegna, che dimezza i tempi per la VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale, e per la VINCA, la Valutazione di INCidenza Ambientale.

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Da oggi per l’autorizzazione a un’opera infrastrutturale, anche se ad alto impatto ambientale, servono massimo 30 giorni. Se da un lato questo dà una accelerata all’apertura dei cantieri e alle opere pubbliche, dall’altro cela il rischio di un’incidenza sanitaria e ambientale da non sottovalutare.

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Il procedimento si articola in due fasi: la prima riguarda l’istruttoria tecnica condotta dagli uffici preposti, la seconda consiste in una delibera della Giunta regionale contenente l’autorizzazione finale. La Giunta regionale delibera in ordine alla compatibilità ambientale e, se positiva, rilascia il provvedimento autorizzativo unico regionale, elencando i titoli abilitativi in esso ricompresi.

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Tuttavia, ha evidenziato il relatore di maggioranza Michele Ennas (Lega), “se ridurre i tempi dei procedimenti è una necessità, questo non si deve confondere con una riduzione delle garanzie richieste alle imprese in termini ambientali né tantomeno con una riduzione dei controlli sulle imprese stesse che sono e restano uno strumento fondamentale nella verifica del rispetto della normativa ambientale”.

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Staremo a vedere. Io non mi fido. A mio avviso la Regione non può sostituirsi agli esperti, né limitare il loro lavoro. A volte per verificare il reale impatto sanitario e ambientale di un’opera non sono sufficienti 30 giorni, e nemmeno il doppio, per cui ritengo che questa semplificazione sia altamente pericolosa.